
Chi produce i nomi e i numeri sulle maglie dei club? Stilscreen, un'azienda italiana che merita di essere conosciuta
Siamo talmente abituati ad acquistare un prodotto finito, come una maglia da calcio, che raramente ci soffermiamo a pensare a quanto lavoro si nasconda dietro la cura dei dettagli. Ad esempio, abbiamo scoperto che, in una piccola località dell’hinterland milanese, si trova l’headquarter di Stilscreen, parte del gruppo Flexdev: un’azienda che da oltre 45 anni produce transfer termoadesivi utilizzati per la decorazione di capi di abbigliamento sportivo, tessuti e materiali impiegati in diversi settori. E sì, i principali clienti di Stilscreen sono i grandi player del calcio mondiale: dai club di Serie A, ai brand globali, fino ad arrivare alle leghe stesse.
Siamo stati ospiti dell’azienda e abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Ugo Pongolino, CEO e figura chiave nella crescita esponenziale di Stilscreen, in particolare per quanto riguarda la riconoscibilità e l’affermazione internazionale. Prima di entrare nel cuore dell’azienda, nella parte produttiva, ci siamo fatti raccontare da Ugo come si gestisce una realtà come Stilscreen e cosa serve per diventare l’azienda numero uno in questo specifico settore.
Qual è il partner con cui lavorate da più tempo?
Inter, Milan, Atalanta e Juventus, sicuramente. Anche la Roma, con cui avevamo interrotto i rapporti e poi li abbiamo ripresi. Non abbiamo una preferenza.
Un passaggio che ha fatto capire come Stilscreen si stava espandendo?
Il passaggio cruciale è stato iniziare a lavorare con i brand. Quello è ciò che ti fa fare il salto decisivo. Finché lavori con una squadra, operi a livello locale. Sono i brand che ti danno quella internazionalità e quella riconoscibilità che elevano davvero lo status della tua azienda.
Per quanto riguarda la filiera produttiva, qual è stato il passaggio più complesso?
I miglioramenti della filiera produttiva non sono mai isolati o casuali. Ad esempio, nella tecnica del transfer siamo verticali: produciamo internamente i colori fino ad arrivare al prodotto finito. Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica dei macchinari, siamo sempre attenti ai cambiamenti, affinché siano sempre all’avanguardia. Il fatto di far parte del gruppo Flexdev, con diverse aziende, come Emblem Source, Monblason, Elms ed Aneyron, che lavorano nello stesso ambito, ma su mercati differenti, ci ha permesso di mantenere un livello qualitativo altissimo nel tempo.
Si ragiona spesso in azienda per obiettivi, o tutto avviene in modo naturale?
Ovviamente si lavora per obiettivi. E, oltre a essere un lavoro di prodotto, è anche un complicato lavoro di pubbliche relazioni — un lavoro quasi diplomatico. I club imparano a conoscerti e a tenerti in considerazione sempre di più. Le relazioni pubbliche sono fondamentali: tutto parte da lì, dalla prima trattativa al prezzo, al servizio, al prodotto. La relazione con club e federazioni è prima di tutto una relazione umana.
Come si costruisce una maglia da calcio? Che ruolo ha la creatività in un’azienda come Stilscreen?
Una maglia da calcio viene prodotta da dei fornitori — in Sud America, in Estremo Oriente, ecc. Prima di tutto però, come sapete, c’è una fase di concept e design, studiata da focus group anni prima del lancio ufficiale. Per quanto riguarda noi, ci occupiamo dell’ideazione e creazione dell’embellishment tessile, come ad esempio i kit composti da nomi e numer. Ma anche qui la creatività ha un ruolo fondamentale. Spesso collaboriamo con le federazioni per rivedere i font, oppure partecipiamo a briefing creativi con le società di calcio. Un esempio? Il font dell’AS Roma, rivisitato insieme alla società la scorsa stagione. La parte creativa è importantissima, ma quella tecnica lo è ancora di più. Lavoriamo in maniera industriale, ma con una filosofia artigianale.
La sfida creativa di cui vai più fiero?
Senza ombra di dubbio, il progetto che ci ha visto protagonisti sulle maglie delle nazionali élite adidas, tra cui quella della Nazionale Italiana. Abbiamo utilizzato un nostro brevetto, chiamato FlexNet, che ci ha permesso di ottenere una superficie tridimensionale visibile su un transfer piatto. Al tatto è liscio, ma visivamente restituisce un effetto 3D. È una tecnologia che ha fatto la differenza. L’Italia sta giocando le ultime partite proprio con quella maglia.