Perché abbiamo bisogno di più calciatori come Edon Zhegrova C'entrano i pantaloncini portati alla Calvert Bassey e la canzone "Zhegrova"

Abbiamo bisogno di più calciatori come Edon Zhegrova, punto. Soprattutto in Serie A, ma il discorso si estende al calcio europeo in generale. Se poi restringiamo l’analisi al massimo campionato italiano, è chiaro che il concetto acquista ancora più forza: oggi Zhegrova rappresenta un valore fondamentale per la Serie A. Nonostante l’età lo allontani da altri giovani talenti come Kenan Yildiz, Matías Soulé, Nico Paz o, per esempio, la colonia di calciatori del Como, il kosovaro si inserisce perfettamente in quel filone di giocatori puri, sia per tecnica che per attitudine. Quei calciatori che fanno innamorare, che rappresentano una ragione in più per accendere la tv e mettersi comodi sul divano.

Nel rocambolesco debutto di ieri della Juventus contro il Borussia Dortmund, Zhegrova ha esordito in bianconero: Igor Tudor lo ha mandato in campo all’87’ e proprio lui ha condotto palla nell’azione che porta al passaggio di Vlahović, preludio all’incornata di Lloyd Kelly per il 4-4. Quella conduzione rimarrà impressa a lungo nella memoria dei tifosi juventini e non solo: il passo lento ma concentrato, i pantaloncini abbassati alla Calvin Bassey e i calzettoni tirati su alla Martín Cáceres. Un linguaggio del corpo che esalta la naturale rilassatezza di un calciatore che vuole divertirsi e che sa come farlo. Ma Edon Zhegrova non si può raccontare solo attraverso la sua tecnica o quei nove minuti giocati contro il Borussia Dortmund. È molto di più. L’immagine che ha postato nelle sue Instagram stories poco prima del riscaldamento è semplice ma eloquente: la sua prima maglia bianconera appesa alla gruccia, nella sua prima convocazione con la Juventus, oppure la fit pic con la soundtrack de Il Padrino che posta durante la pitch inspection nella partita contro l'Inter. Edon Zhegrova è (anche questo). 

Edon Zhegrova può essere d'aiuto per il calcio italiano

Una spontaneità che risalta ancora di più perché è approdato alla Juventus, un club in cui conservare la propria personalità non è affatto scontato. Anzi, spesso lo stile tende a perdersi. Forse l’esempio più emblematico resta Maurizio Sarri: dopo anni da rivoluzionario sulla panchina del Napoli, arrivò a Torino in jet privato e con un Rolex al polso, quasi che la Juventus imponesse un cambio forzato, uno standard a cui uniformarsi. Zhegrova, invece, fino a questo momento non ha fatto nulla di tutto ciò. Si è presentato a Torino con un look unico e nei primi giorni da bianconero non ha fatto altro che condividere ovunque il video della canzone a lui dedicata dal rapper svedese Kidda e dal francese di origini marocchine, ZKR. Nel brano, intitolato Zhegrova, il talento kosovaro posa con bambini, auto, scooter e maglie del Lille, il club da cui è arrivato alla Juventus: un qualcosa per niente scontata soprattutto una società che esercita un controllo piuttosto maniacale sulla comunicazione e sull'estetica dei propri calciatori: e con questo speriamo che allora Yildiz e proprio Zhegrova possano continuare a portare il loro eybrow slit per sempre.  

Insomma, pur essendo approdato in Italia a 26 anni, in una fase già avanzata della sua carriera, Zhegrova ha tutte le carte in regola per affermarsi come calciatore e come personalità rilevante, soprattutto nel contesto italiano. In un Paese in cui il calciatore è il personaggio pubblico per eccellenza, è naturale che gli appassionati si aspettino di potersi riconoscere in lui: nelle sue idee, nella sua personalità. Allo stesso tempo, è altrettanto naturale che gli stessi appassionati desiderino figure capaci di distinguersi con opinioni forti, gesti, partecipazioni ad eventi, outfit, modi di esprimersi diversi. Tutti elementi di cui oggi c’è un bisogno enorme e che proprio Zhegrova ha il potenziale per farsi portabandiera di questo concetto. 

Edon Zhegrova – e i calciatori a lui simili – potrebbero avere (e usiamo il condizionale perché lo stile personale di un calciatore può essere limitato o soffocato in qualsiasi momento, a seconda del contesto in cui agisce) il compito di ridare spessore a ciò che significa giocare a calcio. Un concetto apparentemente banale ma significativo, che negli ultimi anni si è diffuso in Italia, è quello di una probabile disaffezione generazionale nei confronti di questo sport: da un lato per la mancanza di personalità davvero rilevanti, dall’altro per risultati sportivi deludenti, in particolare quelli della Nazionale. E sì, dobbiamo mettere in conto che anche per l’edizione 2026 del Mondiale esiste il rischio di non partecipare. Proprio per questo, qualora ciò accadesse, per non perdere sostanza culturale il calcio italiano ha bisogno con forza di Edon Zhegrova – o di "quelli come lui": calciatori che sembrano quasi anti-istituzionali, ma che proprio per questo risultano tremendamente belli e liberi e meritevoli di essere idolatrati dalle nuove generazioni.