La Kings League Italia ha già fallito alla prima giornata? La distanza con le edizioni degli altri Paesi è troppo ampia

Stamattina è arrivata la mail di recap della prima giornata di Kings League Italia dall’ufficio stampa italiano. Recita: «Ricomincia la Kings League: dal rigore di Lamine Yamal in Spagna al derby di rigori tra Bobo Vieri e Melissa Satta». Una frase semplice, ma anche esplicativa di tutto ciò che non funziona nel progetto Kings League Italia: un’iniziativa nata con l’idea di avvicinare al calcio un pubblico sempre più giovane, ma che finisce per includere personalità come Bobo Vieri e Melissa Satta, antiquate e dunque appartenenti a generazioni vecchie. Inoltre, tra le wildcard - giocatori extra al di fuori del normale roster, che possono essere ex professionisti, influencer calcistici o figure mediatiche di rilievo - ci si aspetterebbe elementi in grado di aggiungere spettacolo e qualità alle partite, portando esperienza e carisma. In teoria, almeno: considerate le condizioni fisiche spesso discutibili di molti di loro - l’anno scorso eravamo presenti durante l’esordio di Radja Nainggolan e la sua giocata migliore è stata quella di fumare un'intera carica di sigaretta elettronica nel riscaldamento piuttosto che affiatarsi con i suoi nuovi compagni di squadra. 

Le wildcard di quest’anno, ad oggi, sono Radja Nainggolan, Ciccio Caputo, ma soprattutto Hachim Mastour. Un nome che, messo in parallelo con quello di Lamine Yamal - presente nell’ultima giornata della versione spagnola - riassume perfettamente la distanza tra la condizione e lo status della Kings League nelle varie nazioni. Come avevamo già raccontato in un articolo lo scorso anno, un confronto simile era emerso anche mettendo la Kings League Italia con l’edizione francese, dove in una sola giornata avevano presenziato fisicamente Jules Koundé e Mike Maignan. La Kings League nasce come modello che ha il dovere di puntare su figure aspirazionali per le nuove generazioni, e il discorso è molto semplice: Jules Koundé, Mike Maignan, Lamine Yamal (sia per le loro doti calcistiche incredibili, sia per una personalità fuori dagli schemi lo sono, Nainggolan, Caputo, Mastour e Diletta Leotta, presentata come prima presidentessa donna della competizione con la squadra D-Power, non lo sono affatto). 

Gli stessi problemi della scorsa stagione

Da questo primissimo assaggio della nuova stagione della Kings League Italia emergono, insomma, le stesse criticità che avevano contraddistinto la scorsa stagione, la prima della competizione. Vi rimandiamo ancora una volta all’articolo dello scorso anno, perché potrebbe essere letteralmente copiato e incollato, ma faremo comunque un breve sunto anche in questa nuova denuncia a una competizione sportiva che sembrerebbe avere come obiettivo quello di compromettere un futuro già fragile per le nuove generazioni italiane che provano ad appassionarsi al calcio.

E allora partiamo proprio dal concetto di nostalgia: anche quest’anno i giovanissimi follower della Kings League Italia saranno costretti ad eleggere Bomber Picci come loro idolo, uno stereotipo di calciatore che teoricamente incarna tutto ciò che c’è di negativo nel calcio di provincia: antisportività, pressapochismo e mancanza di rispetto - ricordiamo ancora le sue lamentele infinite durante la terza giornata della scorsa stagione. Lo stereotipo del bomberone è vecchio, eppure resta centrale anche nella versione italiana del torneo, un torneo che, ripetiamo, avrebbe come obiettivo quello di avvicinare le nuove generazioni al calcio.

Ma non si può dare tutta la colpa all’organizzazione della Kings League - insomma, a chi ha il compito di dirigere artisticamente la competizione, di ingaggiare calciatori almeno decenti per questo contesto, e che possano possedere una coolness e una freschezza superiore anche a quella dei creator che disputano le partite. Emerge quindi la criticità di uno star system poco funzionante in Italia, privo di carattere, ma anche - e qui la responsabilità ricade nuovamente sui piani alti della Kings League - di uno scarso peso e influenza delle cariche istituzionali, nonostante il rinnovo dei ruoli di Claudio Marchisio (Head of Competition) e Zlatan Ibrahimovic (presidente dell’intera lega).

La domanda sorge dunque spontanea: la Kings League Italia ha già fallito alla prima giornata della nuova stagione? Il pattern dello scorso anno sembra ripetersi nella stessa identica forma, e ad oggi, sprigionare anche un cauto ottimismo sembra davvero impossibile.