Le maglie da calcio delle community diventeranno pezzi da collezione? La nuova frontiera del collezionismo sportivo

Durante la Fashion Week parigina, all’interno del Grand Palais, si è tenuta la mostra Virgil Abloh: The Codes, un viaggio nell’archivio - digitale e fisico - di tutte le creazioni firmate da Virgil Abloh. L’esposizione ha raccolto i progetti realizzati nel corso della sua straordinaria carriera creativa: dalle collezioni Off-White alle collaborazioni con Nike, ma anche quelle dei primi passi con Pyrex. I visitatori hanno potuto accedere a qualsiasi item da lui ideato, compresa la collezione realizzata nel 2021 in collaborazione con Nike, Football, Mon Amour. Vale la pena ricordare una frase pronunciata da Virgil proprio in occasione del lancio di quel drop: «La cosa bella del vocabolario e della storia del calcio è che ha un’estetica tutta sua», spiegava. «Mi piaceva molto la maglia del Chelsea con le maniche lunghe. O quella dello United, ovviamente. Ero sempre incuriosito dai loghi al centro del petto - JVC, Carlsberg. Ora, col senno di poi, pensando alla posizione di queste grafiche sulle divise, c’è qualcosa di unico nei kit da calcio. Fanno parte di un linguaggio. È decisamente un aspetto intrigante». 

Un esempio, quello di Virgil Abloh, che permette di dire molto. In primo luogo, dimostra come anche i designer più influenti di questo secolo si siano lasciati ispirare dal calcio. In secondo luogo, evidenzia come quella collezione abbia contribuito a dare il via alla diffusione e alla popolarità del trend delle maglie da calcio anche prive dei loghi delle squadre professionistiche - chiamiamole unofficial jerseys, ma insomma oggi possono essere paragonate all'infinità di maglie realizzate dalle community per i componenti del loro team. Infine, sottolinea come tutto ciò che viene creato, indipendentemente da chi lo realizzi, possa un giorno diventare oggetto di interesse per i collezionisti - in questo caso, per gli appassionati e i collezionisti di maglie da calcio.

Ricordiamo molto bene il sold out lampo della collezione Football, Mon Amour, complice anche la presenza di Kylian Mbappé - amico stretto di Virgil Abloh. Ci piace pensare che quei kit, caratterizzati da un logo con il leone rivolto verso sinistra (un chiaro rimando, probabilmente, allo stemma del Chelsea, club che Virgil Abloh apprezzava moltissimo dal punto di vista estetico), abbiano influenzato in modo significativo le creazioni delle community calcistiche nella realizzazione delle loro divise per le partite del sabato o della domenica mattina, ma che soprattutto abbiano aperto la strada per il collezionismo non unicamente per maglie di club. 

Cosa ne sarà delle maglie delle community?

Questa domanda nasce dal fatto che il fenomeno delle community calcistiche è in costante crescita, strettamente legata alla diffusione sempre più capillare dello street soccer, sia come attività da praticare durante i days off sia come asset strategico per i principali player del settore sportswear. Nike ne è l’esempio per eccellenza, grazie all’iniziativa Toma El Juego, una serie di tornei di calcio di strada organizzati in diversi quartieri urbani; ma anche PUMA, con l’evento ospitato sul rooftop dello store di KidSuper, e club come il Borussia Dortmund, che in collaborazione con Street Soccer USA ha organizzato un torneo di street soccer a Times Square, rappresentano casi simili. Infine, realtà come nss sports utilizzano lo street soccer come mezzo ideale - oltre che significativo - per riunire community distribuite in varie zone di una città, di un paese o persino del mondo.

Per ciascuno di questi tornei vengono realizzate appositamente le maglie da gioco, spesso caratterizzate da un branding bootleg (come nel caso di nss sports, che nell'ultimo torneo di New York ha reinterpretato lo sponsor Playstation). Molto spesso queste maglie vengono messe in vendita in tiratura estremamente limitata; altre volte, invece, sono dedicate esclusivamente allo svolgimento del torneo, diventando così modelli (1 of 1) che rimangono nelle mani dei calciatori delle squadre, a meno che questi non le cedano o le regalino. 

Oltre alle community (street soccer e non) che dominano la scena londinese ed europea, anche in una città come New York le community calcistiche hanno iniziato a proliferare sempre più rapidamente: Wavy Footy, Chinatown Soccer Club, Bowery FC, ma anche Street FC, l’ultimo progetto firmato dall’ex calciatore MLS e della Nazionale americana Kyle Martino. Ed è proprio grazie al successo che queste community stanno riscuotendo che le maglie potrebbero un giorno diventare pezzi da collezione, perché il community soccer è oggi una vera alternativa - o comunque un fenomeno parallelo - al calcio professionistico, così come lo sono le maglie e tutto ciò che compone l’identità di entrambi gli sport.

Un'idea di calcio "local"

Esattamente un anno fa, in questo articolo, paragonavamo il fenomeno del trend delle maglie da calcio a quello che, tra il 2016 e il 2020 circa, ha rappresentato il boom del collezionismo e della mania delle sneakers. Li mettevamo a confronto per i sold out improvvisi che hanno coinvolto alcune maglie da calcio, per l’emergere di marketplace paralleli, per i contesti più bizzarri e insoliti in cui vengono indossate, e per la loro presenza sulle passerelle delle fashion week - quasi paradossale, infatti, come nell’ultima fashion week parigina e milanese maglie da calcio e riferimenti al mondo calcistico siano quasi improvvisamente scomparsi, a testimonianza di uno switch in questa tendenza, che continuerà ad accendersi ma in modi diversi e, soprattutto, in altri ambiti.

Ed è qui che si ritorna alle maglie delle community: queste rappresentano un simbolo del calcio che, pur collaborando con i grandi nomi dell'industry, continua a resistere alla completa omologazione, preservando la propria anima locale e identitaria, un aspetto che proprio il gigante dello sportswear per antonomasia (ovvero Nike) ci ricorda essere fondamentale a livello strategico.