Ai calciatori delle nazionali africane vengono offerti bonus di ogni tipo Soldi, macchine, appartamenti: c'entra l'ambizione sportiva e la propaganda politica

Il montepremi del Campionato delle Nazioni Africane 2024 (CHAN), attualmente in svolgimento con un anno di ritardo, non era mai stato così ricco. La CAF ha deciso infatti per l’ottava edizione del torneo di ritoccare sensibilmente il prize pool, con l’idea di garantire maggiore prestigio e visibilità alla competizione che più di tutte parla la lingua del calcio africano, essendo soltanto per giocatori di squadre domestiche. Ai vincitori verranno riconosciuti 3.5 milioni di dollari, un aumento del 75% rispetto all’ultima tornata, e il montepremi complessivo ha scollinato quota 10 milioni (+32%).

Il ritorno economico per le delegazioni, però, non si limita ai premi CAF, e talvolta può assumere forme poco convenzionali, quantomeno per il pubblico europeo. Se non altro, per l’ingombro nel dibattito pubblico e per l’attenzione mediatica su questo tema, che in alcuni casi pare addirittura offuscare la rilevanza dei traguardi sportivi. Partiamo dai più vicini alle nostre abitudini.

Bonus league

Alcune federazioni di prima fascia hanno reso noti i compensi previsti dai rispettivi ministeri. Il Marocco ad esempio ha promesso premi crescenti ai propri giocatori in base ai risultati: da 100mila dirham ciascuno, circa 10mila dollari, per il raggiungimento dei quarti, a crescere - 200mila per la semifinale, 400mila per il secondo posto e mezzo milione per la vittoria del torneo. Allo stesso modo la federcalcio del Senegal ha garantito un milione di franchi, 60mila dollari circa,  ai membri di rosa e staff come prime de participation, con addendi - di entità ad oggi ignota - in base all’esito della spedizione.

Per diverse nazionali, però, il discorso non si esaurisce nemmeno con questi incentivi. Come ha scritto il Daily Monitor, uno dei principali quotidiani ugandesi, tra le delegazioni presenti al CHAN 2024 se ne segnalano una manciata virtualmente iscritte alla bonus league. Le rappresentative, cioè, a cui prima del debutto è stato promesso un premio direttamente dal governo, un fenomeno che mette insieme ambizione sportiva e propaganda politica, e che non è affatto una novità nel panorama africano. In questo mese, per ovvie ragioni, si sta osservando soprattutto nei tre co-host - Kenya, Tanzania e Uganda - ma guardando alle passate edizioni dei tornei CAF ne troviamo traccia un po' ovunque, dal Maghreb all’area subsahariana. E non solo nella forma di ricompensa classica, cioè cash per ogni turno superato o vittoria, ma anche attraverso bonus per gol segnato e beni materiali come ville, appartamenti, terreni, auto, assicurazioni e onorificenze.

Uganda

Subito dopo la prima vittoria dell’Uganda nel CHAN 2024 per 3-0 contro la Guinea, il protagonista Allan Okello ha raccontato ai microfoni di un’emittente locale la determinazione sua e dei compagni a "non lasciarsi distrarre dal premio e restare concentrati sul torneo". Può sembrare una risposta scontata, ma rende l’idea - insieme alla sede della domanda, l’immediato post partita - dell’attenzione riservata al tema. A pochi minuti dal triplice fischio, d’altronde, sugli account X della State House e del presidente Yoweri Museveni è comparso un tweet con scritto semplicemente "1.2", ovvero i miliardi di scellini ugandesi, circa 340mila dollari, messi sul piatto dal governo per ogni successo dei Cranes nel torneo. Una cifra "senza precedenti", evidenzia il Daily Monitor, a cui si sommano gli extra: 70 milioni di scellini dalla Speaker of Parliament Anita Among e 20 milioni per la partecipazione e altrettanti per ogni vittoria dall’imprenditore Hamis “Ham” Kiggundu.

A Kampala le contestazioni per questi lauti bonus, come accaduto già in passato, non sono mancate. Al presidente Museveni, leader del Paese ininterrottamente dal 1986 e oggi in piena campagna elettorale per le elezioni di gennaio, l’opposizione e alcuni media hanno contestato l’utilizzo improprio di fondi pubblici, sostenendo che dietro al vessillo sportivo si celi, si fa per dire, la ricerca di consenso.

Il deputato Ibrahim Ssemujju dopo lo 0-3 al debutto con l’Algeria ha ironizzato sui social: "Grazie, Algeria: questi soldi ora possono essere usati per avviare la costruzione di una diga in Karamoja, per portare acqua potabile nella regione, e per altre cause più urgenti". Chi invece è rimasto nel seminato sportivo, come il giornalista Tadeo Ddamba di New Vision, ha sottolineato che l’importo corrisposto ad ogni vittoria dei Cranes "è superiore alla spesa annua di un club di Uganda Premier League"; e quindi, che se il presidente avesse tanto a cuore lo sviluppo del calcio locale, avrebbe stanziato diversamente tali fondi. Sullo sfondo, tanti appassionati ugandesi hanno scherzato sui social dopo la prima sconfitta, parlando di tasse risparmiate.

Kenya e Tanzania

Anche in Kenya la musica è simile. Il presidente William Ruto ha annunciato alla vigilia uno schema di incentivi legato ai risultati: un milione di scellini (quasi 8mila dollari) per ogni vittoria e mezzo milione per i pareggi, dritti nelle tasche di ciascun membro di rosa e staff, per un totale 42 destinatari. Con tanto di prove di pagamento a partite appena concluse.

Dopo la vittoria a sorpresa delle harambee stars contro il Marocco, però, è seguito un maxi-rilancio: "Avevamo un patto: se vincete, pago un milione a testa", ha detto Ruto davanti alle telecamere. "Per la prossima partita ne facciamo uno nuovo: se vincete, ognuno di voi prende 2.5 milioni di scellini. E per i quarti di finale, oltre al milione, aggiungerò una casa bilocale, che diventa un trilocale se raggiungete la semifinale". Ad oggi, escludendo ulteriori entusiasmi, il premio per la vittoria finale è fissato intorno ai 600 milioni di scellini, cui se ne affiancano altri 400 promessi dall’ex governatore di Nairobi, Mike Sonko, "Non competo col presidente, aggiungo questo importo perché voglio sostenere i nostri ragazzi".

Anche nel caso kenyota i premi presidenziali hanno polarizzato l’opinione pubblica, attirando critiche sulle priorità del governo e sul controverso utilizzo del programma “Affordable Housing”. In ogni caso, dall’interno dello spogliatoio si segnalano le parole di Aboud Omar, che dopo la vittoria nella gara d’esordio ha raccontato "l’emozione di essere il capitano di una nazionale che punta a premi record: in 14 anni non avevamo mai visto bonus del genere". Alle sue dichiarazioni si sono accodati i diffusi ringraziamenti ad Austine Odhiambo, autore di un gol da tre punti e un milione di scellini nel debutto con la DR Congo, altra nazionale cui sono state promesse dal governo "belle sorprese in caso di vittoria" senza maggiori dettagli.

Il terzo co-host, la Tanzania, espone un modello tutto suo. Il cosiddetto Goli la Mama, già sperimentato con le partite in competizioni CAF di Yanga e Simba, i due principali club locali, e ora riproposto con la nazionale. Ovvero, un premio di 10 milioni di scellini, 4mila dollari circa, per ogni rete segnata dalle taifa stars, più i classici bonus legati all’avanzamento nel tabellone: 200 milioni la semifinale, 500 milioni la medaglia d'argento, un miliardo per l’oro. Lo schema creato dalla presidente Samia Suluhu Hassan, con bonifici istantanei al termine di ogni gara, "ha elevato lo spirito di tutti i giocatori e i membri del gruppo", racconta il CT Hemed “Morocco” Suleiman Ali.

Altri precedenti

Andando a ritroso nella storia calcistica del continente, si sprecano gli esempi di premi presidenziali, e incroci tra elezioni politiche e tornei calcistici. Il caso più plastico è la Costa d’Avorio, campione d’Africa (AFCON) in casa nel 2024: villa nuova per tutti e 50 milioni di franchi a testa, 82mila dollari. I giocatori della Nigeria vice-campione, invece, hanno ricevuto onorificenze nazionali, appartamenti e lotti di terra dal presidente Bola Ahmed Tinubu. Due casi simili, questi, a quello di chi sedeva in precedenza sul trono dell’AFCON: la nazionale del Senegal, tornata dal Camerun nel 2021 con 50 milioni di franchi pro capite, terreni di proprietà e onorificenze pubbliche.

E ancora: lotti di terra e 10mila dollari ciascuno per i giocatori della Sierra Leone, con sei mesi di stipendio extra per aver centrato l’accesso all’AFCON 2021; case nella capitale e quasi 60mila dollari per gli eroi del 2012 al ritorno in Zambia; un milione di dollari per l’impresa della Guinea Equatoriale dopo il 4-0 alla Costa d’Avorio diciotto mesi fa; 85mila dollari a cranio ordinati da Abdel Fattah el-Sisi dopo la qualificazione dell’Egitto a Russia 2018; 150mila dollari a vittoria promessi dal governo dello Zimbabwe per le qualificazioni ai Mondiali 2026; 10mila dollari ad ogni calciatore come bonus speciale annunciato da Paul Kagame dopo l’impresa ruandese nel CHAN 2020; 100mila dollari da George Weah agli atleti della Liberia per la qualificazione all’AFCON 2019.

A volte, infine, si è optato per premi a quattro ruote: è successo ai giovani del Ghana Under-20 nel 2009, premiati con una Toyota Corolla ciascuno, polizza inclusa, dopo il titolo mondiale di categoria conquistato al Cairo; oppure ai campioni CHAN congolesi nel 2016, cui il presidente Joseph Kabila consegnò una Toyota Prado a testa, oltre a premi in denaro, durante le celebrazioni a Kinshasa. Dal mattone alle automobili, passando per contanti e onorificenze statali: così di contorno ai tornei CAF il bonus diventa un messaggio politico, diretto allo spogliatoio e alla pancia dell’elettorato.