Tutte le contraddizioni del Six Kings Slam Il tennis fa i conti con la necessità di evolversi
Il tennis torna in Arabia Saudita per la seconda edizione del Six Kings Slam, il torneo di esibizione con il premio in denaro più alto di sempre. Jannik Sinner è fra i sei giocatori che prenderanno parte alla manifestazione insieme a Carlos Alcaraz, Novak Djokovic, Alexander Zverev, Taylor Fritz e Stefanos Tsitsipas, quest’ultimo invitato per sostituire l’infortunato Jack Draper. A ognuno di loro, secondo le stime unofficial circolate alla vigilia, è garantita una fee di partecipazione pari a 1,5 milioni di dollari e in caso di vittoria del torneo, il prize money sale 6 milioni di dollari. L’evento si terrà dal 15 al 18 ottobre 2025 con un giorno di pausa fissato per giovedì 17 in quanto le regole ATP vietano ai tornei di esibizione di disputarsi per più di tre giorni consecutivi.
L'evoluzione delle esibizioni
I tornei di esibizione non sono una novità assoluta nel tennis ma se inizialmente erano pensati come eventi a scopo benefico, ora si stanno trasformando in attività che riempiono il portafogli di giocatori e organizzatori. Il Six Kings Slam è parte di Riyadh Season, l’enorme iniziativa di sportwashing che fa da traino a Saudi Vision 2030 portando in Arabia Saudita qualsiasi evento sportivo degno di nota. E se non c’è un prodotto già impacchettato e pronto per l’esportazione, come può essere la Supercoppa Italiana oppure il Gran Premio di F1, interviene il fondo sovrano PIF con i suoi fondi illimitati creando una manifestazione ad hoc. La formula in questo caso è semplice: soldi facili e un impegno limitato così da convincere i migliori tennisti al mondo.
Il tennis, come ogni altro sport, da anni si confronta con la necessità di allontanarsi da rigidi schemi tradizionali per provare qualcosa di nuovo. Patrick Mouratoglou nel 2020 ha fondato Ultimate Tennis Showdown, un circuito per tennisti professionisti in cui, per semplificare, le partite si disputano in quattro periodi da 8-10 minuti e il punteggio non è scandito dal classico 15-30-40 ma attraverso una progressione numerica partendo da 1. La rivoluzione si sta provando a compiere anche dall’interno dato che l’ATP per le Next Gen Finals ha optato per partite al meglio dei cinque set con set da quattro game e l’introduzione del killer point sul punteggio di 40-40, ovvero la pratica per cui chi segna il primo punto vince il game anziché seguire la regola dei vantaggi dove un giocatore è obbligato a vincere due punti consecutivi prima di conquistare il game.
Come cambiano gli Slam
Il problema per gli appassionati di tennis è che ora anche gli Slam hanno deciso di piegarsi alla logica dei tornei esibizione proponendo formule astruse che garantiscano una maggiore attenzione, e quindi maggiori introiti. L’edizione 2025 degli US Open ha visto l’introduzione del nuovo torneo di doppio misto, in cui sono stati invitati i migliori tennisti e le migliori tenniste per creare delle coppie di fatto che in una riproposizione tennistica degli Hunger Games si sfidassero per il premio finale di 1 milione di dollari. L’Australian Open per l’edizione 2026 è andato oltre introducendo il Million Dollar 1 Point Slam: un torneo in cui ogni partita si disputa su un singolo punto. 32 partecipanti, 22 tennisti professionisti e 10 dilettanti che dividendosi tra servizio e risposta si giocheranno in un punto la possibilità di portare a casa 1 milione di dollari.
Lo sport e la necessità di cambiare
Come detto il tennis non è l’unico sport che sta provando ad evolversi inserendo nuovi formati. Il calcio ha la Kings League. La F1 ha introdotto le Sprint Race. Athlos sta provando a rivoluzionare l’atletica portando ad esempio il salto in lungo a Times Square. La NBA ogni anno cambia il regolamento dell’All Star Game. Il tennis non poteva tirarsi indietro ed è lecito che vengano proposti nuovi formati, alcuni di cattivo gusto ed altri che tutto sommato rendono più interessanti tornei che altrimenti passerebbero inosservati al grande pubblico.
Nel frattempo però con il Six Kings Slam siamo testimoni della situazione paradossale in cui i migliori tennisti al mondo si lamentano di schedule troppo fitte, condizioni di gioco disumane e mancanza di tempo per riposarsi salvo poi prendere il primo aereo disponibile per portarli in Arabia Saudita e disputare una serie di partite che non porta alcun beneficio se non quello economico. Un discorso che può essere tranquillamente applicato anche al calcio dove stiamo cominciando a vedere una situazione simile. Società che non perdono occasione di sottolineare che disputando partite ogni tre giorni non hanno la possibilità di concedersi un riposo adeguato per prevenire infortuni salvo poi organizzare amichevoli infrasettimanali da disputare nel corso della sosta per le nazionali in località esotiche come Libia e, per l’appunto, Arabia Saudita con l’obiettivo dichiarato di guadagnare soldi extra.
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