
Con l'elezione di Mamdani si abbasseranno i prezzi dei biglietti del Mondiale? La FIFA si trova per la prima volta di fronte a un politico non alleato
Zohran Mamdani sarà il nuovo sindaco di New York ed è una notizia che ha risvolti anche per il mondo del calcio, in particolare per la questione della vendita dei biglietti per il Mondiale 2026 che si disputerà tra Stati Uniti, Messico e Canada. Mamdani è un grande appassionato di calcio, tifoso dell’Arsenal e nel corso di un’intervista per The Guardian ha raccontato che da bambino in Uganda aveva attaccato sul frigo una calamita degli Invincibles della stagione 2003/04. È stato anche un calciatore amatoriale dato che ai tempi dell’università ha giocato nella West Side Soccer League. I punti di contatto quindi tra il calcio e Mamdani, il primo sindaco musulmano di New York e il più giovane dal 1892, sono molti ma il più importante deve ancora materializzarsi.
La questione New York
New York infatti sarà una delle undici città statunitensi che ospiteranno le partite del Mondiale 2026. Non solo. Il MetLife Stadium ospiterà otto partite in totale tra cui la finale del torneo in programma il prossimo 19 luglio. Tutti gli occhi del mondo saranno puntati lì e c’è già grande curiosità rispetto a questo evento dato che Mamdani non ha risparmiato critiche alla FIFA per le modalità con cui è stata gestita la vendita dei biglietti. Nel dettaglio la FIFA, come già fatto in precedenza per la prima edizione del Mondiale per Club, ha introdotto il dynamic pricing ovvero quel sistema che fa oscillare il prezzo di un biglietto verso l’alto oppure verso il basso a seconda della richiesta. La prima fase di vendita è iniziata nelle scorse settimane e il primo effetto del dynamic pricing è che, ad oggi, il Mondiale 2026 è già l'edizione con i biglietti più cari di sempre, nonostante non si conoscano ancora con certezza tutte le squadre partecipanti e, soprattutto, non sia stato ancora effettuato il sorteggio dei gironi che stabilirà il calendario della prima fase della manifestazione.
Per avere un’idea delle cifre in ballo: il costo minimo per la partita di debutto degli Stati Uniti, che avverrà a Los Angeles presso il SoFi Stadium il 12 giugno 2026 a prescindere dall’avversario, era di 560 dollari. Per un biglietto di Categoria 1, che assicura i migliori posti a sedere, nel giorno di apertura si spendevano 2735 dollari, prezzi che ovviamente in questa fase di estrema richiesta sono aumentati. Di fronte a queste cifre, Mamdani si era esposto in prima persona attaccando la FIFA rea di avere a cuore solo i propri interessi e non quelli dei tifosi, arrivando ad incassare oltre il 400% in più per i biglietti rispetto a quanto incassato per l’edizione 2022 del Mondiale in Qatar.
La sfida di Mamdani
Il messaggio di sfida era arrivato in piena campagna elettorale con Mamdani che sui social non solo invitava i suoi followers ad unirsi alla sua petizione per imporre un tetto massimo per il prezzo di vendita sulle piattaforme di secondary ticket, gestite sempre dalla FIFA, ma chiedeva anche alla FIFA di predisporre per ogni partita una quota di biglietti (15%) da mettere a disposizione delle comunità locali. "But are any working-class New Yorkers actually going to be able to watch any of the matches?", si chiedeva Mamdani nel video e la sua richiesta, ovviamente, è caduta nel vuoto. Forte della bromance con Donald Trump, il presidente della FIFA Gianni Infantino ha tirato dritto per la sua strada sia per quanto riguarda il dynamic pricing e il secondary ticket. L’unica concessione è stata una sorta di prelazione per i residenti in Stati Uniti, Messico e Canada nel corso della seconda fase di vendita di biglietti, che comunque restava aperta per chiunque volesse partecipare a prescindere dal loro paese di residenza.
Per farla breve. I problemi intorno alla vendita dei biglietti non sono stati risolti e al momento non si vedono grandi novità all’orizzonte, con i prezzi che continueranno a salire almeno sino a quando non verrà pubblicato il calendario completo della fase a gironi e a quel punto, di fronte a partite con scarso interesse, potremmo vedere un calo dei costi così come accaduto al Mondiale per Club. C’è però da sottolineare il fatto che con l’elezione di Mamdani, per la prima volta la FIFA e Gianni Infantino si trovano ad avere come interlocutore un politico che non sarà loro alleato. Un discorso che si può ampliare anche al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, già criticato in merito a extracomunitari e concessione dei visti. Sarà quindi Mamdani a salvare il Mondiale 2026?



















































