It’s (not) A Man’s Man’s Man’s World Intervista a Mona Thomas, founder di HUNI Design

Mona Thomas - fondatrice del brand HUNI Design - è una delle designer più influenti nell'intersezione tra calcio e moda. Soprattutto, è una delle voci che ha capito quanto fosse importante affinare il dialogo tra due sfere così significative, e come questa combinazione potesse ora portare alla creazione di un nuovo linguaggio. L’estetica calcistica, in termini di forme e silhouette classiche, è pronta a fare un passo avanti e, grazie alla sua iniziativa di personalizzazione con adidas, ha aperto la strada a un nuovo capitolo dell’abbigliamento sportivo, dalle tute con spalline imbottite alle borse da calcio con borchie sul fondo, e molto altro.

Abbiamo parlato con Mona delle sue prospettive, delle sue ispirazioni e dell’esperienza di muoversi in un mondo dominato dagli uomini. Com'è muoversi in un settore in cui il 99% delle volte sono uomini a essere appassionati di calcio e a legittimare ogni giorno la loro passione?

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Sembra ovvio ma essenziale chiederti: qual è il tuo rapporto con il calcio? Prima della collaborazione con adidas, la sua estetica ha mai influenzato i tuoi design?

«Onestamente, non ho mai avuto molto a che fare con il calcio come sport. La mia famiglia non è molto sportiva, e nessuno lo segue davvero. Crescendo, in realtà, me ne tenevo alla larga. Alcuni dei ragazzi che giocavano a calcio a scuola erano i miei bulli numero uno. Ma anche da outsider, non potevo sfuggire alla sua influenza. Ho ricordi vividi dei Mondiali del 2006; l’energia era così contagiosa che, a un certo punto, pensavo di voler diventare portiere. Guardando indietro ora, mi rendo conto che ero più affascinata dall’estetica delle divise che dallo sport in sé.»

Il calcio femminile ha fatto grandi progressi negli ultimi anni, sia in termini di competitività che di percezione. Com’è stato per te disegnare una collezione ispirata allo sportswear in un ambito dove la stragrande maggioranza dei designer sono uomini, pur essendo appassionata di calcio e legittimando ogni giorno la tua passione?

«Crescendo, ho capito quanto sia raro che gli uomini comprino da un brand guidato da una donna, figuriamoci che una donna abbia successo come designer di moda maschile. Collaborare con adidas in un progetto del genere è stato incredibilmente gratificante. Non solo per me, ma per l’idea che anche le donne appartengano a questi spazi. Ci sono sicuramente dei parallelismi tra come le donne sono percepite negli sport dominati dagli uomini e nel settore creativo. Per anni mi sono sentita sottovalutata e ignorata come creativa donna, quindi questo progetto è stato personale.»

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Se potessi aggiungere una caratteristica a tutte le maglie da calcio, quale sarebbe?

«Se potessi aggiungere una caratteristica a tutte le maglie da calcio, sarebbero le spalline—come i giocatori di rugby. Forse è superfluo, ma penso che tutto sembri più cool con le spalline.»

Dalla fondazione di un brand come HUNI Design alla collaborazione con adidas, una delle partnership più innovative dell’anno nella reinterpretazione di articoli e silhouette calcistiche. Com’è nato tutto?

«La collaborazione con adidas inizialmente doveva essere un progetto di personalizzazione modesto, con poca libertà creativa e un budget limitato. Non era prevista nemmeno molta visibilità. È stata una sfida, perché avevamo tutte queste grandi idee. Ma il modo in cui il progetto ha risuonato con le persone ha completamente superato le aspettative

Come parte di una giovane generazione di designer, che ruolo pensi abbia oggi il calcio (come sport e come estetica) da una prospettiva sociale?

«Il calcio ha sempre avuto il potere di unire le persone. I grandi tornei sono eventi culturali enormi dove anche chi non segue lo sport si lascia travolgere dall’entusiasmo. È un fenomeno pop cross-culturale plasmato dai giocatori, dalle loro performance in campo e dalle loro personalità fuori dal campo. Cosa indossano, come si pettinano, le auto che guidano, le battute che fanno, le band che ascoltano. Sono personalità uniche con grandi piattaforme. Non sorprende che i calciatori siano diventati figure così importanti anche nel mondo della moda.»

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