
Coordinate e scenari dello sbarco dell’NBA in Italia Sappiamo quando, nel 2027, e dove, Milano e Roma: proviamo a immaginare tutto il resto
L’NBA non è mai stata timida, anzi, nel raccontare i propri progetti in Europa. Se però fino al 2024, mentre definiva coordinate e basi della campagna, ha mantenuto una certa prudenza nelle dichiarazioni, negli ultimi mesi c’è stata una netta escalation, organizzativa e comunicativa. Si è partiti con le parole del commissioner Adam Silver di gennaio, in occasione delle NBA Paris Game 2025, quando le indiscrezioni si sono trasformate in un primo rendering; e si arriva agli aggiornamenti dei giorni scorsi di Mark Tatum e George Aivazoglou, rispettivamente Deputy Commissioner e Managing Director per Europa e Medio Oriente, che hanno messo nero su bianco tasselli cronologici, geografici e logistici dell’espansione. Lasciando sempre meno spazio all’immaginazione del pubblico nel vecchio continente.
Mark Tatum ha parlato in una conferenza stampa virtuale, convocata per discutere il tema con una sessantina di media internazionali presenti. L’intervento di George Aivazoglou ha avuto luogo invece durante il Football Business Forum di settimana scorsa, all’Università Bocconi di Milano: un contesto che anticipava quanto sarebbe emerso dalle sue parole, e cioè il coinvolgimento del nostro universo cestistico in questa nuova avventura, ormai certo. Delle dodici squadre fisse con cui si comporrà la prima edizione del torneo, a cui se ne aggiungeranno quattro variabili ogni stagione, un paio dovrebbero infatti essere italiane, con sede a Milano e Roma.
Dato lo spazio, il dove non sorprende. I due mercati più interessanti per Adam Silver e soci, tanto in senso sportivo quanto commerciale. Sul chi e come, però, c’è ancora tanta strada da fare, con l’NBA che ha lasciato intendere di avere diverse candidature e opzioni sul tavolo, tra realtà già di alto livello e altre - testualmente - da rivitalizzare o creare da zero. Magari convincendo grandi club calcistici come Inter e Milan, le cui proprietà sembrano attratte dal progetto. In linea con quanto già predisposto, tra le altre, a Manchester e Londra. In Italia la partita si sta ancora giocando e per la fantasia c’è ancora un varco, oltre che enorme curiosità.
Le coordinate
L’avanzamento del cantiere, dopo la conferenza stampa di Mark Tatum, ha per la prima volta un orizzonte temporale preciso, il 2027. Un anno prima di quanto previsto fino a poche settimane fa dalla maggior parte degli osservatori. Si partirà con un formato semi-aperto a sedici squadre, con dodici licenze permanenti e quattro concesse per i risultati sportivi: una dalla FIBA Basketball Champions League e tre dai campionati nazionali. E sarà solo l’inizio del disegno, in senso continentale e non solo. L’avvio della lega infatti, secondo lo stesso Aivazoglou, aprirà nuovi scenari di incontro tra basket americano ed europeo: magari "una competizione come l’NBA Cup con insieme squadre americane ed europee", oppure un "torneo mondiale per club come quello della FIFA l’estate scorsa". Per tutto questo ci sarà tempo, intanto c’è un treno da mettere sui binari e un viaggio da iniziare.
Le fermate sono state svelate in via più o meno definitiva. "Stiamo pensando a Londra e Manchester per il Regno Unito, Parigi e Lione per la Francia, Madrid e Barcellona per la Spagna, Milano e Roma per l'Italia, Berlino e Monaco di Baviera per la Germania, più una ad Atene e una a Istanbul". Il tutto con inviti a "realtà di tre tipologie: squadre di basket già esistenti, brand del calcio che hanno già una grande fanbase, e qualche caso limitato in cui partiremo da zero". Nel panorama italiano "le conversazioni più interessanti che abbiamo avuto" sono del primo e secondo tipo per Milano, mentre per Roma il ventaglio è più ampio.
"Sicuramente vogliamo una squadra a Milano. Il brand della città è uno dei più importanti al mondo, con due grandi squadre di calcio e una di basket. Insomma non possiamo dimenticare Milano quando pensiamo alle città che vogliamo includere, e ci sono conversazioni in corso con l’ecosistema locale per capire come potrebbero essere il club e l’arena. A Roma, invece, negli ultimi anni non c'è stata una squadra, ma c'è tradizione e una base di tifosi: possiamo ipotizzare di rivitalizzare qualche realtà storica, oppure di crearne una nuova". In attesa di novità, in arrivo prevedibilmente nei prossimi (pochi) mesi, il momento di fantasticare è adesso.
Milano: un posto per tre?
Milano, come anticipato, offre già diverse strade. Qui è plausibile che l’NBA non costruisca da zero, ma chiuda un accordo con stakeholder locali - i candidati non mancano - per avere la sua franchigia di riferimento. La prima opzione per forza di cose si chiama Olimpia Milano: un club cestistico solido, con una lunga e ricca storia alle spalle, una fanbase consolidata, un brand come Armani che ne ha segnato l’identità per vent’anni, rappresentando un possibile ponte tra NBA e universo fashion.
L’eventuale approdo in questa lega europea sarebbe per l’Olimpia uno spartiacque simbolico nell’era post Giorgio Armani, ma si inserirebbe in un cambiamento culturale in atto nel tempo ormai da un decennio, con la trasformazione del Forum in un ambiente molto più simile alle arene NBA che ai palazzetti del vecchio continente. A proposito di impianti: l’Olimpia gioca all’odierno Unipol Forum di Assago, che ha una capienza da circa 12.700 posti e in passato è stato due volte sede delle NBA Global Games, nel 2010 e nel 2015. Non trattandosi di una struttura particolarmente all’avanguardia, però, il dossier arena sarebbe comunque un tema, che si tratti di ristrutturazione (più probabile) o costruzione ex novo dell’impianto.
La seconda pista porta invece ai due colossi calcistici cittadini, Milan e Inter. Entrambi hanno proprietà americane, RedBird e Oaktree, e condividono un linguaggio manageriale che si è fatto sempre più internazionale nell’ultimo decennio. Nel 2022 tra l’altro il fondo Main Street Advisors, che include anche LeBron James, è entrato nella proprietà rossonera. Sono tutti indizi di compatibilità culturale con il progetto, rafforzati dall’apertura verso nuove linee sportive, come le squadre under 23 per esempio, e confermati dalle voci delle ultime settimane, secondo cui Inter e Milan avrebbero già spedito a New York i rispettivi curriculum.
Forse, poi, potrebbe esserci una terza via. Meno intuitiva ma non impossibile, e cioè un'eventuale candidatura congiunta di rossoneri e nerazzurri. Un po’ come visto con il progetto stadio, in questo scenario Inter e Milan potrebbero unire le forze in un inedito modello di co-polisportiva, offrendo all’NBA l'opportunità di attingere a due ampi bacini d’utenza. Per il pubblico italiano sarebbe un’anomalia, e per molti probabilmente una blasfemia, ma in un’operazione extra-calcio così inedita e con un’esposizione globale tanto vasta, l’eccezione potrebbe reggere. Insomma, Milano non è un salto nel vuoto, anzi. È piuttosto una gara tra tre forti attori locali per convincere l’NBA con il progetto più credibile e robusto nell’immediato, e con i maggiori margini di crescita futura.
Roma: i possibili scenari
A Roma, invece, lo scenario è più incerto e lascia la porta aperta per ipotesi diverse. La capitale offre margini interessanti, ma basi meno pronte. Se l’NBA volesse attingere al sistema del basket locale, il tema dovrebbe essere chi rivitalizzare, e non semplicemente agganciare. La storica Virtus è ripartita recentemente come Virtus Roma 1960 e oggi milita in Serie B: segnali di rilancio, sì, ma distanti da uno standard immediatamente spendibile su un torneo targato NBA.
Altrimenti ci sarebbe la Stella Azzurra, che porta in dote un patrimonio identitario interessante ma è un’opzione ancora meno chiavi in mano. Senza dimenticare, in ogni caso, il nodo arena. Il Palazzo dello Sport all’EUR (l’ex PalaLottomatica) conta più di 11.000 posti a sedere ed è già passato da eventi NBA (Raptors Europe Live 2007), ma richiede un profondo upgrade per allinearsi agli standard richiesti. L'alternativa è un nuovo impianto, con tutte le difficoltà che porta in dote un progetto del genere nel contesto romano.
Per la scelta del club, comunque, anche qui il calcio può offrire una sponda. La Roma ha una proprietà americana (Friedkin Group) e un brand riconoscibile a livello globale, ma finora non sono trapelate indiscrezioni su un possibile dialogo con Adam Silver e soci. Ed è tutto da verificare il mutuo interesse per un progetto del genere. Se in Italia dovesse nascere ex novo una franchigia, infatti, Roma sarebbe senz’altro il terreno più logico: meno vincoli storici rispetto a Milano, più spazio per costruire identità, e il mercato della prima città del Paese per popolazione, dove il basket di vertice manca da anni ma la domanda non è mai venuta meno. È un bacino ad oggi poco sviluppato e ancora da conquistare: esattamente ciò che stanno cercando gli emissari dell’NBA nel continente.
Sembra di parlare di scenari assurdi e irrealizzabili, eppure se tutto dovesse procedere senza intoppi, tra meno di ventiquattro mesi vedremo Milano e Roma sfidarsi in una gara di NBA. Scegliete voi i nomi delle squadre, i loghi, i colori delle maglie e il terreno di gioco: riuscite a immaginare questo nuovo derby d’Italia? Anche se pare ancora un’enorme fantasia, per assistere a tutto ciò basta un po’ di pazienza. L’NBA fa sul serio, e per sua stessa volontà ora ha iniziato una sfida contro il tempo.





























































