
Thierry Henry è ancora il migliore di tutti
Ex-calciatore, allenatore, opinionista e investitore, Titì è magnetico come quando dominava in campo
18 Aprile 2025
In una lontana intervista del 2003, dopo una di quelle partite indimenticabili con la maglia dell'Arsenal, Thierry Henry venne identificato come il prototipo dell’attaccante del futuro. Ai microfoni del The Guardian disse: "non sono solo un realizzatore. Talvolta qualcuno mi include nella stessa categoria di Owen o Van Nistelrooy, ma non sono un giocatore di quel tipo." Oggi, a dodici anni dall'addio al calcio giocato, quella lontana dichiarazione assume un nuovo significato. Di Thierry Henry, infatti, non si parla più solo dei suoi gol, delle sue movenze o delle sue esultanze, ma di ciò che accade costantemente attorno a lui. Ex leggenda di Arsenal e Barcellona, allenatore delle giovanili della Nazionale francese, investitore del Como e ormai noto opinionista di CBS, nel 2025 abbiamo scoperto altre sfaccettature di Titì anche fuori dal campo e siamo giunti a una sola, inevitabile unica conclusione: Thierry Henry è perfetto ovunque lo si metta.
L’apoteosi di questa teoria ha trovato conferma quando l'attaccante della nazionale panamense Cecilio Waterman, dopo aver segnato il gol decisivo per mandare i Canaleros per la prima volta in finale di Nations League, corre ad abbracciare Titì che sta commentando la partita a bordo campo. È una scena che nessuno aveva preparato, perché ovviamente nessuno se l'aspettava. La troupe di CBS, appena vede i giocatori della Nazionale di Panama avvicinarsi, tenta di spostare in fretta tutte le complesse e fragili attrezzature – telecamere, cavi – per metterle al sicuro dai tacchetti in ferro. A fine partita, un sorpreso Henry commenterà così: "È stato incredibile, in tutta onestà sono rimasto scioccato: non avrei mai creduto di far parte di una celebrazione del genere, senza segnare un gol o senza essere nemmeno in campo." È un momento unico nella storia del calcio, non solo per il tipo di esultanza – fino ad oggi raramente vista su un campo da gioco – ma soprattutto perché, senza volerlo, Cecilio Waterman ci ha fatto comprendere quanto un ex calciatore come Henry sia ancora oggi attuale, e ben più di una semplice ispirazione.
Le prime parole dette da Waterman al campione francese sono: "Tú eres mi ídolo", una frase che forse ci ricorda la migliore qualità di Thierry Henry: quella di catalizzatore. Basta vedere la predisposizione dei calciatori nelle interviste ai microfoni della CBS. Lewandowski è stato uno dei primi a dichiararsi fan dell’attaccante, dicendo di affrontare le interviste in modo diverso quando è con lui. Olise, Raphinha e Lukaku (ai tempi dell’Inter) sono altre dimostrazioni tangibili. Con buona pace di Micah Richards e Jamie Carragher, è lo charme di Thierry Henry a conquistare tutti ed a rendere le interviste a fine partita con l'emittente statunitense così speciali. Ma attenzione: Henry non è quel tipo di persona che piace a tutti e sta antipatico a molti, anche le sue imperfezioni sembrano essere troppo perfette. Poche settimane fa, alla domanda su cosa ne pensasse di un’eventuale finale tra Arsenal e Barcellona, l’ex numero 14 ha saputo rispondere con eleganza, rievocando quella finale persa a 40 km da casa, con una calma e una serenità da invidiare. Anche quando non è stato perfetto, il modo in cui lo riconosce e lo dichiara rende Thierry Henry, ai nostri occhi, ancora più perfetto.
Parte del merito, probabilmente, va anche alla presentatrice Kate Scott, che nei suoi celebri intro ha ormai imparato a esaltare la figura di Henry, sminuendo – o quasi – quella degli altri colleghi in studio, paragonandoli con titoli vinti, trofei e ogni tipo di scherno possibile. Ed è proprio in questo continuo equilibrio tra mito e uomo, tra immagine e sostanza, che Thierry Henry continua a riscrivere le regole del suo ruolo – qualunque esso sia. Negli anni è diventato un punto di riferimento culturale, sportivo ed emotivo per una generazione di calciatori e tifosi cresciuta guardandolo danzare sul campo. Il suo sguardo intenso, la postura elegante anche in giacca e cravatta, la calma apparente che nasconde ancora oggi la fiamma competitiva di chi ha vissuto il calcio ai massimi livelli, e quel finto sorriso abbozzato allo stadio del Como con Terry Crews lo rendono una figura magnetica.
Henry è un catalizzatore, sì, ma non nel senso passivo del termine. È un agente di trasformazione, qualcuno che, anche solo con la sua presenza, riesce a dare senso e direzione al contesto in cui si trova. Il calcio, la televisione, la narrazione sportiva moderna: tutti sembrano riorganizzarsi attorno a lui, come se la sua figura fosse necessaria per dare profondità, valore, peso. In un mondo calcistico sempre più saturo di contenuti e personaggi, Thierry Henry continua ad emergere per la sua unicità, non lanciando parole facili da riprendere sui social. Non urla, non forza, non rincorre l’attenzione: la attira, naturalmente. Ma soprattutto non vuole spiegarci il calcio, non è ossessionato dalla tattica e non fa domande banali. Come faceva un tempo, partendo da sinistra, allungando la falcata e lasciando tutti sul posto, oggi lo fa con una battuta, con una riflessione lucida, con uno sguardo di approvazione che vale più di mille altre parole. E forse, alla fine, è proprio questo il segreto, Thierry Henry non è solo una leggenda che si è adattata al presente. È un opinionista che ha saputo trasformare la sua leggenda in una presenza imprescindibile.