
I calciatori del Napoli sono diventati Robert Downey Jr. Con il nuovo kit d'allenamento
Sembrano ormai archiviati i tempi in cui Aurelio De Laurentiis si divertiva a realizzare kit fantasiosi per i ragazzi dell'SSC Napoli: soltanto chi non ha rimosso i traumi delle maglie con ragnatele all over o di quella con la celebre renna in PNG potrà ancora ricordarli. E ancora, lo special kit firmato Marcelo Burlon e Kappa nella stagione 2020/21, oppure il kit di San Valentino rilasciato nel 2022/23, con quel bacio alla Fabrizio Miccoli: insomma, nelle ultime tre stagioni la fantasia del patron sembra essersi un po’ moderata, trovando un equilibrio tra creatività e un design decisamente più pulito, che – come quello dell’ultima stagione – è coinciso anche con la conquista di trofei.
Ma la natura e la genuina follia di un uomo che si è sempre contraddistinto per la sua unicità – un uomo di cinema, d’altronde, no? – non possono certo essere frenate. Così, per il secondo anno consecutivo, ha scelto di sprigionare la sua energia creativa irrefrenabile sui kit d’allenamento. Se l’anno scorso la fantasia si era riversata sulle prime maglie e sulle giacche brandizzate Coca-Cola per gli allenamenti, quest’anno – in concomitanza con l’inizio del ritiro estivo degli azzurri – è comparsa una nuova maglia che richiama la scocca di un’armatura: l’uomo di cinema, o chi per lui, sembra stavolta essersi ispirato al kolossal Marvel Iron Man.
Sono recentemente apparse le prime immagini che ritraggono Alessandro Buongiorno e Luca Marianucci mentre sfoggiano questo design, sia nella versione a canotta che in quella a t-shirt. Il timing del rilascio di queste maglie - in piena pre-season e all’indomani di una vittoria emozionantissima dello scudetto - è perfetto. Così come è perfetto lo spazio che viene loro riservato: le divise Home, Away e Third anche quest’anno saranno probabilmente meno appariscenti, mentre i training kit, relegati a immagini sui social e riprese infrasettimanali, sono il contesto ideale per dare sfogo a desideri più audaci in termini di design - proposte che, quantomeno, fanno discutere. E comunque, va riconosciuto un certo merito: riuscire a coltivare l’affezione di chi era legato ai livelli esagerati di pacchianeria di ADL - dai kit camo a quelli in jeans — significa anche saper dialogare con un’estetica che, piaccia o meno, ha fatto parte della storia visiva del secondo decennio degli anni Duemila in Serie A.