Quando Michael Schumacher portò Nike in Formula 1 Rivedremo più lo Swoosh ai piedi di un pilota?

Nell’agosto 1995 il presidente della FIAT, L'avvocato Gianni Agnelli, annuncia una notizia che scuote il mondo della F1: la Ferrari ha messo sotto contratto Michael Schumacher per la stagione 1996. Una decisione sorprendente ma destinata a fare la storia del motorsport. Il pilota tedesco era il campione in carica avendo vinto il Mondiale Piloti 1994 alla guida della Benetton, titolo che avrebbe bissato anche nel 1995 sempre alla guida di Benetton. Non solo: era considerato unanimemente l’uomo in grado di salvare la F1 dopo la morte di Ayrton Senna e il ritiro di Alain Prost, i due piloti che avevano dominato la scena nel decennio precedente. Al contrario Ferrari era una scuderia in crisi, incapace di sviluppare una macchina competitiva dato che l’ultimo pilota a vincere un Mondiale fu Jody Scheckter nel 1979. Il matrimonio si dimostrerà invece vincente, anzi il più vincente nella storia della Formula 1: 58 pole position, 72 vittorie in 180 Gran Premi totali ma soprattutto 5 Mondiali Piloti consecutivi tra il 2000 e il 2004. Numeri che lo hanno reso il pilota di F1 più vincente di sempre, almeno sino all’ascesa di Lewis Hamilton prima e Max Verstappen poi.

Le scarpe Nike di Schumacher: tra performance e stile

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Per convincere Schumacher ad accettare il progetto Ferrari, oltre a rassicurazioni sul piano tecnico, il Cavallino Rampante persuase anche alcuni sponsor ad aumentare il proprio impegno economico. Altri invece entrarono in corsa intuendo le potenzialità di questa partnership. Uno di questi è Nike che di fatto rese Schumacher un brand ambassador per lo Swoosh. La conferma arriva il 17 gennaio 1996 quando, nel corso della conferenza stampa che ufficializza la collaborazione, viene presentata la prima signature shoe di Schumacher. Si tratta di una scarpa studiata appositamente per i Gran Premi e che quindi non appartiene alla dimensione streetwear. La silhouette riprende quella classica degli scarpini F1 e quindi una sneaker declinata a stivaletto con imbottitura interna per rispettare gli standard di sicurezza della FIA, che Nike riproduce in due colori: rossa con dettagli neri e Swoosh bianco, bianca con inserti neri e Swoosh bianco.

La Nike Air Zoom Schu e il passaggio al casual

La sneaker vera e propria arriverà in un secondo momento con l’introduzione della Nike Air Zoom Schu ovvero una scarpa che porta nella dimensione casual l’estetica degli stivaletti pensati per le corse automobilistiche adattantole alle silhouette di altre sneaker Nike in voga al tempo, Air Jordan su tutte. Verranno prodotte nelle stesse tonalità di colore viste in pista oltre che in una terza versione blu scuro. La partnership durerà sino al 2002 quando FILA diventerà supplier di Ferrari, chiudendo un contratto che obbligherà Schumacher ad abbandonare Nike. Lo Swoosh infatti non era sponsor tecnico della Rossa ma esclusivamente del pilota tedesco. Ad esclusione della stagione 1997, sia Eddie Irvine che Rubens Barrichello, ovvero i due compagni di squadra di Schumacher nel periodo Nike, indossavano brand differenti dal tedesco. Irvine ad esempio inizialmente utilizzò scarpe Diadora, sponsor di Ferrari, per poi passare a Sabelt dopo aver utilizzato anche lui per una sola stagione scarpe Nike. Barrichello optò anche lui inizialmente per Sabelt nel 2000 salvo poi passare ad Asics nel 2001.

Il futuro: Nike può tornare in Formula 1?

Ad oggi, la parentesi che va dal 1996 al 2001 resta l'unica testimonianza di Nike in Formula 1. Lo Swoosh non si è più rivisto su un circuito, né ai piedi di un pilota né tanto meno su una tuta oppure su una monoposto. Nel frattempo la Formula 1 è diventata una realtà in grado di attrarre qualsiasi tipo di brand, tanto che adidas ha investito con grande forza prima in Mercedes e poi in Audi, senza dimenticare la partnership ventennale di PUMA con Ferrari. Insomma tutti i competitor di Nike hanno sfruttato l’assenza del brand per crearsi un’immagine forte nel mondo dei motori. E se è vero che fuori dal circus Nike sta vivendo un successo senza precedenti, dal tennis al calcio passando per l’estetica outdoor, allo stesso tempo oggi non è così fuori luogo pensare che possa tornare ad operare anche in F1 rivoluzionandone l'estetica. Anzi è inevitabile. L'unico caveat è che ci possa essere nuovamente la possibilità di lavorare un pilota generazionale, come Michael Schumacher.