Chiedimi chi è German "El Mono" Burgos
Forse non conoscete abbastanza la vita del vice di Simeone, lo scudiero per eccellenza
20 Febbraio 2019
La bellezza intrinseca del calcio sta negli uomini che lo vivono, che siano giocatori, tifosi o allenatori. Alcuni più di altri incarnano la spinta primordiale che porta ognuno di noi a dare un calcio al pallone quando ne vediamo uno, la passione.
German "El Mono" Burgos è inequivocabilmente uno di questi.
Non credo che esista nel mondo del calcio un personaggio vero come Burgos, le sue intemperanze in panchina, i suoi litigi con arbitri e allenatori - Mourinho ne sa qualcosa, durante un Clasico gli ha esplicitamente detto che gli avrebbe staccato la testa, testuale - dimostrano quanto viva il calcio in modo viscerale, forse troppo ma è il suo bello che piaccia o no.
La storia di German Burgos inizia nella provincia di Buenos Aires dove nasce, cresce e decide che nella vita avrebbe fatto il portiere di calcio. La sua mole imponente non gli lascia scampo e il suo allenatore al Club Ferro Carril Oeste, Carlos Griguol gli affibbiò il soprannome che lo caratterizzerà per tutta la sua vita "El Mono", la scimmia. La consacrazione nel grande calcio arriva quando viene scelto per difendere la porta del River Plate nel 1994 fino al 1999 vincendo 4 volte il Torneo di Apertura (1994, 1996, 1997 e 1999), 1 volta quello di Clausura (1997) ma su tutto la Copa Libertadores del 1996 contro l'América de Cali parando un rigore nella finale d'andata che risulterà poi decisivo per la vittoria finale. Nel 1999 si trasferisce in Spagna, al Mallorca dove resta fino al 2001 per poi accasarsi, nel vero senso della parola, all'Atletico Madrid. Arrivato quando il club era in Segunda División, ci resterà fino al ritiro nel 2004 dopo aver contribuito alla risalita nella massima divisione spagnola. Durante la permanenza all'Atletico, "El Mono" si è trovato di fronte un avversario difficile da combattere, il cancro. Durante il marzo 2013 subì un'operazione per la rimozione di un cancro maligno al rene destro e il presidente dell'Atletico, Gil, gli rinnovò il contratto. Inutile dire che grazie alla sua indole di combattente è riuscito a battere anche questo avversario.
Nei tre anni di Atletico stringe un'amicizia solidissima con Diego Pablo Simeone, "El Cholo". I due sono più simili di quanto si pensi: tenacia, forza, aggressività e coinvolgimento sono tratti distintivi di entrambi che a partire dal gennaio 2011 iniziano un sodalizio lavorativo che farà le fortune di entrambi.
Si inizia a Catania, quando Simeone viene chiamato a sostituire Giampaolo e come suo vice sceglie "El Mono" che lo seguirà prima al Racing Avellaneda e poi, nella stagione 2011/2012, sulla panchina dell'Atletico Madrid.
Dietro al decantato e molte volte criticato Cholismo, ovvero quell'approccio estremamente fisico alle partite, quella cattiveria che contraddistingue l'Atletico, c'è anche Burgos, il suo ruolo va molto oltre l'essere il vice allenatore della squadra. Grazie alle sua schiettezza, al suo essere persona vera tiene le redini dello spogliatoio nelle sue enormi mani e poi è un vero e proprio mago nella preparazione tattica dei calci da fermo, arma non tanto segreta dell'Atletico di questi ultimi anni.
Nel 2014 poi, arriva quello che in Spagna non si aspettava proprio nessuno. Una squadra brutta, sporca e cattiva batte il Real Madrid e il Barcellona e dopo 17 anni dall'ultimo successo, vince la Liga ma sopratutto arriva in finale di Champions Legue contro "gli altri", il Real Madrid. Quella finale è agonica, sembra rispecchiare i caratteri di Simeone e di Burgos ma il sogno crollerà come un muro a due minuti dalla fine quando Sergio Ramos mette a segno il pareggio distruggendo psicologicamente tutti i giocatori dell'Atletico che alla fine perderanno 4-1.
In un'intervista a Papel una volta ha dichiarato:
"La cosa che mi manca di più di quando ero calciatore sono gli insulti dei tifosi avversari. Io rispondevo sempre, fino a quando una volta non mi hanno tirato una busta piena di urina..."
Mentre al Mundo Deportivo ha parlato del suo rapporto con El Cholo:
"Io e Diego siamo come Robert De Niro e Joe Pesci, Bud Spencer e Terence Hill, quando uno parte, l'altro si ferma. Abbiamo entrambi un carattere forte, però il mio compito è quello di equilibrarlo, liberarlo dall'ansia e dai dubbi. Io non dubito. Mai. Quando sai di dire la verità, non devi dubitare. E il mio ruolo è quello di dirgli la verità".
Quello che però molto probabilmente pochi sanno è che German canta. Si, ha iniziato quando era ancora al Ferro Carril e non ha mai smesso, ha inciso quattro dischi tra il 1999 e il 2005. Il suo gruppo ha cambiato svariati nomi, il primo è stato Burgos Simpatia, in omaggio al suo grande amore, i Rolling Stones, per poi chiamarsi definitivamente The Garb, acronimo del suo nome per esteso Germán Adrian Ramón Burgos.
Stasera lo troveremo in panchina per la gara d'andata degli ottavi di finale di Champions League contro la Juventus vicino a Simeone, al suo solito posto, per l'ennesima avventura da affrontare l'uno accanto all'altro proprio come facevano Bud Spencer e Terence Hill.