
Cosa ci fa Dubai Basketball in Eurolega? La pallacanestro europea ha radici sempre più profonde nel Golfo Persico
Da quest’anno l’Eurolega si gioca anche negli Emirati Arabi Uniti, sul parquet della Coca-Cola Arena di Dubai. Lo sbarco di una squadra del Golfo Persico nella massima competizione cestistica del continente è l’ultima testimonianza di un processo in atto già da tempo, e che non riguarda soltanto l’Eurolega, né il giovanissimo club emiratino. Dubai Basketball è nato solo due anni fa con una proprietà privata, ma con l’ente turistico nazionale come partner, e quindi sulla scia ormai nota di sport diplomacy o sportwashing che accomuna alcuni governi della regione. Non si tratta però dell’unico club extracomunitario della competizione, né di un qualcosa percepito come assurdo dal pubblico internazionale, ormai abituato più o meno volentieri a considerare il Golfo Persico una nuova casa del basket, al pari di altri sport.
L’escalation è stata molto rapida. Si è partiti nel 2024 dalla ABA League, in cui Dubai sfida regolarmente squadre balcaniche, e dopo soli dodici mesi di test l’atterraggio in Eurolega. Un’altra dilatazione, dunque, della cartina geografica dello sport europeo, e nel caso del basket una svolta ampiamente prevista dopo il recente allargamento del torneo e dopo le Final Four 2025 ad Abu Dhabi. Sullo sfondo, le pressioni alimentate dall’invasione dell’NBA nel vecchio continente per cui è solo una questione di tempo. Una spinta in più per l’Eurolega oltre ogni confine, proprio e geografico, alla ricerca di nuove opportunità.
Le fondamenta
La base di Dubai Basketball è a City Walk, nella Coca-Cola Arena, un impianto da 17.000 posti a sedere che risponde agli standard più moderni, con un progetto firmato Populous e inaugurato nel 2019. Ai vertici del club siede Abdulla Saeed Al Naboodah, mentre la struttura manageriale è in mani europee, quelle di Dejan Kamenjašević e inizialmente di Djordje Djokovic, ovvero il fratello di Novak. Lo staff tecnico è guidato dallo sloveno Jurica Golemac. Le partnership istituzionali alla base del progetto sono esplicite, con il DET (Dubai Department of Economy and Tourism) come founding sponsor e la scritta Visit Dubai ben visibile sulle maglie, sul campo da gioco e nel merchandising. L’intento dichiarato dal giorno uno: sfidare l’élite del vecchio continente in Eurolega.
Dopo un primo rifiuto nel 2024, per rafforzare la propria candidatura Dubai ha scelto la via più concreta: misurarsi subito in un campionato della regione. L’ingresso nella ABA League, cui partecipano tendenzialmente squadre dell’ex Jugoslavia (con un’eccezione israeliana a inizio millennio), è stato annunciato nel marzo 2024, grazie a un accordo triennale che include anche la stagione in corso e la prossima. La nuova rotta dal Golfo Persico al Mare Adriatico si è resa possibile grazie a una serie di incentivi di prevedibile natura economica. Oltre all’entry fee, 8 milioni di euro circa, garantisce infatti l’accesso a nuovi mercati e sponsor, ma non solo; Dubai ha reso attraente la proposta anche agli occhi dei club - tra cui inizialmente non mancavano le resistenze etiche, identitarie e logistiche - assicurando la copertura di tutte le spese di viaggio dai Balcani agli Emirati Arabi Uniti.
Il primo anno ha mostrato che il progetto aveva solide fondamenta. Dubai ha speso cifre importanti ma non fuori scala, destinate a crescere gradualmente nel corso delle prossime stagioni, come ricordato spesso dalla proprietà. La squadra ha raggiunto la semifinale della ABA e si è dimostrata competitiva con club affermati nel continente quali Partizan e Crvena Zvezda. In estate, poi, sono state messe a segno alcune significative operazioni sul mercato, che hanno confermato anche la capacità di attrarre importanti profili tecnici. Insomma, Dubai ha dato all’Eurolega tutte le garanzie e il tempo necessario per normalizzare il processo, incassando di lì a poco il benestare per il salto al piano di sopra, a partire dalla stagione 2025/26. Si è arrivati così al debutto della scorsa settimana, con vittoria proprio ai danni del Partizan di Belgrado sul campo della Coca-Cola Arena.
Perimetro europeo
L’ingresso in Eurolega si è concretizzato con una wild card quinquennale con scadenza 2030, un’eccezione alla prassi delle licenze triennali, elargita nell'ambito della recente espansione in favore di un formato a 20 squadre e 38 turni di calendario. L’occasione perfetta per espandere ulteriormente i confini della competizione, ben oltre quelli dell’Europa geografica, ma neanche questa per il pubblico è una novità. L’Eurolega è infatti una lega semi-privata e semi-chiusa, e a questo punto potremmo dire semi-europea; indipendente da FIBA Europe e amministrata dalla ECA (Euroleague Commercial Assets), che assegna licenze e wild card su base economica e sportiva, senza rigidi vincoli territoriali. È per questo che gli Emirati Arabi Uniti, pur appartenendo alla sfera FIBA Asia, hanno potuto entrare nel torneo, come già accade da decenni con Israele, e non solo nel basket. I club di Tel Aviv, quest’anno in Eurolega ci sono Maccabi e Hapoel, rientrano da tempo nel calendario del basket europeo, così come avviene in ambito UEFA nel calcio. Ragioni storiche, politiche e di sicurezza - e nel caso emiratino, ovviamente, economiche.
L’obiettivo dall’ECA è dichiarato: aprire nuovi mercati ovunque le trasferte non siano proibitive e dove esistano strutture, pubblico e partner che possano arricchire le casse e ampliare gli orizzonti dell’Eurolega. In questo quadro, Dubai risponde con ottime garanzie ad almeno due requisiti su tre, fatta eccezione ovviamente per il pubblico, che come visto all’esordio con 6mila spettatori circa non è proprio quello di Belgrado, Atene o Istanbul, nonostante i dati della prima stagione in ABA parlassero di 80.000 presenze complessive e qualche sold out nelle fasi finali. In ogni caso, il progetto di Dubai si è presentato nel momento giusto, come tassello che mancava per consolidare la presenza nella regione e attrarre nuovi investimenti dal Golfo, dopo la Final Four 2025 ad Abu Dhabi. In attesa di capire se nel futuro prossimo l’esempio potrà essere seguito da altre realtà, vista anche la rapidità con cui a Dubai si è passati dalle fondamenta del progetto allo sbarco sul grande palcoscenico.
Sul piano finanziario, per la stagione 2025/26 il club ha posizionato il proprio payroll intorno ai 16 milioni di euro, quindi in fascia media per gli standard continentali. È una cifra che rende Dubai credibile nell’immediato, ma senza drogare il sistema e in linea con il salary-cap progressivo che l’Eurolega sta integrando, a regime dal 2027. Nei mesi scorsi il roster si è arricchito con nomi di alto livello come Džanan Musa che ha lasciato il Real Madrid campione d’Europa, Dāvis Bertāns rientrato dall’NBA e l'ex Olympiacos Filip Petrušev, protagonisti già all’esordio nel successo contro il Partizan.
Per l’Eurolega, oltre al ritorno diretto dalla concessione della wild card (per un valore ad ora sconosciuto, ma di certo non irrilevante), si sono aperte così parecchie nuove opportunità. Il sito Eurohoops ha stimato in 50 milioni di dollari il ricavo immediato per l’ingresso di Dubai, cui vanno aggiunte svariate fonti complementari di guadagno: dall’audience alla distribuzione televisiva in area MENA, passando per l’affermazione di un punto d’appoggio per future iniziative nella regione. Per Dubai, invece, tutto ciò significa collocarsi nel circuito élite del basket, con un calendario e un’esposizione che ad oggi nessun’altra competizione cestistica può garantire. Gli sponsor, tra cui adidas, Audi, Coca-Cola, Subway e Commercial Bank International, non hanno esitato a salire a bordo del progetto, così come i primi giocatori di appeal internazionali non hanno mostrato troppe resistenze ad imbarcarsi per il Golfo. Il tabù, del resto, è già stato infranto da un pezzo, ed ecco come si è arrivati ad inserire nel calendario nuova tappa del circus, a Dubai. Dove nei prossimi mesi faranno scalo, tra le altre, Barcellona, Olimpia Milano e Fenerbahce.
Basket e petrodollari
Come anticipato, le Final Four 2025 all’Etihad Arena di Abu Dhabi, le prime di sempre fuori dall’Europa geografica, avevano già messo in chiaro la cornice delle operazioni. Per aggiudicarsi il weekend di maggio, il più importante sulla scena del basket europeo, il Department of Culture and Tourism aveva sborsato circa 25 milioni di dollari, il massimo storico per la competizione. E sul fronte media e sponsor la mappa si è aggiornata in fretta, con Dubai Media (Dubai Sports TV) che ha preso i diritti free-to-air per cinque anni in tutta l’area MENA, mentre Experience Abu Dhabi ed Etihad Airways sono diventati main partners di Eurolega ed EuroCup.
Allargando la prospettiva, il contesto regionale rema nella stessa direzione. La FIBA World Cup 2027 è in programma in Qatar, mentre l’NBA ha da qualche anno messo a regime le Abu Dhabi Games durante la preseason, accogliendo in parallelo Emirates come sponsor ufficiale dell’NBA Cup e delle divise degli arbitri. Il Golfo Persico è diventato così come nel calcio, nei motori e in tanti altri sport, ora anche nel basket un crocevia dove convivono tornei europei, squadre locali, amichevoli internazionali di extra-lusso e giganteschi accordi commerciali.
Su questo sfondo si innesta una variabile più specifica dell’universo cestistico, e cioè il progetto NBA-FIBA di una lega europea. Il disegno è ancora in esplorazione, ma l’NBA è uscita allo scoperto e la direzione pare chiara: sedici squadre di varia estrazione, in parte stabili e in parte via qualificazioni, in un torneo integrato con i campionati nazionali e al via probabilmente nel 2028. "Pensiamo di poter valorizzare maggiormente il prodotto cestistico in questo continente", ha detto il commissioner Adam Silver in una conferenza stampa lo scorso inverno, profilando un futuro braccio di ferro con l’Eurolega. La sola dichiarazione di intenti basta e avanza per spiegare perché l’Eurolega stia accelerando sulla ricerca di nuove opportunità: crescere e consolidare ora, per essere meno fragili domani.
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