
La NBA ha un problema con le scommesse Gli arresti di Terry Rozier e Chauncey Billups non sono né una prima né un’ultima volta
Due inchieste federali emerse nella giornata di giovedì 23 ottobre hanno portato all’arresto di un giocatore e un allenatore NBA: Terry Rozier, guardia dei Miami Heat, e Chauncey Billups, coach dei Portland Trail Blazers con un lungo trascorso da giocatore e un posto nella Hall of Fame. I casi sono emersi nello stesso momento, ma sono parte di due filoni giudiziari distinti: quello che coinvolge Rozier è uno schema di scommesse sportive con informazioni riservate, mentre Billups è indagato come parte di un sistema per truccare tavoli da poker e truffare altri giocatori, con l’ombra di famiglie mafiose. In totale sono stati annunciati dalle autorità quasi 40 arresti, con le accuse di insider betting, frode telematica e riciclaggio.
La notizia è uno shock per il pubblico NBA, ma a dire il vero più per i nomi coinvolti che per la dinamica dell’illecito. Non si tratta infatti di una piaga nata ieri, anzi. L’ultimo caso è datato 2024: Jontay Porter, ex giocatore bannato a vita dalla lega che ha patteggiato per il coinvolgimento in prop-bet manipolate. Le indagini di oggi si agganciano a quella scia investigativa, e coinvolgono altre figure dentro e fuori l’NBA. Tra i nomi emersi c’è anche Damon Jones, ex membro dello staff dei Los Angeles Lakers, molto vicino a LeBron James anche lui citato nella cronaca di queste ore, ma estraneo alle indagini.
L'NBA ha congelato i tesserati coinvolti e garantito massima collaborazione per "difendere l'integrità del gioco", in un contesto sempre più dispersivo - quello del gambling sportivo - che offre un’infinità di quote e piattaforme su ogni partita, con tutti i pericoli annessi. La stessa NBA, però, non è estranea alla crescita di questo ecosistema e alla sua normalizzazione con il proprio pubblico. La lega guidata da Adam Silver ha legami sempre più espliciti e invadenti con Las Vegas, dove da qualche anno si giocano Summer League e finali di NBA Cup, dove diversi membri del Board of Governors affondano le radici dei propri imperi finanziari, e dove ci si attende la nascita prima o dopo di una nuova franchigia. Intanto Brooklyn Nets e Phoenix Suns sono appena tornati dalla Cina, dove l’NBA ha organizzato un paio di gare di preseason a Macao, la capitale asiatica del gioco d’azzardo. E ancora: da questa stagione su Prime Video gli spettatori americani possono attivare direttamente sullo schermo le quote FanDuel, dopo anni in cui le trasmissioni di ESPN sono state invase da betting corner, e in cui agenzie come DraftKings si sono presentate come partner ufficiali della lega. Insomma, il business delle scommesse non è più ai margini del racconto sportivo, è dentro il prodotto. In NBA come in tanti contesti sportivi europei.
Il caso Rozier
Terry Rozier è stato arrestato ieri mattina a Orlando, Florida. L’impianto accusatorio parla di un gruppo di persone che tra dicembre 2022 e marzo 2024 avrebbe sfruttato informazioni non pubbliche (infortuni, forfait, minutaggi, rotazioni, scelte tecniche) per piazzare puntate su player props, ovvero gli under/over sulle singole voci statistiche dei giocatori, ovviamente tramite prestanome e canali di pagamento frammentati.
Il caso ha avuto origine da un episodio sospetto del 23 marzo 2023, durante una sfida di regular season tra Charlotte Hornets (ex squadra di Rozier) e New Orleans Pelicans. Quel giorno diversi operatori notarono volumi anomali sugli under di Rozier, per oltre 200.000 dollari complessivi di puntate, tra cui 30 scommesse refertate in 46 minuti per un totale di 13.750 dollari da un singolo utente. Risultato? Rozier lasciò il campo dopo circa dieci minuti per un problema al piede. Le giocate furono tutte vincenti.
Secondo l’atto d’accusa, il gruppo in quel periodo si sarebbe attivato su sette partite almeno. Tra gli episodi citati dagli atti c’è anche Los Angeles Lakers-Milwaukee Bucks del febbraio 2023, con soffiate sulle indisponibilità last-minute in arrivo da dentro lo spogliatoio giallo-viola, tramite Damon Jones. L’ex membro di Cavs e Lakers avrebbe incassato qualche migliaio di dollari per tali informazioni, stando a quanto emerso nelle ultime ore.
Il caso per adesso si limita a questa manciata di nomi e partite, ma scopre un paio di fragilità strutturali piuttosto evidenti. Cioè, da una parte, la difficoltà nel tracciare questi passaggi di informazioni, e quindi chi-dice-cosa-a-chi dentro e intorno gli spogliatoi NBA, con quali tempistiche dato che qualche minuto di anticipo sugli injury report ufficiali può fare la differenza, e quindi l’uso improprio di tali dati per trarre illecitamente vantaggio sui bookmakers. E dall’altro, estendendo il discorso dall’insider betting all’ombra delle partite combinate, la disponibilità all’ordine del giorno di quote su elementi relativamente poco influenti ai termini del risultato finale. Ad esempio: quanti rimbalzi catturerà il singolo giocatore, o quanti palloni ruberà, perderà, e via dicendo. Un universo che garantisce agli utenti sempre più dettagli su cui scommettere, e che allo stesso tempo offre nuove, pericolose tentazioni agli addetti ai lavori.
Il caso Billups
L’altro filone, come anticipato, non riguarda scommesse su gare NBA, ma tavoli di poker truccati. Per quanto grave e allarmante, è un caso di illecito più tradizionale e slegato dall’evoluzione del betting legale. L’atto d’accusa imputa a una trentina persone, tra cui Chauncey Billups, la partecipazione a un sistema per falsare partite high-stakes in varie città USA, con l’appoggio di membri di grosse famiglie della malavita organizzata quali Bonanno, Gambino e Genovese. Secondo i procuratori, dal 2019 il gruppo avrebbe usato tecnologia nascosta per leggere e ordinare le carte come macchine di mescolamento alterate, microcamere e persino lenti a contatto e occhiali appositi per carte marcate, trasformando i tavoli in una trappola per i giocatori estranei al sistema. Che sono diventati vittime inconsapevoli di una colossale frode da milioni di dollari.
Nel modus operandi descritto compaiono ruoli codificati: il quarterback riceveva all’esterno le informazioni sulle mani, e le segnalava ai complici seduti al tavolo; in parallelo, ex atleti di grande notorietà, le cosiddette face cards, venivano usati come richiamo per attirare giocatori e alzare la posta in palio. In tutto ciò Billups è citato tra i volti deputati ad accrescere la credibilità dell’ambiente e oliare un meccanismo in cui la tecnologia garantiva un sistematico vantaggio. Se qualcuno non pagava, poi, entravano in scena minacce ed estorsioni: dinamiche poco sorprendenti alla luce del coinvolgimento delle organizzazioni mafiose.
I precedenti
I due processi, quello per insider betting e quest’ultimo legato al poker, proseguiranno ora su binari paralleli. Ma con alcuni punti di contatto, sia a livello di flussi economici, sia nei legami con il mondo NBA, visto il doppio coinvolgimento di Damon Jones. Al netto dell’esito processuale, però, il danno reputazionale per una franchigia NBA, nel caso specifico i Blazers, che vede il proprio head coach in un atto d’accusa così grave è già enorme. E in prospettiva, la paura che il caso-Rozier non sia isolato, soprattutto allontanandosi dai riflettori dell’NBA, non può essere ignorata. Da nessuna federazione sportiva al mondo.
Basta guardare la storia recente dell’NBA e delle altre leghe sportive professionistiche americane per percepire l’allarme. C’è il già menzionato precedente del 2024 di Jontay Porter, che per le procura è esplicitamente connesso alla nuova inchiesta. L’ex giocatore dei Toronto Raptors divulgava informazioni confidenziali a gruppi di scommettitori, e all’occorrenza limitava anche la propria partecipazione per favorire le prop-bet: un caso che fa emergere criticità analoghe allo scandalo che ieri ha travolto Terry Rozier. Ma non solo. Si ricorda anche il caso Tim Donaghy (2007), ex arbitro che ha patteggiato in aula per cospirazione, frode telematica e trasmissione di informazioni riservate: un promemoria che l’integrità è vulnerabile non solo tra i giocatori. La sua storia è stata raccontata da Netflix nell'episodio "Untold: Operation Flagrant Foul".
Fuori dalla NBA, certo, l’elenco si allunga. In NFL, Josh Shaw è stato sospeso nel 2019 per aver scommesso su gare del suo stesso campionato, così come Calvin Ridley nel 2022, pur senza accuse oltre al conflitto di interessi, altro tema controverso emerso anche con diversi atleti italiani. In MLB c’è il caso di Tucupita Marcano (2024), quello meno recente di Pete Rose (1989) e il maxi-scandalo Black Sox di un secolo fa che ha cambiato per sempre la governance della lega.
Negli ultimi anni, poi, la mappa si è allargata allo sport collegiale, con diversi casi emersi in superficie. Si tratta di un contesto ancora più critico, per fattori economici e anagrafici, con giovanissimi atleti che hanno meno da perdere rispetto a chi ha una milionaria carriera nello sport pro. Tra indagini nei circuiti NCAA e ondate di sospensioni, dal 2018 in poi l’espansione del betting legale negli Stati Uniti ha esteso i punti d’attrito e moltiplicato i casi.
Stati Uniti e scommesse
Il punto di svolta è datato 2018, quando la Corte Suprema ha cancellato il divieto federale in materia di gioco d’azzardo e rimesso la regolazione delle scommesse ai singoli Stati. Da lì è cambiato tutto in termini di diffusione e capillarità, come fotografato dai numeri: nel 2024 gli americani hanno puntato 150 miliardi di dollari circa in canali legali, generando quasi 14 miliardi di ricavi per gli operatori; nel 2025, solo fino al 31 agosto, il conteggio ha già scollinato i 100 miliardi di puntate e i 10 miliardi di ricavi. Numeri che sono più che decuplicati rispetto al 2017, e che post-pandemia stanno crescendo a un ritmo vertiginoso.
Contestualmente, nel 2018 è nata la SWIMA (Sports Wagering Integrity Monitoring Association), una rete di monitoraggio che coordina regolatori e operatori, cui si affiancano agenzie che forniscono alert su flussi anomali di scommesse alle leghe e alle autorità. Ma è un’azione per definizione reattiva: intercettare pattern sospetti, senza possibilità di prevenire. Non per caso dopo il precedente di Jontay Porter alcune giurisdizioni hanno ristretto o vietato le prop bet in determinati contesti, soprattutto in ambito collegiale, su diretta pressione dell’NCAA. Il margine d’azione, però, è ancora ampio.
Questa combinazione tra normative più permissive, mercati iper-capillari, dispersività digitale delle giocate e del denaro unita ad una generale normalizzazione del gioco d’azzardo negli Stati Uniti - di cui le leghe professionistiche, come detto, sono agente primari - spiega perché casi come quelli di Rozier e Billups rischiano di moltiplicarsi. Rispetto al passato, è molto più facile collocare giocate su dettagli degli sport, frammentarle tra una moltitudine di bettors (online e offline), spostarle su piattaforme e giurisdizioni diverse. E anche quando i sistemi di allerta funzionano, come nel caso corrente, l’azione investigativa e giudiziaria ha inevitabilmente i suoi tempi, tant’è che si sta parlando di partite della stagione 2023/24. È la solita partita in cui la giustizia insegue l’illecito, con un fisiologico gap da colmare.
Allerta globale
L’ombra del match-fixing, comunque, non riguarda solo gli Stati Uniti, anzi. In Italia, oltre ai noti casi del secolo scorso, ci sono state ondate recenti: il filone Scommessopoli 2011/12 con tanti indagati tra Serie A e B, il maxi-blitz Dirty Soccer nel 2015 tra Lega Pro e Serie D, fino alle squalifiche combinate nel 2023 a Nicolò Fagioli e Sandro Tonali. Oppure si potrebbe citare l’Operacion Oikos nel calcio spagnolo e l’Operacao Penalidade Maxima in Brasile. Tutti casi con dinamiche e logiche diverse, ma che confermano la difficoltà a tenere le scommesse - su piattaforme legali e illegali, domestiche ed estere - al di fuori dell’universo sportivo.
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Ma è fondamentale ripeterlo: è lontano dai palcoscenici più luminosi, e quindi scendendo di categorie o andando in contesti con meno controlli e risorse, che la questione si fa ancora più critica. In Bolivia, ad esempio, la federcalcio ha sospeso di recente i primi due campionati locali per sospetti di combine. E si potrebbe fare una lunghissima lista di campionati calcistici in giro per il mondo coinvolti recentemente in scandali scommesse. In Europa (Armenia, Albania, Montenegro, Moldova), in Africa (Nigeria, Ghana e Kenya), in Asia (Laos, Cambogia) e in chissà quanti altri contesti.
Detto degli sport di squadra, va da sé che quelli individuali siano un altro ambito iper-esposto. Il tennis registra sanzioni ogni anno, soprattutto in ambito ITF (giovanile), anche se lo sforzo congiunto di federazioni e agenzie di controllo stanno limitando i casi, dopo il boom di inizio decennio. Lo snooker ha vissuto tra 2022 e 2023 la più ampia inchiesta di sempre, con molteplici squalifiche combinate a giocatori cinesi. Nelle arti marziali miste, infine, l’affaire-Krause, coach accusato di aver creato un ponte con bookmakers off-shore, ha prodotto sospensioni pluriennali e un ripensamento dei controlli.
Insomma, si possono avere opinioni diverse sul gioco d’azzardo - quello legale, ovviamente - ma è un dato di fatto che per l’integrità dello sport lo sdoganamento delle scommesse e l’evoluzione tecnologica del settore rappresentino un serio problema. I casi emersi ieri negli Stati Uniti lo hanno ricordato un’altra volta, portando sulle prime pagine dei giornali atleti di grande notorietà e una lega, l’NBA, tanto popolare quanto attenta alla propria reputazione. Ma è un discorso molto più ampio, e molto più preoccupante.





















































