
Dentro la festa per i 125 anni del Palermo Due giorni di amore incondizionato
"All’inizio questa canzone non mi sembrava interessante, perché la sentivo molto facile. Poi con il tempo ho capito che se si riesce ad esprimere un concetto con poche parole e poche note il risultato è molto più efficace di una ballata fiume". Le parole sono di Sergio Endrigo e sono tratte dall’omonima biografia scritta insieme a Vincenzo Mollica pubblicata nel 1982. La canzone a cui fa riferimento è Io che amo solo te, il brano più famoso della sua carriera uscito nel 1962 e in cui Endrigo volteggia su un arrangiamento musicale malinconico confessando tutto il suo amore per la persona con cui ha scelto di passare il resto della propria vita. Un concetto, quello dell’amore eterno, che trova naturale applicazione nel mondo del calcio dove la scelta della squadra del cuore avviene da bambini e ci resta incollata addosso per il resto della nostra vita senza capirne bene il motivo, soprattutto quando le cose vanno male. A Palermo successi sportivi e fallimenti societari si sono alternati in maniera costante ma quello che non è mai mancato è stato l'amore dei tifosi e allora non sorprende che da qualche anno il popolo rosanero abbia deciso di adottare la canzone di Endrigo come inno ufficiale.
Uno dei versi più importanti della canzone recita: "Io ho avuto solo te e non ti perderò, non ti lascerò per cercare nuove illusioni". Una frase non banale, soprattutto per le 17mila persona che l’8 settembre 2019 erano sulle tribune dello stadio Renzo Barbera per accompagnare la squadra nella prima partita casalinga in Serie D dopo il fallimento societario avvenuto qualche mese prima. Quei tifosi sentivano di non avere scelta. O meglio, di aver già deciso. La loro vita l’avrebbero spesa per sempre accanto al Palermo. A prescindere dalla categoria. Anche per questo motivo la festa per i 125 anni del club tenutasi nel weekend ha avuto un sapore speciale, al di là del fourth kit dedicato alla ricorrenza e la vittoria per 5-0 della squadra di Filippo Inzaghi contro il Pescara.
Una festa lunga 48 ore, cominciata in location suggestive come il Teatro Biondo e Villa Filippina, proseguita poi allo stadio con l’abbraccio di 27.077 persone che hanno assistito allo spettacolo di luci, musica e danza che ha colorato il prepartita prima del saluto alle Legends arrivate in città: perché per quanto il passato possa fare male, la storia non si cancella. E allora un boato ha accompagnato il giro di campo delle squadre che arrivarono in finale di Coppa Italia nel 1974 e nel 1979, gli eroi della promozione in Serie A nel 2004, della vittoria a Boleyn Ground contro il West Ham in Coppa UEFA e della terza finale di Coppa Italia nel 2011 senza dimenticare gli artefici della promozione dalla Serie D alla Serie C. Un momento per esorcizzare definitivamente l’incubo dei tempi passati, per potersi prendere per mano e guardare con fiducia al futuro grazie ad una proprietà che vuole riportare la squadra in Serie A.








































































