
È la fine del calcio in Arabia Saudita
Con il possibile addio di Cristiano Ronaldo, la bolla del calcio saudita è scoppiata
28 Maggio 2025
"Questo capitolo è chiuso, ma la storia deve ancora essere scritta. Grato a tutti". 14 parole. Sono bastate 14 parole da parte di Cristiano Ronaldo per far esplodere la bolla dell'Arabia Saudita. Ancora non si è capito se sia stato un messaggio con cui ha ufficializzato il suo addio all'Al-Nassr, dato il contratto in scadenza al 30 giugno, o un semplice commiato di fine stagione, ma il solo pensiero che il calciatore che ha dato il via all'emigrazione dall'Europa verso l'Arabia Saudita abbia preso in considerazione l'idea di andarsene è un chiaro segnale che il campionato saudita non ha compiuto i passi in avanti che erano stati previsti nel momento i cui i dollari derivanti dal petrolio hanno cominciato a palesarsi sui conti correnti di club, calciatori, allenatori e agenti di mezzo mondo.
L'estate 2023 è stata quella della paura generale, del fantasma di un'offerta random dall'Arabia Saudita con cifre così esorbitanti che sarebbe stato un delitto non accettarla. Nessuno poteva ritenersi al sicuro. Non si era mai vista una cosa del genere: calciatori all'apice delle loro carriere come Sadio Mané oppure giovani in ascesa come Gabri Veiga, scappavano dall'élite del calcio europeo per trovare sistemazione in Arabia Saudita. Addirittura Roberto Mancini, il Commissario Tecnico della Nazionale, si dimise senza segnali premonitori alla vigilia di Ferragosto per trasferirsi in Arabia Saudita e diventare il CT della nazionale saudita. Una fuga di talenti in piena regola.
Le squadre saudite che andavano a trattare con i club europei non erano nemmeno nominate, giusto un dettaglio per allungare gli articoli su offerte generiche "dall'Arabia Saudita" le cui cifre, come capita con le leggende metropolitane, venivano ritoccate verso l'alto quando le notizie passavano da un sito all'altro. Un tormentone dal sapore esotico che andava a scuotere le fondamenta del più grande passatempo dei tifosi: il calciomercato. I club europei erano pronti ad appellarsi alla UEFA oppure alla FIFA per stabilire nuove regole così che ai club sauditi, gli stessi con cui nel frattempo gli stessi club europei facevano affari per salvare i loro bilanci, venisse vietato di presentare offerte faraoniche ai giocatori spingendoli a loro volta a chiedere la cessione.
Quel fiume in piena che, secondo i dati Transfermarkt, nel 2023 portò ad una spesa di 950,4 milioni di euro (ingaggi esclusi) prima ha rallentato e poi si è fermato. Ora si sta ritirando. Da una parte c'è chi ovviamente ha deciso di rispettare fino in fondo il proprio contratto, forte anche di risultati sportivi eccellenti come Karim Benzema all'Al-Ittihad, Sergej Milinkovic-Savic con l'Al-Hilal oppure Franck Kessié con l'Al-Ahli. E poi c'è chi ha fatto le valigie alla prima occasione utile come Jordan Henderson, tornato in Europa firmando per l'Ajax, oppure chi ha dovuto aspettare dei tempi tecnici come Neymar, accolto come un imperatore dall'Al-Hilal nel 2023 e tornato mestamente in Brasile ad inizio 2025 dopo aver risolto il contratto. Le difficoltà del calcio saudita si misurano anche nell'incapacità di attrarre quei calciatori europei a fine carriera che preferiscono la MLS oppure il Sudamerica per l'ultima parte della loro carriera attratti da uno stile di vita più simile al loro e da un calcio decisamente più competitivo.
Ovviamente le voci di mercato che coinvolgeranno l'Arabia Saudita non si fermeranno di colpo, ad esempio alla vigilia della finale di Champions League si è parlato con insistenza di un'offerta di 50 milioni per tre anni di contratto presentata dall'Al Hilal al tecnico dell'Inter Simone Inzaghi. All'orizzonte poi c'è lo spauracchio del Neom SC, la squadra di proprietà del fondo PIF che deve fare da traino per sponsorizzare The Line ovvero una città nel cuore del deserto costituita da due grattacieli alti 500 metri, disposti in modo parallelo e uniti per dar vita a un insediamento lineare che si estende per 170 chilometri. Ci saranno sempre calciatori oppure allenatori che accetteranno di trasferirsi motivati dalle cifre riportate sul contratto. Inoltre l'Arabia Saudita ha la necessità di costruire una scena calcistica di livello in previsione dei Mondiali 2034, assegnati dalla FIFA senza che ci fosse nemmeno una vera competizione.
La bolla però è scoppiata. Lo scenario per cui tutti si sarebbero appassionati al calcio arabo non si è mai concretizzato né tanto meno si è palesato quel cambiamento di paradigma che avrebbe portato un bambino a preferire l'Al Nassr al Real Madrid. I club europei non sono più terrorizzati ma anzi accolgono con favore un'offerta. L'Arabia Saudita si è rivelata per quello che è, una sorta di anticamera al ritiro per tutti quei calciatori professionisti che hanno scelto consciamente di preferire i soldi alla competizione. Cristiano Ronaldo incluso.