Riuscirà Marty Supreme a riprodurre l'effetto Challengers? Una sfida molto complessa

Nel chiacchiericcio su una probabile rottura tra Timothée Chalamet e Kylie Jenner, apparsi insieme alla première di Marty Supreme a Los Angeles l’8 dicembre, a molti potrebbe essere sfuggito l’accessorio scelto dall’attore per completare il suo look custom firmato Chrome Hearts: una borsa a tracolla a forma di racchetta da ping-pong, o meglio, una vera e propria borsa porta-racchetta, realizzata interamente in pelle nera e decorata dalle iconiche croci gotiche, simbolo del brand, che ne ricoprono tutta la superficie. Il perché di quella borsa è molto semplice: Marty Supreme, il film di Josh Safdie, che sarà distribuito globalmente tra gli ultimissimi giorni del 2025 e il mese di gennaio 2026, parla di una trama e delle avventure del protagonista che si intrecciano (anche) dell'ossessione del protagonista interpretato da Timothée Chalamet, per il ping pong. Insomma, a due anni di distanza dall'uscita di Challengers di Luca Guadagnino, che aveva incentrato la sua comunicazione su un'estetica tennis oriented (qualcuno ricorderà il tacco con una pallina da tennis disegnato da Jonathan Anderson e fatto indossare a Zendaya durante la premiere del film a Roma) anche con Marty Supreme, seppur in minima parte, può ripetersi lo stesso modus operandi. 

Il caso Challengers

Insomma, se Challengers è stato solo uno dei tanti esempi di come il tennis stia conquistando sempre più spazio nella cultura pop, la sfida sarà molto più complessa per Marty Supreme. Non solo perché il ping pong è uno sport molto meno popolare rispetto al tennis, ma anche per via dell’ambientazione del film (anni Sessanta per Marty Supreme, contemporanea per Challengers) e della diversa centralità dello sport nella trama: in Marty Supreme il protagonista rincorre la sua passione nel mezzo di una vita frenetica e quasi da fuorilegge, con il ping pong che sarà meno centrale rispetto al tennis in Challengers. Tutti elementi che difficilmente permetteranno a un’estetica più di nicchia come quella del ping pong di permeare la pop culture. Con il tennis è stato molto più semplice, anche perché al momento dell'uscita di Challengers, si contavano già numerosi film che ne hanno messo l’estetica non solo al centro del racconto, ma quasi sullo stesso piano della trama e della complessità dei personaggi: da pellicole ormai classiche come Wimbledon con Kirsten Dunst e Match Point di Woody Allen, fino ai più recenti Borg vs McEnroe e King Richard, il tennis ha dimostrato una grande attitudine a trasferire sul grande schermo le sue emozioni e la sua tensione elettrica, unite a un’estetica iper-riconoscibile.

L'estetica del ping pong

Insomma, accendere i riflettori sull’estetica del ping pong è piuttosto complesso, nonostante – facendo un po’ di ricerca – avessimo già parlato in precedenza di quanto e di come l’estetica di alcune uniformi da ping pong fosse fortemente sottovalutata. Eppure, questa ha avuto un momento di gloria proprio nel 2024, con i Giochi Olimpici di Parigi, tenutisi qualche mese dopo l’uscita di Challengers, a dimostrazione di come il 2024 sia stato un anno importante per gli sport da racchetta. Il merito è stato anche dei fratelli Alexis e Félix Lebrun che, oltre ad aver attirato l’attenzione per gli eccellenti risultati sportivi raggiunti già prima dei Giochi Olimpici (dove, a Parigi, hanno conquistato la medaglia di bronzo nel team insieme a Simon Gauzy), si sono distinti anche per il loro stile. Sì, perché con i loro occhiali da vista e il look da “secchioni” da high school si differenziano nettamente dai loro rivali.

Inoltre, i due hanno avuto la fortuna di competere in una delle manifestazioni più esteticamente curate di sempre: dal look dei tiratori Yusuf Dikeç e Kim Ye-Ji, fino al formal wear delle squadre nazionali, che ha strizzato l’occhio al lato fashion. E così, da un paio di occhiali e da un taglio di capelli volutamente stereotipato, lo sguardo si sposta inevitabilmente sulle uniformi indossate in gara. Insomma, se questi due tennistavolisti sembrano essere le ultime persone interessate al lato estetico, il loro apparente disinteresse si trasforma in stile, illuminando automaticamente anche la tradizione dei kit da ping pong.

Le collaborazioni moda 

Tra i brand di abbigliamento, il primo a scommettere sull’estetica ispirata al ping pong (seppur in modo piuttosto velato) è stato Palace Skateboards, grazie a una singolare collaborazione con Stella Artois, nello stesso drop in cui ha lanciato articoli da tennis firmati Slazenger, storico marchio di racchette. Sorvolando sulle maglie della Nazionale cinese di ping pong, sono numerosi i brand che puntano oggi su design innovativi, seguendo la scia di quanto già avvenuto con i marchi ispirati al calcio, sempre alla ricerca di modalità creative per reinterpretare capi di uno sport tradizionalmente poco legato alla moda.

Un esempio significativo è Little Tokyo Table Tennis, un negozio di Los Angeles che reinterpreta le divise da tennistavolo con un tocco divertente, aggiungendo, per esempio, un delfino su maglie da gara firmate Mizuno, Butterfly, Yasaka e Nittaku. La libertà messa in gioco da questi brand compromette il concetto originario di uniforme, che in Cina (paese di origine del ping pong) ha un peso storicamente molto tradizionale e importante.