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Cosa non funzionava nei kit Nike della finale del Roland Garros?

Considerando gli ultimi kit sfoggiati dai tennisti nei tornei ATP, era lecito aspettarsi di più da parte di Swoosh

Cosa non funzionava nei kit Nike della finale del Roland Garros? Considerando gli ultimi kit sfoggiati dai tennisti nei tornei ATP, era lecito aspettarsi di più da parte di Swoosh

La finale dell’edizione del Roland Garros giocatasi ieri tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, conclusasi con la vittoria dello spagnolo, è già entrata nella storia del tennis mondiale: due talenti generazionali a confronto in un match che, per intensità, durata ed emozioni suscitate, è stato paragonato da molti alla leggendaria finale di Wimbledon 2008 tra Federer e Nadal. Quella partita durò 4 ore e 48 minuti (estendendosi a 7 ore e 15 a causa della pioggia); quella tra Sinner e Alcaraz è andata avanti per ben 5 ore e 29 minuti. Un tempo lunghissimo in cui abbiamo avuto modo, nostro malgrado, di osservare i kit da gioco dei due atleti, che confermano la scarsa attenzione di Nike per il tennis, uno degli sport in cui per decenni è stata leader indiscussa. Alcaraz indossava un completo bianco panna con righe verde scuro contornate d’azzurro, lo stesso già visto nei turni precedenti. Sinner, invece, sfoggiava un mix di verde e blu, alternati tra maglia, pantaloncini e cappellino.

Ci si aspetta di più da Nike per due dei suoi atleti di punta a livello mondiale, lo stesso discorso vale sia per Alcaraz che per Sinner. Com’è possibile "sprecare" una finale così iconica per promuovere la collezione NikeCourt Slam con così poca verve? Ma soprattutto: com’è possibile che le divise utilizzate per 5 ore e 29 minuti davanti a milioni di spettatori abbiano così poca coerenza estetica con il resto della collezione NikeCourt Slam? 

La collezione NikeCourt Slam

La cornice del Roland Garros è stata l’ennesima occasione per Nike di promuovere la collezione NikeCourt Slam, disponibile già dalla prima settimana di gennaio 2025, una settimana prima dell’inizio dell’Australian Open. Ieri pomeriggio, gli occhi più attenti avranno notato sugli spalti del Philippe Chatrier una miriade di hoodie NikeCourt Heritage: il capo che, finora, sembra essere il più apprezzato della collezione, forse per la sua versatilità. Tuttavia, questo item non ha nulla a che vedere, a livello di coerenza estetica, con i completini da gioco indossati dai due principali talenti Nike nel tennis, ovvero Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. La collezione NikeCourt richiama la nostalgia, l’estetica college e Ivy League – l’ennesima dimostrazione di come quest’ultima sia l’asset preferito nel mondo dello sport quando si tratta di creare una collezione lifestyle. Nostalgia ed estetica, però, completamente assenti nei completini da gara indossati dai due tennisti durante la finale.

Al contrario, nel momento della premiazione, entrambi hanno indossato la stessa polo a maniche lunghe, attraversata da una spessa banda orizzontale. Alcaraz portava una versione verde con una banda bianco panna, che richiamava i colori indossati nelle cinque ore e mezza di match; Sinner, invece, indossava una polo verde con banda blu. Entrambe presentavano un colletto bianco a contrasto. Questo dimostra quanto sottile possa essere la linea tra l’outfit di un professore di geografia al suo primo giorno di supplenza in un istituto tecnico e quello di un finalista del Roland Garros vestito da un colosso dello sportswear come Nike. Bastano pochi dettagli: un colletto a contrasto, le maniche lunghe, una banda che attraversa la maglia; elementi estetici che, in alcuni casi, non possono nemmeno essere utilizzati durante il gioco per motivi di praticità o regolamento – come appunto le maniche lunghe – ma che si distaccano nettamente, forse troppo, dalla versione da gara, che risulta priva di un'identità. 

Dopo il look ideato da Nike per Naomi Osaka proprio in occasione del Roland Garros, e considerando anche l’ingresso di un brand come Gucci nel tennis attraverso la partnership con Jannik Sinner, è lecito aspettarsi di più da un colosso come Nike. Questo vale ancor di più se si osserva il lavoro svolto da marchi come ASICS – in particolare con la recente collaborazione con A.P.C. – e On, un brand che, dopo aver consolidato la propria posizione nel mondo del running, rischia (spiacevolmente per Nike) di diventare un concorrente sempre più credibile e rilevante nel panorama dello sportswear.