
«La mia vita è cambiata ma sono contento» - Intervista a Kimi Antonelli Abbiamo incontrato il pilota ufficiale di Mercedes-AMG PETRONAS F1 Team alla vigilia del Gran Premio di Monza
La prima volta non si scorda mai e Kimi Antonelli non dimenticherà facilmente l'accoglienza che gli hanno riservato i suoi tifosi in occasione del suo primo Gran Premio di Monza. Merito di adidas che per l'occasione ha preparato un evento speciale che ha coinvolto il pilota ufficiale di Mercedes-AMG PETRONAS F1 Team. Prima un meet and greet presso il Brand Center di Corso Vittorio Emanuele II a Milano, in cui è stata esposta anche la vettura e la tuta con le three stripes. Poi il saluto alle centinaia di fans radunatisi in Largo Augusto sin dal mattino per scoprire THE PILOT HEARTBEAT, l'installazione immersiva che ricrea le emozioni di una vera gara, aperta fino a domenica 7 settembre, dove i fan possono trovare anche due simulatori di guida. È qui che lo abbiamo incontrato per capire meglio come faccia un ragazzo di 19 anni appena compiuti, che dopo 5723 giorni di attesa ha riportato la bandiera italiana su un podio di F1, a gestire la pressione e a convivere con la notorietà.
Cosa rappresenta per te la collaborazione tra adidas e Mercedes? E ci racconti com’è stato indossare per la prima volta la giacca con tecnologia CLIMACOOL.
"Sicuramente un motivo di orgoglio, le collezioni adidas sono tutte molte belle. E di certo non ho più il problema dei vestiti. La CLIMACOOL sembra una giacca da astronauta ma ci permette di restare sempre freschi, mi sono trovato molto bene".
Ci sono centinaia di tifosi qui per te, pronti a sostenerti: ti aspettavi un'accoglienza simile?
"È bellissimo, cresce sempre di più. Sono orgoglioso e questo sport non sarebbe lo stesso senza questi tifosi. Lo rendono speciale".
Ci sono stati tifosi che ti hanno aspettato dalle 7 del mattino. Tu lo avresti fatto per qualche pilota?
"Io lo avrei fatto per il mio idolo: Ayrton Senna. Lo avrei fatto anche per Lewis Hamilton".
Com'è il tuo rapporto con Lewis Hamilton?
"Ho un buon rapporto con lui. Si è mostrato molto gentile nei miei confronti e mi ha da qualche consiglio".
Mentre i piloti più esperti come si sono posti nei confronti di voi piloti alla prima stagione in F1?
"In generale i veterani sono stati gentili nei nostri confronti, in particolare Max Verstappen e Lewis Hamilton. Ci siamo trovati bene, noi rookie pensavamo di rimanere un po' esclusi e invece facciamo già parte del gruppo. È una bella cosa".
Il rookie con cui vai più d'accordo?
"Isack Hadjar. E ovviamente Oliver Bearman".
E Alonso?
"Alonso è il rookie per eccellenza. Penso abbia iniziato a correre quando io non ero ancora nato. Rimarrà sempre un rookie per noi. L'ho incontrato per la prima volta nel 2018 a Monza, facevo il gridboy e ho avuto la possibilità di incontrare tutti i piloti. Tra cui anche Kimi Raikkonen ovviamente".
È vero che la prima volta che sei entrato in un paddock di F1 ti hanno nascosto in una pila di pneumatici? Ci racconti com’è andata?
"Sì è vero, era il 2014 ad Hockenheim ed ero troppo piccolo per entrare in pitlane. Per cui mi sono intrufolato nel carrello delle gomme. Fortunatamente sono passato. Poi sono riuscito ad entrare anche nei box. È stata una bellissima esperienza".
Al Gran Premio di Canada hai riportato l’Italia su un podio F1 per la prima volta dal 2009: cosa hai provato in quel momento?
"Un'esperienza straordinaria e l'obiettivo ovviamente è quello di ottenerne un altro qui a Monza".
Il nome Kimi richiama un pilota leggendario come Räikkönen. Ma se i tuoi genitori avessero scelto un nome ispirato a una leggenda del calcio, quale avresti voluto portare? In onore di quale fenomeno calcistico?
"Boh non saprei. Io sono un grande fan di Messi però non so quale nome mi avrebbero dato i miei genitori perché non seguono tanto il calcio. Leo Antonelli? Non lo so... Diciamo che sono contento del mio nome".
Hai altre passioni sportive oltre alla F1? Sappiamo che sei tifoso del Bologna…
"Sì sono un tifoso del Bologna. Mi piace il basket, il tennis e anche andare a vedere la MotoGP. A Miami sarei dovuto andare a vedere una partita di playoff NBA però purtroppo non ci sono riuscito e mi è dispiaciuto un sacco. Magari alla fine della stagione".
C’è qualcosa della tua vita privata che è rimasto immutato da quando sei in F1? E invece, qual è la cosa che ti manca di più?
"Non sento la mancanza di nulla. Fa parte del gioco e te lo aspetti. Anzi è molto bello. Comunque quando vedi un sacco di persone che ti supportano è una cosa bellissima. Anche quando vengo fermato per strada non mi dà fastidio e ho piacere, se posso cerco sempre di soddisfare tutti. La mia vita è cambiata però sono contento".
E con i social media qual è il tuo rapporto?
"I social media non li guardo più di tanto, in particolare nei weekend di gara perché l'obiettivo è rimanere concentrati su quello che si deve fare in pista".
A questo proposito hai raccontato che hai cambiato routine prima delle gare. Come funziona?
"Io sono molto superstizioso tanto che durante il warm-up faccio sempre gli stessi esercizi, piego i vestiti nello stesso ordine e li metto via sempre nello stesso modo. Salgo e scendo dalla macchina sempre dallo stesso lato, il lato sinistro".
Qual è stato il tuo impatto con tutti i bottoni presenti sul volante? Oggi hai ancora difficoltà nel capire come funzionano?
"Adesso fortunatamente li conosco tutti a memoria però è difficile perché devi rispettare un sacco di procedure e devi conoscere a memoria dove si trovano tutti i bottoni. Non è facile, soprattutto quando guidi. Fortunatamente ora li conosco tutti perché se poi commetto un errore Bono (Peter Bonnington, il suo ingegnere di pista ndr) non è molto contento".

















































