Storia ed estetica delle livree McLaren Come siamo arrivati alla versione papaya?

Non c’è F1 senza McLaren. La scuderia inglese è la seconda per longevità nel circus dopo Ferrari avendo sempre gareggiato con lo stesso nome dal 1966 ad oggi. Non solo. Con la prossima uscita di scena di Sauber in favore di Audi, McLaren sarà una delle quattro scuderie sulla griglia di partenza a portare il cognome del fondatore insieme alle storiche Ferrari e Williams oltre alla più recente Haas. Fu infatti Bruce McLaren a fondare la scuderia. E nonostante oggi McLaren sia universalmente conosciuta come un team britannico, in realtà il suo fondatore era neozelandese. Anzi, un pilota neozelandese. Il più giovane a vincere mai un Gran Premio di Formula 1 nel 1959 a 22 anni alla guida di una Cooper. Il suo spirito da ingegnere lo portò a fondare McLaren qualche anno dopo, nel 1963, agli albori dell’epoca dei cosiddetti garagisti ovvero di proprietari di piccole aziende che partendo da un garage rudimentale arrivavano su circuiti internazionali. 62 anni di storia contraddistinti da diverse livree.

Gli esordi della McLaren in Formula 1

La prima storica vettura McLaren a gareggiare in Formula 1 nel 1966 fu la M2B, una vettura bianca divisa a metà da una striscia verde: una concessione artistica sull’idea originale ovvero portare in pista una macchina argento con dettagli verde. Il motivo? Durante il weekend del Gran Premio di Montecarlo si stavano effettuando le riprese di Grand Prix, film dedicato alla F1, e il regista John Frankenheimer necessitava di una macchina bianca. Alla fine la scelta ricadde sulla McLaren.

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Il 1967 segnò il passaggio al rosso, sempre con una linea verde disegnata al centro: secondo la versione unofficial offerta dalla stessa scuderia, quella era l’unica tonalità disponibile all’epoca in officina. Curiosamente si trattava dello stesso rosso utilizzato da Ferrari e per questo motivo gli organizzatori del Gran Premio d'Italia in occasione della gara di Monza chiesero al team di cambiare colore per non trarre in inganno gli spettatori, salvo poi cambiare idea nel momento in cui Bruce McLaren firmò la pole position.

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Il 1968 è l’anno della prima svolta con il passaggio all’arancione. Un’evoluzione cromatica la cui ispirazione arrivava dalle vetture della Canadian-American Challenge Cup e che permise a McLaren di distinguersi dal resto del gruppo, così da essere sempre riconoscibili sia per il pubblico sugli spalti ma soprattutto per il pubblico che da casa seguiva le gare in bianconero alla tv. Il total orange durò per qualche stagione salvo poi essere sacrificato per l’ingresso di Yardley Tobacco come sponsor che di fatto impose l’introduzione del bianco sulla livrea. L’arancione sparì definitivamente dalle McLaren dal 1974 sino alla sua reintroduzione nel 2017, salvo per un’occasione: i test invernali del 1997 con Mika Hakkinen e David Coulthard che guidarono una macchina papaya in attesa di svelare la livrea ufficiale qualche settimana dopo.

L’epoca Marlboro e la livrea biancorossa

Come detto il 1974 è l’anno dell’abbandono dell’arancione per il passaggio ad una livrea che diventerà storica, ovvero quella bianca e rossa. Un cambio imposto dallo sponsor dell’epoca, ovvero Marlboro, arrivato in McLaren insieme a Emerson Fittipaldi. Una svolta vincente dato che il brasiliano, sempre nel 1974, divenne il primo a vincere un Mondiale Piloti alla guida di McLaren. Successo bissato nel 1976 da James Hunt al termine di una sfida epica Niki Lauda, perfettamente catturata nel film Rush diretto da Ron Howard.

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Se Fittipaldi e Hunt resero vincente quella livrea, fu la rivalità tra Alain Prost e Ayrton Senna a rendere immortale la versione biancorossa di McLaren. Dal 1985 al 1991, McLaren vinse sei titoli Piloti sui sette disponibili, tre con Prost e tre con Senna, statistica che sale a sette su otto comprendendo anche il titolo vinto da Niki Lauda nel 1984. McLaren portò questa livrea anche nella prima metà degli anni ‘90 senza però riuscire a rivivere i fasti degli anni ‘80, sia per la separazione da Prost prima e Senna poi oltre che per un rapporto complicato con Cosworth e Peugeot, ovvero i fornitori di motori rispettivamente nel 1993 e nel 1994. Il 1995 segna il passaggio a Mercedes per il primo atto di una relazione che porterà nuovi successi ma anche una nuova livrea.

Le Frecce d’Argento e l’era Mercedes

La MP4-12 è la macchina per cui per McLaren venne coniato il soprannome Frecce d’Argento. La genesi è ovviamente legata alla livrea rivoluzionaria introdotta a partire dal 1997, un argento vivo derivante ancora una volta da un contratto di sponsorizzazione. Nel dettaglio si trattava di West, altro brand di sigarette il cui nome era ben visibile sulle pance. Una scelta cromatica che si legava perfettamente anche all’heritage di Mercedes e che allo stesso tempo permetteva al brand tedesco di creare una propria identità visiva in F1 che ancora oggi porta in pista attraverso il proprio team Mercedes-AMG PETRONAS F1 Team.

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Tornando a McLaren, le Frecce d’Argento ebbero un impatto immediato dato che arrivò una vittoria a Melbourne con David Coulthard nel giorno del debutto della nuova livrea interrompendo una striscia di 50 Gran Premi consecutivi senza vittorie. A portare questa livrea nella storia fu però Mika Hakkinen che vinse il titolo Mondiale nel 1998 e nel 1999, oltre che realizzare nel 2000 quello che ancora oggi è considerato il sorpasso più bello di sempre nella storia della F1 ai danni di Michael Schumacher sul circuito di Spa-Francorchamps.

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L’uscita di scena di West portò ad un nuovo cambio di livrea ma non di colori dato che l’argento rimase il colore principale di McLaren sino alla versione total black del 2015 e del 2016. In questo lasso di tempo, contraddistinto anche dal primo titolo Mondiale vinto da Lewis Hamilton nel 2008, il secondo colore di riferimento divenne il rosso per via della sponsorizzazione di Vodafone ma anche quando si interruppe l’accordo con la compagnia telefonica, strisce rosse erano ben visibili sulle macchine.

McLaren oggi: il successo del Team Papaya

Il 2017 segna una nuova svolta cromatica per McLaren con la reintroduzione dell’arancione. In questo caso il cambio non è legato alla richiesta di uno sponsor ma ha comunque scopi commerciali. Come rivelato dal CEO Zak Brown, la scelta rappresentava in realtà un passaggio strategico per sviluppare una nuova identità che potesse di conseguenza attrarre nuovi sponsor. E così la scelta di ricreare una livrea arancione permetteva a McLaren di centrare tre risultati in un colpo solo, ovvero: distanziarsi dall’immagine negativa che si era sviluppata a partire dal 2015 per via di una fallimentare partnership con Honda che aveva reso le macchine McLaren una sorta di barzelletta, riconnettere McLaren al suo heritage ed esaudire il desiderio dei tifosi che da anni chiedevano un ritorno dell'arancione.

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La rivoluzione viene completata nel 2018 quando spariscono le pance nere ma soprattutto McLaren opta per una tonalità più chiara di arancione, color papaya. Come nei casi precedenti, anche questa livrea è coincisa con un successo ovvero il titolo nel Mondiale Costruttori del 2024 e del 2025 tanto che oggi McLaren è conosciuta anche come Team Papaya. La diffusione del termine è dovuta anche alle cosiddette papaya rules ovvero la procedura interna con cui McLaren gestisce le strategie dei suoi piloti così da garantire un trattamento equo in occasione di ogni Gran Premio. Avverrà anche questo weekend ad Abu Dhabi quando uno tra Lando Norris e Oscar Piastri potrebbe diventare il primo pilota McLaren a vincere il Mondiale Piloti da Lewis Hamilton nel 2008. Max Verstappen permettendo.