
Anche gli Orlando Magic hanno ceduto alla nostalgia
Il nuovo rebranding flirta col passato e guarda al futuro
06 Giugno 2025
Una nuova generazione di Magic basketball, ma anche un tributo alla tradizione in un mix definito “modern classic”. Queste le parole scelte dagli Orlando Magic per raccontare il nuovo logo della franchigia, il restyling del campo e i kit da gara 2025/26, presentati lunedì scorso in un evento al Kia Center di Orlando, Florida. E quelle soprattutto sono le idee da cui ha preso forma il terzo rebranding nella storia recente dei Magic, dopo i due di inizio millennio (2000 e 2010): un aggiornamento dell’identità visiva orientato alla modernità, ma fortemente legato al codice genetico della squadra, con un velo di nostalgia.
“I nuovi loghi e le nuove uniformi sono un omaggio alla ricca storia degli Orlando Magic e allo stesso tempo l’inizio di una nuova era”, hanno confermato Dan DeVos, chairman della franchigia, e Shelly Wilkes, vicepresidente esecutiva del marketing. Un’impostazione chiara, presente in tutta la narrazione del lancio: ripensare il passato in funzione del presente, ma senza snaturarlo. Ed è un’operazione perfettamente riuscita nei suoi intenti, come testimoniano i primi feedback dei tifosi, ampiamente positivi, e l’imprimatur del portale specializzato Canny Creative, che ha scritto: “non è un cambiamento che urla nostalgia, ma sussurra con stile l’identità di sempre, e funziona.”
Modern Classic
Rispetto all’edizione precedente, si è optato per una standardizzazione nella forma geometrica, adesso circolare, e per un significativo ridimensionamento della scritta, meno centrale e ingombrante. La palla, seguita da una scia molto meno eccentrica, resta l’elemento distintivo; mentre la stella è tornata al centro di tutto, come in passato. Sia all’interno del logo, dove se ne contano cinque all’inseguimento della palla da gioco, sia sul fronte della maglia, in cui è stata inserita al posto delle A (ma non come puntino della i) nelle scritte Magic e Orlando. Il lettering e il font sono votati all’estrema leggibilità, con proporzioni ottimizzate in chiave digitale; e intorno, una geometria ben definita e un impatto cromatico decisamente alleggerito. Insomma, un logo molto più light e moderno.
Contestualmente sono state presentate anche le nuove uniformi, nelle consuete tre versioni: Association (bianca), Icon (blu) e Statement (nera, firmata Jordan), anche qui con elementi classici ripresi in chiave contemporanea. Le prime due riportano in auge le pinstripes (il gessato a strisce verticali), una delle cifre visive più riconoscibili e apprezzate della storia dei Magic. Si parla infatti di modern classic, con il ricordo delle maglie vestite trent’anni fa da Shaquille O’Neal e Penny Hardaway sullo sfondo, ma con il linguaggio e i codici del design sportivo di oggi. La versione Statement infine, creativamente più libera, si ispira alle giacche da riscaldamento di fine anni ‘90.
Non si tratta solo di un ammodernamento, ma anche della restituzione alla fanbase di un qualcosa di familiare, in una forma inedita. “Questo è un nuovo capitolo, ma parte della stessa storia”, ha aggiunto Cole DeVos. L’operazione è nata infatti da un percorso di ascolto dei tifosi, e le parole scelte in comunicazione confermano questo doppio binario: evoluzione ed eredità, stile rinnovato e omaggio al passato, riferimento iconico e prospettiva futura.
Un trend estetico
Negli ultimi dieci anni, numerose squadre NBA hanno scelto di rivedere il proprio visual branding. I Brooklyn Nets nel 2012, i Minnesota Timberwolves nel 2017, gli Atlanta Hawks nel 2022, i Cleveland Cavaliers e gli Utah Jazz nel 2022, fino ai più recenti aggiornamenti di Detroit Pistons e Houston Rockets. Processi e identità diverse, ma con una direzione comune: font sans serif (“senza grazie”, poco ricamati), strutture circolari o comunque più schematiche, disegno pulito ed essenziale, palette ridotta di colori e grafiche pensate per funzionare negli spazi della comunicazione digitale. Chris Creamer di SportsLogos ha inquadrato questo trend parlando di “una lega con loghi progettati per funzionare in 50x50 pixel”.
Non è soltanto una questione estetica, ma una tendenza ben riconoscibile in NBA così come in altri contesti (sportivi e non), che punta su scalabilità, versatilità e immediatezza. E che ha decentrato i loghi dallo storytelling del brand. Se negli anni ’90 lo stemma era infatti il cuore dell’identità visiva di una squadra, oggi è solo uno dei suoi tanti asset estetici; non più un racconto autonomo, ma un elemento integrato, pensato per adattarsi ad ogni formato e piattaforma. A guidare la narrazione sono sempre di più altri strumenti: uniformi, court design, capsule collection, campagne digitali, contenuti multimediali, eccetera.
Background Magic
La franchigia della Florida partiva da un ricco bagaglio estetico e culturale, cui ha attinto più di quanto fatto con il rebranding di quindici anni fa. Non è una sorpresa, comunque: il richiamo agli anni ’90 è stato una costante dell’ultimo periodo, come testimoniano la City Edition galattica del 2021/22, le collezioni rétro Mitchell & Ness e il ritorno ciclico delle maglie pinstripe. D’altronde le collezioni Hardwood Classics hanno assorbito nel 2024 circa il 15% delle vendite retail complessive della franchigia: un segno tangibile dell’affezione della fanbase (locale e globale) per quei “vecchi Magic”.
Il logo originale di Orlando fu introdotto nel 1989, e usato fino all’inizio del nuovo millennio. Aveva una costruzione grafica più esuberante e illustrativa, in linea con le tendenze visive dell’epoca: lettering obliquo e sregolato, la palla in versione cometa con i suoi contorni irregolari, le stelle come elementi tipografici dinamici, la struttura ispirata più dal contenuto che dalla geometria. Il nuovo branding invece, dopo quello del 2010 forse un po’ troppo vuoto e di sicuro non amato dal pubblico, recupera un’estetica che suscita ancora grande affetto, e un po’ di nostalgia. Traducendola in una versione più adatta alle nuove esigenze commerciali. Ed ecco i nuovi, vecchi Orlando Magic.