
Storia del murales dedicato a Maradona Un luogo di culto e pellegrinaggio, un simbolo di Napoli
Il murales a Napoli dedicato a Diego Armando Maradona, oltre ad essere un simbolo per la città e per la storia del calcio, è probabilmente uno degli esempi più limpidi del fenomeno del turismo calcistico. Una partita diventa l’occasione perfetta per organizzare un tour della città in cui quel match si giocherà visitando una serie di luoghi che si legano al calcio. Un’esperienza immersiva che a Napoli significa essere testimoni per il culto nei confronti del Diez. D’altronde già lo stadio in cui il Napoli gioca le sue partite casalinghe è stato rinominato a tempo di record Stadio Diego Armando Maradona dopo la morte avvenuta il 25 novembre 2020. Gli omaggi a Maradona non finiscono qui, spuntano selvatici in ogni angolo della città e tra di loro il più celebre è senza dubbio il murales situato nei Quartieri Spagnoli che lo raffigura sulla facciata di un palazzo in via Emanuele de Deo al numero 60.
Chi lo ha dipinto?
Il suo autore è Mario Filardi, un artista che nel 1990 in due notti e tre giorni completò il ritratto di Maradona per festeggiare la vittoria del secondo Scudetto nella storia del club. Utilizzò una piccola fotografia come spunto e grazie ad una colletta organizzata dal capo ultras del Napoli riuscì a recuperare il materiale necessario. Inoltre gli ultras del Napoli aiutarono fisicamente Filardi dato che di notte accendevano i fari delle loro macchine così da fare luce sulla facciata. L'inaugurazione coincise con una grande festa ma negli anni successivi il Napoli non riuscì a replicare gli stessi risultati sportivi, arrivando anche al fallimento societario del 2004 che costrinse il Napoli a ripartire dalla Serie C. Anche per questo motivo il murales a poco a poco venne dimenticato tanto che si sbiadì così tanto da scomparire quasi completamente. Nel 1998, l'apertura di una persiana situata esattamente all'altezza del volto di Maradona, rovinò definitivamente il murales. Nel 2016 e nel 2017 ci furono due interventi per restaurare l’opera di Filardi curati rispettivamente da Salvatore Iodice e da Francisco Bosoletti, il quale ridisegnò totalmente il volto di Maradona.
Da murales a luogo di culto
Alla notizia della morte di Maradona nel 2020, quel murales divenne il primo luogo di ritrovo per commemorarlo e da quel momento in poi si trasformò nel luogo di pellegrinaggio così come lo conosciamo oggi. Un posto sacro in cui tifosi del Napoli, ammiratori del Pibe de Oro oppure semplici curiosi si avvicinano per ammirare l’opera e per rendere tributo a Maradona. Stime non ufficiali, e difficilmente verificabili, riportano che ogni anno almeno 6 milioni di persone transitano per via Emanuele de Deo. E la vittoria dello Scudetto da parte del Napoli nel 2022 e nel 2024 non hanno fatto altro che moltiplicare l’aura di questo luogo.
@napolimagazine VIDEO NM - Josè Mourinho al Murales Maradona ai Quartieri Spagnoli a Napoli
suono originale - Napoli Magazine
D’altronde è innegabile il fascino che oggi quel murales esercita su chiunque graviti intorno al mondo del calcio. Non sono solo i tifosi ad andare in pellegrinaggio. La stessa operazione la compiono le squadre che arrivano a Napoli per giocare in trasferta. E anche gli stessi tesserati del club studiano l’occasione migliore per potersi godere il murales in tranquillità. Antonio Conte, attuale allenatore del Napoli, lo visitò in piena notte accompagnato dalla famiglia così come in piena notte Kvicha Kvaratskelia si recò in pellegrinaggio per un ultimo saluto prima della sua cessione al PSG. Perché quel murales è un simbolo di Napoli nel mondo e racconta meglio di qualsiasi altra immagine il rapporto inscindibile tra Maradona, Napoli e il Napoli.




















































