
La WNBA non smette di essere cool Ricavi, espansione, tunnel fits: la nuova era del basket femminile negli Stati Uniti non accenna ad arrestarsi
Franchigie costrette a chiudere, bilanci in rosso, spalti mezzi vuoti: era questa la WNBA non più di diec o quindici anni fa, con più dubbi che certezze sul futuro. Oggi però il panorama è capovolto: non si discute più di sopravvivenza, ma su quali nuovi mercati affacciarsi, quante squadre coinvolgere nell’espansione, e fin dove possa spingersi la curva di crescita. Basta scorrere qualche cifra per capire la portata del fenomeno: le neonate Golden State Valkyries hanno esordito nel 2025 con una valutazione record da 500 milioni di dollari, mentre le prossime squadre in arrivo a Cleveland, Detroit e Philadelphia hanno versato 250 milioni a testa per unirsi alla lega tra il 2028 e il 2030. E non si tratta di casi isolati, anzi. Forbes e Sportico stimano oggi un valore medio delle franchigie WNBA poco sotto i 300 milioni, circa tre volte rispetto al 2022 (95 milioni) e dieci volte il 2015 (25 milioni).
Il primo motore dell’impennata è il nuovo accordo sui diritti TV, in vigore dalla prossima stagione, ma il media-deal testimonia a sua volta una crescita trasversale. Ricavi, audience, affluenza nelle arene, sponsor e visibilità delle atlete galoppano da anni a un ritmo vertiginoso, soprattutto nel post-pandemia. E i riflettori non illuminano le giocatrici soltanto sul parquet, ma anche nella sfilata che precede l’ingresso in campo. "La passerella più calda dell’anno non è a Parigi, ma nei tunnel della WNBA", ha scritto Harper’s Bazaar, mentre grandi marchi luxury e sportswear presidiano i corridoi pre-gara e giocatrici come Sophie Cunningham si trasformano in icone.
Parliamo di soldi
Il cambio di passo si coglie già nella formula con cui la rivista specializzata Forbes valuta le organizzazioni. Il prezzo di una franchigia oggi equivale in media a 14.4 volte i suoi ricavi annui, quasi il doppio di appena due stagioni fa. Dal caso bandiera delle Valkyries una creatura di Joe Lacob con base a San Francisco e nell’orbita dei Golden State Warriors (NBA), alle altre due realtà più esposte ovvero le New York Liberty e le Indiana Fever con rispettivamente 400 e 370 milioni di valutazione, l’effetto si è allargato anche ai cosiddetti mid market come Seattle Storm (330), Phoenix Mercury (300) e Minnesota Lynx (225).
Il contratto decennale da 2.2 miliardi firmato con i broadcaster (Disney/ESPN, Amazon e NBC Universal), annunciato nel 2024 e in vigore dalla prossima stagione, "segna un capitolo monumentale nella storia della WNBA", usando le parole della commissioner Cathy Engelbert. E ha già innestato un circolo virtuoso, con l’emittente ESPN che ha reso nota una crescita del 23% circa nei dati della corrente stagione rispetto alla scorsa, mentre la sfida tra Indiana e Chicago del 17 maggio, spinta dalla faida tra Caitlin Clark e Angel Reese, ha stabilito un nuovo primato con 2.7 milioni di spettatori collegati. Nelle stesse settimane le finestre dei playoff NBA hanno registrato share solo leggermente superiori su scala nazionale, segno che la concorrenza non è più un miraggio.
Il termometro sugli spalti testimonia quest’ascesa, partita da lontano. Nel 2015 la regular season viaggiava su 7.600 spettatori di media, calati a 6.500 nel 2019 e crollati negli anni della pandemia. Oggi la media ha sfondato quota 11.000, +15% sul 2024, con oltre 150 gare sold-out contro le 45 di due stagioni fa. Anche il prezzo medio dei biglietti sul mercato secondario segue il trend: da 85 dollari nel 2019 a 173 quest’anno, con un incremento del +43% rispetto a dodici mesi fa. Un exploit di attenzioni e visibilità che i brand hanno intercettato tempestivamente. Lo slot Changemaker, riservato ai partner top della lega, di recente ha visto entrare Ally Financial accanto a Nike, AT&T e Deloitte; le patch sulle maglie da gara, lanciate nel 2021 con un costo medio di un milione circa, valgono adesso 2-3 milioni l’anno, con banche, health-care e assicurazioni a occupare buona parte degli spazi; e in generale il fatturato da sponsorship è passato dai 40 milioni del 2018 ai 60 nel 2022, fino a toccare quota 76 milioni nel 2024 e a una proiezione vicina ai 100 milioni nel 2025, sommando sponsor nazionali e locali.
In continua espansione
@nba Ice in @Sabrina Ionescu veins
La corsa ai posti in WNBA racconta meglio di qualsiasi grafico l’euforia del momento, con il passaggio dai 50 milioni che erano stati sborsati dalle Valkyries per entrare nel 2025, ai 250 milioni per le prossime licenze. Sul piano sportivo l’effetto è immediato: il campionato passerà da 13 a 18 squadre entro il 2030, con i debutti già calendarizzati di Cleveland, Detroit e Philadelphia, e i dossier di Nashville, Atlanta e Miami già pronti sulla scrivania di Cathy Engelbert. E così raggiungere quota 20 - numero che darebbe alla lega una copertura nazionale paragonabile a NHL e MLS - non è più un’utopia.
Il modello vincente è quasi sempre lo stesso: nuove piazze gemelle di franchigie NBA, dunque arene, centri di allenamento, sponsor locali e fanbase già rodati. Vale per Portland Fire e Toronto Tempo, attese nel 2026, ma anche per realtà consolidate come Los Angeles Sparks, Washington Mystics e le già citate Liberty, Fever, Mercury e Lynx. Il denaro che arriva dalle expansion fee finisce, secondo fonti interne alla lega, per metà alla NBA dato che è azionista al 50% della WNBA, per il 16% al consorzio di investitori entrato nel 2022, e per il restante 34% viene ridistribuito tra le franchigie attualmente esistenti. Un circolo virtuoso che distribuisce i benefici tra tutte le parti coinvolte nel business.
L’espansione della lega e la crescita del movimento non si leggono soltanto nei bilanci, ma prendono forma anche nei risvolti più pop di tale esposizione. Basta seguire i metri di tunnel che separano i pullman delle squadre dagli spogliatoi delle arene, nel pre-partita, per capire come il boom economico si traduca in immagine. Ed è lì, tra flash e outfit virali, che la WNBA sta conquistando un nuovo pubblico, e avvicinando un esercito sempre più vasto di brand fashion.
Tunnel fits
Quello che un tempo era solo un corridoio di servizio, oggi è la passerella digitale più cliccata del campionato. I filmati dell’arrivo in arena hanno fatto registrare nel 2025 un +28% di visualizzazioni su Instagram e TikTok rispetto al 2024, e talvolta superano i recap delle partite. Si tratta di una nuova platea che ha convinto marchi luxury e sportswear - da Prada e Dior, Balmain e Versace - a investire in occasioni di visibilità paragonabili alle classiche forme di sponsorizzazione.
Sono svariati, numericamente e stilisticamente, gli outfit pre-partita diventati virali. Da A’ja Wilson che ha aperto la stagione in total-white con gioielli personalizzati, a Caitlin Clark che ha portato Prada nel tunnel di gara, passando per Angel Reese che ha declinato il Barbie-core in una giacca realizzata ad hoc da Dior. Paige Bueckers, prima scelta assoluta al WNBA Draft 2025, sceglie invece un look sportivo di ispirazione blokecore. Tutte cartoline che hanno contribuito a trasformare il basket in lifestyle, senza bisogno di passerelle ufficiali, come testimoniato anche dall'ultima edizione dell'All Star Game in cui l'arrivo al palazzetto si è trasformato in una sfilata tra tailleur eleganti, gonne di ispirazione tennistica, top ricavati da sneakers e fantasie strappate ad un circuito NASCAR.
@yahoosports Sophie Cunningham showed out in her tunnel fit #wnba #basketball #indianafever #sophiecunningham original sound - Yahoo Sports
Un volto che spicca in questo contesto è quello di Sophie Cunningham. Passata alle Indiana Fever a gennaio e diventata enforcer di Clark sul parquet, Cunningham si è affermata come icona western-chic fuori dal campo. Denim, stivali texani, top leopardati e uno spot adidas Basketball × Damian Lillard che le ha portato oltre un milione di nuovi follower in cinque mesi: prove tangibili che i tunnel fits oggi, possono valere quanto una campagna di marketing. Ed è il riflesso estetico, questo, del fenomeno descritto nei primi due capitoli di questo articolo. Un altro nuovo asset su cui la WNBA sta costruendo la propria identità, gettando le basi per una nuova, luminosa epoca del basket femminile.




























































