
Dovete ascoltare questa canzone di Youri Djorkaeff Swag prima di te
KMB, l’acronimo utilizzato da Moise Kean per la sua carriera musicale, ha pubblicato un nuovo singolo. "Non voglio tornare broke" è una canzone che si allontana leggermente dalla sfera trap che l’attaccante della Fiorentina aveva abbracciato in pieno per il suo precedente singolo "Bombay", la canzone che gli ha permesso di diventare il primo calciatore ad avere una propria canzone in un videogioco di calcio ovvero EA SPORTS FC. Il pezzo rilasciato il 14 ottobre si apre con sonorità old school che rimandano alla scena italiana dei primi anni 2000, in stile "Mi Fist" dei Club Dogo, per poi lasciare spazio ad una base più moderna spezzata da suoni caraibici con loop di tromba e tastiera su cui Kean rivendica il suo successo, "non piaccio alla gente, è normale sono un vincente", sottolineando che non ha la minima intenzione di fermarsi ma anzi guarda avanti come recita il ritornello "Aumento, aumento, non voglio tornare broke".
Kean è senza dubbio il calciatore contemporaneo che è stato in grado di coltivare la carriera musicale migliore, riuscendo a replicare al microfono l’ascesa avuta in campo negli ultimi due anni dove, oltre ad essere diventato uno dei migliori centravanti della Serie A, è entrato con costanza nel giro della Nazionale. Nel passato recente ci sono stati Rafa Leao con lo pseudonimo Way45 e Memphis Depay che hanno dato sfogo alla loro passione musicale. Andando indietro nel tempo, Clint Dempsey utilizzò il nome d’arte Deuce per mettere la firma su "Don't Tread", colonna sonora di uno spot di Nike per il Mondiale 2006. Jay Jay Okocha nel 1994 si buttò sulla corrente dance di quegli anni e incise "I I Am Am J J" ovvero una canzone il cui titolo giocava sul claim che ha accompagnato la sua carriera ovvero che era così forte che dovettero dargli due nomi. Ci sarebbero tanti altri esempi ma nessuno di loro è stato in grado di replicare al mic lo stesso swag mostrato in campo come Kean. Tutti tranne uno: Youri Djorkaeff.
Vivre dans ta lumiére
Quando abbiamo intervistato Djorkaeff per Les Vêtements de Football – The Golden Age of Football Jerseys, abbiamo fatto una scoperta che ci ha lasciato esterrefatti ovvero che l’ex giocatore dell’Inter nel 2000 pubblicò "Vivre dans ta lumière", un rap composto insieme a Paul Tordjmann con sonorità funky esaltate dal giro di basso, il riff di chitarra alla Nile Rodgers e un coro di voci femminili che nel ritornello armonicamente rivendicava una vita felice e da vagabondo per Djorkaeff. Una hit. Non c’è altro modo per descriverla. Una canzone che cattura al primo ascolto e che ascolti in loop per tutto il pomeriggio. Un capolavoro in cui Djorkaeff al microfono fu in grado di restituire la stessa sensazione di tecnica purissima e padronanza del momento che sapeva regalare in campo. Se oggi ci sembra normale che un calciatore abbia una carriera parallela al campo, che sia nella musica oppure nella moda o in qualsiasi altro settore, nel 2000 la situazione era completamente differente.
Un gesto come quello di Djorkaeff era insolito se non addirittura malvisto. Tanto più che non stiamo parlando di un giocatore qualsiasi ma di un calciatore che oltre ad aver vinto trofei internazionali con PSG e Inter aveva fatto parte della Francia campione del Mondo nel 1998 e campione d’Europa nel 2000. Due momenti iconici della storia del calcio con i Blues che nel 1998 sconfiggono a Saint-Denis il Brasile di Ronaldo guidati dalla doppietta di Zinedine Zidane e poi nel 2000 superano l’Italia in finale a Rotterdam grazie al golden goal di David Trezeguet. Una delle squadre più forti di sempre, la prima vera generazione di calciatori superstar, di cui Djorkaeff faceva parte. Eppure nonostante questa notorietà, o forse proprio per un senso di appagamento derivante dalle vittorie in campo sportivo, Djorkaeff decise di mettersi alla prova in un campo a lui apparentemente distante. Il risultato fu un capolavoro di swag.




















































