La storia dietro la maglia da portiere più iconica di sempre Ovvero quella del Giappone ai Mondiali 1998

Paulo Dybala e Paul Pogba sono i nuovi protagonisti della campagna adidas Football per Kith, giunta al suo secondo capitolo. Una collezione che, come da tradizione, abbandona i canoni estetici classici del calcio per abbracciare un linguaggio stilistico ricercato, sempre riconoscibile grazie alle iconiche three stripes ma inserito in contesti differenti, come ad esempio una giacca denim. Eleganza è la parola che meglio descrive questa linea, completata da un pezzo sorprendente e che in questo caso richiama sì il calcio: si tratta di una jersey nera caratterizzata da una fantasia di fiamme rosse con contorni gialli. Il riferimento è chiaro ovvero la maglia utilizzata nel 1998 da Yoshikatsu Kawaguchi, portiere del Giappone, in occasione della prima storica partecipazione della squadra nipponica ai Mondiali. Una maglia che è entrata nell’immaginario collettivo come una collezione Asics, che in quella manifestazione era lo sponsor tecnico del Giappone, ma che in realtà nasconde una storia molto più sorprendente.

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Come raccontato da Classic Football Shirts, a inizio anni ‘90 la Japan Football Association (JFA) decise di abbandonare le divise in tinta unita utilizzate sino a quel momento per avvicinarsi ai vibranti canoni estetici della neonata J-League, il massimo campionato giapponese che nella sua prima stagione venne invaso dalle produzioni Mizuno con colori appariscenti, fantasie psichedeliche e pattern geometrici fissando un nuovo standard. In questo contesto la JFA decise di creare un proprio design per le maglie da gioco della nazionale e successivamente di darlo in prestito ad adidas, PUMA e Asics ovvero i tre brand che su base annuale si alternavano come sponsor tecnico del Giappone. Nel 1996 la svolta definitiva con l’abbandono del primo design geometrico e l’introduzione delle fiamme, viste per la prima volta in occasione dei Giochi Olimpici di Atlanta con firma Asics, poi successivamente riprodotte anche da PUMA e adidas sui rispettivi kit prima che la turnazione premiasse Asics con il logo disegnato da Herb Lubalin nel 1977 ben visibile sulle maglie utilizzate ai Mondiali.

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In Francia il design delle fiamme si consacrò come cult. Nel dettaglio la maglia da gioco, in tinta unita blu, era caratterizzata da una fiamma rossa con dettagli azzurri riprodotta su entrambe le spalle oltre che sui pantaloncini. Inoltre le fiamme venivano riprodotte anche in miniatura lungo tutta la parte frontale della divisa sfruttando un gioco di tono su tono. La JFA però decise di osare ulteriormente con i kit da portiere ricreando l’intera fantasia delle fiamme lungo tutta la maglia, declinata nei canonici rosso e giallo sul primo kit in tinta unita nera mentre sul secondo kit verde alle fiamme vennero aggiunti degli elementi azzurri. La ricostruzione più plausibile vuole che l’ispirazione per le fiamme arrivi da Fudō Myōō, divinità buddista la cui iconografia è caratterizzata da una fiamma purificatrice che si sviluppa alle sue spalle. Che sia questa la verità oppure no, resta il fatto che quei kit sono diventati leggendari, aiutati anche dal fatto che non vennero mai più replicati: a partire dal 1999 adidas divenne sponsor della nazionale giapponese, proponendo a sua volta dei kit iconici senza mai riproporre la maglia con le fiamme. Sino ad oggi.