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Carlo Ancelotti al Brasile è pura Italian Maphia

Quali saranno i nuovi punti di riconoscibilità della Seleçao?

Carlo Ancelotti al Brasile è pura Italian Maphia Quali saranno i nuovi punti di riconoscibilità della Seleçao?

Lo scatto più iconico con cui ricorderemo la plurivincente esperienza di Carlo Ancelotti al Real Madrid è quello sul bus, durante i festeggiamenti per il doppio trionfo della stagione 2021/22, quando il club conquistò sia LaLiga che la Champions League. Nell’immagine, l’allenatore è ritratto mentre fuma un sigaro e indossa un paio di occhiali Off-White, accanto a Rodrygo, Vinícius Jr., Éder Militão e David Alaba - tre dei quali, di lì a poco, sarebbero diventati pilastri di una nuova generazione della Nazionale brasiliana che verrà presto allenata proprio da Carlo Ancelotti, nominato nuovo CT al posto di Dorival Júnior. Una Nazionale brasiliana ancora lontana dall’essere realmente competitiva in un Mondiale: l’ultima vittoria risale al 2002 (in Corea del Sud e Giappone), mentre sono ormai passati sei anni dall’ultima Copa América conquistata.

Se Carlo Ancelotti riuscirà a restituire al Brasile la sua storica abbondanza di trofei - è pur sempre la Nazionale con più Coppe del Mondo - è tutto da vedere. Quel che invece diamo per certo è che Ancelotti, primo allenatore italiano nella storia della Seleção e terzo non brasiliano dopo Ramón Platero (1925) e Joreca (1944), saprà imprimere alla squadra un’identità chiara e un'estetica riconoscibile.

Ce lo immaginiamo così, Carletto: seduto come un boss al centro della stanza, sigaro in mano, circondato dai suoi fedelissimi sicari. Alcuni già collaudati, come Rodrygo, Vinícius Jr. ed Éder Militão; altri ancora da integrare dopo stagioni altalenanti; altri ancora, con ogni probabilità, ottimi rinforzi dopo una stagione convincente, come Raphinha e Matheus Cunha. Per il resto, servirà una rifondazione profonda: un reset capace di riportare la Seleção a essere quella Nazionale che tutti ricordano e temono. 

L'arrivo di Carlo Ancelotti e il ritorno del Brazilcore

Insomma, cosa intendiamo quando parliamo della temibilità della Nazionale brasiliana? Prendiamo in esame la Nazionale brasiliana nel suo prime, quella più vicina ai nostri giorni e più iconica, senza dubbio, quella del 2002. Era dotata di una forza che andava di pari passo con una certa follia estetica messa in mostra dai giocatori: il discusso taglio di capelli di Ronaldo Nazário, la gomma da masticare di Cafu, qualsiasi nuance estetica si voglia attribuire a Ronaldinho. La Nazionale brasiliana ha sempre trasmesso l’idea di una squadra che, per vincere, dovesse anche esprimersi con leggerezza e creatività sul piano estetico. In parte perché l’anima brasiliana sembra non poter prescindere dal bisogno di sentirsi senza ostacoli anche nell’aspetto, nell’immagine, nel gesto. Ed è proprio qui che vogliamo arrivare: la Nazionale brasiliana di Carlo Ancelotti dovrà imporsi e irradiarsi su entrambi i fronti - quello tecnico-tattico, ovvero dei risultati, e quello estetico - su cui può già fare affidamento su un termine ormai consolidato e identificativo: Brazilcore.

L’estetica del Brazilcore è qualcosa di talmente radicato e imponente che risulta difficile parlare davvero di una sua scomparsa e successiva ricomparsa - sarebbe un po’ come dire che le Converse o le Vans stanno tornando di moda. In realtà, è più corretto affermare che il Brazilcore - e, più in generale, tutto ciò che ricade sotto l’etichetta dell’estetica gialloro, in questo caso declinata soprattutto in chiave calcistica - si è rimodulato, reinventato e ha assunto nuove forme. Merito di un vero e proprio ricambio generazionale, che ha visto le nuove leve del calcio brasiliano diventare protagoniste anche sul piano dell’espressione personale, senza timori o filtri: basti pensare alle esultanze ricorrenti di Raphinha ed Endrick con gli iconici occhiali da sole Oakley Juliet, solo per citare due esempi.

Con l’arrivo di Carlo Ancelotti, questo retaggio estetico potrebbe prendere una direzione rinnovata: dopotutto, si tratta pur sempre dell’allenatore italiano più vincente di sempre, ma anche di una personalità forte costruita anche su una spiccata riconoscibilità estetica: il sigaro, i numerosi look sfoggiati nel corso della sua carriera, che mischiati alla già riconoscibile presenza dei calciatori brasiliani, potrebbe dar vita a un risultato strabiliante.