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Oscar Piastri è un paradosso per la F1

Meme, nessuna aura e un lifestyle minimal

Oscar Piastri è un paradosso per la F1 Meme, nessuna aura e un lifestyle minimal

Oscar Piastri ha già un posto nella storia della F1 e nessuno potrà portarglielo via. Il 21 luglio 2024, aggiudicandosi il Gran Premio d'Ungheria, è diventato il primo pilota nato dopo il 2000 a vincere una gara in F1. Un momento memorabile per lui e per la McLaren, il team che ha sorpreso la concorrenza ed è riuscito a metterlo sotto contratto quando sembrava destinato a prendere il posto di Fernando Alonso in Alpine. L’australiano ha fatto da apripista per la Next Gen di piloti e ha dimostrato immediatamente di poter competere ai massimi livelli. È giovane, veloce, ma soprattutto vincente. Ciò nonostante, il suo successo rappresenta un paradosso. Piastri non è una star o per lo meno non lo è nella misura in cui la F1 vorrebbe vendere i piloti al pubblico. Torniamo sempre al solito punto ovvero a “Drive to Survive” e a come la F1 insieme a Netflix abbia investito tutte le proprie forze per trasformare i piloti in personaggi, hero o villain poco importa.

Drama è la parola chiave. Solo che Piastri non si presta a questa dinamica, non per una scelta autoritaria ma semplicemente perché il suo carattere non è tagliato per questo genere di narrazione. Nel corso della sua carriera in F1 ci sono già stati dei momenti, sia in pista che fuori dalla pista, che si sarebbero potuti prestare a questo racconto romanzato e invece Piastri li ha gestiti in modo che il risultato finale coincidesse con la riconoscenza di una enorme compostezza comportamentale sotto pressione. Le cose potrebbero cambiare, magari già nel corso della stagione 2025 dato che si contende il mondiali piloti con il compagno di squadra Lando Norris, ma al momento Piastri è un pilota che non sembra interessato alla questione mediatica. Non ha lo stile e l'eleganza di Hamilton. Non ha la naturale propensione allo showbiz come Ricciardo. Non ha un'aura da lord come Russell. Non è un bullo come Verstappen. Non è un Baby Faced Assassin come Antonelli. Non ha la bellezza del primo della classe come Leclerc. Non ha nulla di tutto ciò. Se non fosse per il collo ingrossato dagli esercizi per resistere alla forza di gravità, non sembrerebbe nemmeno un pilota di F1.

Ha una comunicazione social da minimo sindacale, per lo più foto tratte dai weekend dei Gran Premi. Eppure riempie questo vuoto con un linguaggio (letterale e visivo) prevalentemente ironico. Flirta senza paura con i meme e grazie a questa complicità è in grado di raggiungere facilmente anche chi non segue assiduamente la F1. Non bisogna impegnarsi per essere un fan di Piastri. La sua può essere definita una no bullshit attitude ma senza l'arroganza che solitamente comporta un atteggiamento simile. È uno stile di vita senza particolari ricami. Si sente a suo agio nell’essere sé stesso, senza un taglio di capelli complesso oppure senza trasformare il suo arrivo nel paddock in una sorta di tunnel fit, rimanendo fedele quasi sempre alla sua combo t-shirt e pantaloncino corto da primo giorno di scuola. Una mosca bianca all'interno del paddock, da sempre ambiente attento a mantenere un'idea di lifestyle caratterizzato prevalentemente da lusso e ricchezza. È un'anomalia, un glitch con cui il sistema F1 dovrà fare per forza i conti dato che gara dopo gara Piastri è riuscito a piegare l'unica narrazione sul suo conto: non ci si chiede più se diventerà mai un campione del mondo, ora ci si chiede quando diventerà un campione del mondo.