
Il nuovo formato del Draft NBA non piace a nessuno È davvero necessario che duri due giorni?
Dopo due serate di scelte, scambi, interviste tutte uguali e la solita sfilata di outfit improbabili, anche Draft NBA 2025 è storia. Senza grandi sorprese: la prima chiamata, in mano ai Dallas Mavericks, è stata utilizzata per la next big thing del basket a stelle e strisce, Cooper Flagg; e dopo di lui sono stati invitati sul palco Dylan Harper alla numero due chiamato dai San Antonio Spurs, VJ Edgecombe chiamato alla tre dai Philadelphia 76ers, e quindi tutti gli altri giovani pronti a iniziare i rispettivi viaggi in NBA, tra cui il nostro Saliou Niang scelto alla numero 58 e che resterà in Italia almeno un altro anno. Se il profilo che ha destato più curiosità è quello di HanSen Yang, già ribattezzato "Il Nikola Jokic cinese", il tema che ha fatto discutere maggiormente è stata ancora una volta la lungaggine dell’evento. Come già accaduto nel 2024 infatti il Draft si è consumato nell’arco di due giorni, lasciando ai pochi che l’hanno seguito per intero una domanda: perché la NBA si ostina a farlo durare così tanto?
Il nuovo Draft
Per oltre trent’anni, cioè dall’introduzione del formato a due giri nel 1989, il Draft NBA è stato un evento compatto, che iniziava e terminava nella stessa serata. La stagione scorsa, poi, lo storico cambio di rotta, con il passaggio a un doppio show: trenta scelte nella serata di mercoledì (Round 1), altrettante giovedì (Round 2), e di mezzo una pausa riflessiva di ventiquattro ore. Ma prima, qualche ostacolo da aggirare. Nell’edizione d’esordio la NBA aveva dovuto infatti misurarsi con alcune criticità non irrilevanti. Il primo giro si era svolto, come da tradizione, al Barclays Center di Brooklyn, ma il secondo aveva dovuto traslocare in uno studio del Seaport District di Manhattan, che di certo non aveva bucato lo schermo. E non solo, il Round 2 si era dovuto completare nella fascia oraria pomeridiana, a causa del dibattito Trump-Biden in programma la sera stessa. Nel 2025 se non altro il formato si è presentato in abiti più attraenti, con entrambe le trasmissioni dal Barclays Center, anche se in spazi diversi dell’arena, e fuori dall’orario lavorativo.
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, e a differenza di un’infinità di eventi che abbiamo visto allargare in ogni modo possibile sull’altare televisivo dei ricavi, in questo caso il principale movente non va cercato nell’ambito commerciale. La richiesta di revisione è stata recapitata sulla scrivania di Adam Silver, commissioner della lega, dalle trenta franchigie che la compongono. Sono state le proprietà quindi a chiedere l’introduzione di uno stacco tra i due round e qualche minuto in più tra una scelta e l’altra: una modifica avallata nel gennaio 2024 e poi confermata per il 2025, nonostante le tante critiche di media e fan. Il motivo? Ridurre la frenesia, aumentare il controllo e dare ossigeno ai front office durante processi decisionali complessi, in un contesto che viene tradizionalmente definito "la scienza più inesatta del mondo", per le incertezze che lo abitano. Lo aveva spiegato chiaramente Joe Dumars, ex vicepresidente esecutivo NBA per le operazioni cestistiche: "Basandosi sui feedback ricevuti da dirigenti e sulla nostra esperienza diretta nelle Draft Room, siamo sicuri che le squadre possano trarre beneficio dal potersi riorganizzare tra un giro e l’altro, e dall’avere più tempo per prendere decisioni".
Le reazioni
Non tutti, anzi, hanno accolto positivamente la novità. Dentro e fuori la NBA. Gli agenti ad esempio si sono opposti, denunciando che "le squadre ora hanno molta più leva e potere contrattuale", come spiegato da un procuratore a Front Office Sports. In precedenza, con il secondo giro immediatamente successivo al primo e con tempistiche più compresse, il caos aiutava le agenzie a indirizzare i propri atleti verso contesti tecnici favorevoli e destinazioni gradite; ora invece i team hanno spazio per scelte più fredde, e quindi per ripiegare con maggiore consapevolezza, all’occorrenza, dal piano A al piano B. Così facendo l'influenza degli agenti è stata sensibilmente ridimensionata, e con essa le chances dei rispettivi clienti di scegliere dove iniziare la propria carriera.
Insomma, due giorni di Draft servono solo alle squadre, e come emerso chiaramente nelle ultime occasioni piacciono molto poco al pubblico, che anche stavolta ha criticato duramente il nuovo formato e snobbato a cuor leggero la seconda serata. Senza nomi forti a stimolare l’attenzione, il Draft fatica infatti - un po’ da sempre - a riempire il palinsesto, se non per le primissime picks. E se nel 2024 l’interesse del secondo giorno era stato salvato dalla presenza di Bronny James, che negli USA aveva tenuto un milione circa di telespettatori incollati a ESPN, quest’anno non c’erano storyline in grado di tenere acceso l’hype. E così il secondo giro è scivolato senza sussulti, e con la sensazione generale che al pubblico, anche quello più nerd e più interessato al basket collegiale o internazionale, non importi granché. Siamo abituati a vedere i diritti su queste scelte passare di mano in mano sul mercato, con un valore tendente allo zero; e poi in sede di Draft trasformarsi in nomi che il più delle volte non metteranno mai piede in NBA. Non deve sorprendere quindi che chi guarda il Draft si fermi al Round 1, se non addirittura prima della sua conclusione. Figurarsi adesso con due eventi slegati, su giorni diversi.
E gli altri Draft?
La NBA si era sempre distinta nel panorama sportivo americano per la struttura ridotta del proprio Draft. La differenza più netta rispetto ad altre grandi leghe è il numero di scelte: due giri e solo 60 selezioni in totale (a volte meno causa penalità), una conseguenza logica del regolamento del basket, che si gioca in cinque e prevede roster molto più corti rispetto a quelli di NFL, MLB ed NHL. E quindi, Draft molto più brevi.
NFL ed NHL si sono assestate da tempo su un format di tre giorni e sette giri totali. Nel caso del football il primo round è previsto il giovedì sera, secondo e terzo ventiquattro ore più tardi, e i restanti sabato pomeriggio. La MLB va anche oltre: quaranta giri in tre giorni, una pioggia di nomi che per molti tifosi resteranno sconosciuti, ma che comunque legittimano una mini-maratona che appartiene ormai ai codici della lega. Al contrario, WNBA, MLS e NWSL concentrano le proprie selezioni in un’unica sessione di qualche ora. Rispetto a questo universo, il Draft NBA su due notti è una curiosa via di mezzo, troppo breve per avere un senso e reggere due serate. L’aggiunta di uno o due round di scelte al momento non è in programma e un dietrofront sullo spezzatino non è un’idea al vaglio. Si potrebbe quindi ideare almeno una soluzione più bilanciata. Magari riservando la prima serata alle Lottery picks (1-14) e la seconda a tutte le altre (15-60), cercando di dare al pubblico un motivo per accendere la tv in entrambe le occasioni. Non si può sperare che arrivi ogni anno un figlio di LeBron James.