
Sempre più calciatori giocano a scacchi Da semplice trend a strumento per migliorare la lettura del gioco
Dani Carvajal ne è praticamente diventato dipendente nell'ultimo anno, durante il lungo periodo riabilitativo che ha dovuto attraversare. Pep Guardiola ed altri allenatori lo studiano per migliorare la propria visione tattica. Leo Messi e Cristiano Ronaldo vi giocano in un leggendario scatto di Annie Leibovitz del 2022, per una pubblicità di Louis Vuitton. È il gioco degli scacchi, passione che un numero inaspettato di calciatori hanno fatto propria nel tempo libero come deterrente dalla vita frenetica. Nati nel VII secolo in India, gli scacchi sono diffusi nel corso del tempo in tutto il globo, affascinando trasversalmente persone di ogni tipo. Oggi molti calciatori li vedono anzitutto come una valvola di sfogo che non è fine a sé stessa ma utile, ad esempio, a migliorare concentrazione ed eliminare lo stress accumulato.
Carvajal e la tradizione spagnola
Il già citato capitano del Real Madrid ha affermato di esserne diventato fanatico dopo il terribile infortunio al ginocchio accusato nell'ottobre 2024. Nei 10 mesi di recupero questo gioco è diventato una salvezza per lui, aiutandolo a contrastare la frenesia di tornare in campo e trasmettendogli la giusta calma per poter tornare al meglio senza che la negatività prendesse il sopravvento. Le oltre 4500 partite giocate online hanno scacciato i brutti pensieri e le crisi, con Carvajal che ha finito per trasmettere questa passione addirittura al proprio fisioterapista.
David Raya, portiere dell’Arsenal è colui che l’ha iniziato al gioco e che può prendersi buoni meriti della guarigione del terzino. Il club di scacchisti di cui fa parte nella Nazionale spagnola è molto nutrito e di buon livello, non è quindi difficile immaginare che durante questa sosta una scacchiera sia saltata fuori tra le stanze d’hotel de La Roja. Il più abile pare essere Unai Simón, portiere dell’Athletic Club, seguito da Dani Olmo, con l'attaccante del Barcellona che lo considera un gioco che aiuta a gestire gli spazi in campo, e Martín Zubimendi, neo centrocampista dell’Arsenal.
Dalla Premier League alla Francia
Proprio tra i Gunners troviamo capitan Martin Ødegaard ed Eberechi Eze. Quest’ultimo nella scorsa stagione ha vinto un torneo online per celebrità in finale contro lo youtuber Sapnap, pochi giorni dopo aver raggiunto la finale di FA Cup con il Crystal Palace. Altri nazionali inglesi come Anthony Gordon del Newcastle ed Trent Alexander-Arnold apprezzano il ragionamento ed il focus che si impiegano nel muovere le pedine, mentre Mohamed Salah, ex compagno del terzino a Liverpool, dichiara di esserne diventato letteralmente addicted. La vena imprenditoriale di Gerard Piqué, grande fan del gioco, lo ha invece spinto ad organizzare e patrocinare vari tornei negli ultimi anni.
@officialezefamily Chess with a splash
original sound - Eze
La batteria francese di giocatori con l’hobby degli scacchi è composta dai campioni del mondo Giroud, Coman, Kanté e Griezmann, a cui adesso va aggiunto Michael Olise, degno erede della tradizione scacchista dei Bleus. La stella del Bayern Monaco potrà giocarvi anche in Baviera con Joshua Kimmich ed Harry Kane, affascinato da questo mental game dopo aver visto La regina degli scacchi. Questa miniserie Netflix del 2020, che racconta le vicissitudini di una bambina prodigio di nome Beth Harmon, è stata un nuovo punto di svolta per il gioco, dando vita ad una scacchi-mania nel periodo della pandemia da Covid-19 durante il quale le persone, costrette dal lockdown, dovevano rimanere molto tempo in casa.
E in Serie A?
Anche in Serie A troviamo grandi fan del gioco. In cima alla lista c’è Christian Pulisic che ha addirittura tatuato la pedina della regina sul braccio sinistro, accompagnato dalla scritta Mate, nome del nonno paterno che gli ha trasmesso questa passione da piccolo. In un’intervista con Magnus Carlsen, uno dei più grandi giocatori di scacchi della storia che tra le altre cose è sotto contratto con la squadra di scacchi del St. Pauli, l'attaccante del Milan condivide il fatto che le partite, in entrambi gli sport, vengano spesso decise da errori dettati da cali di concentrazione. Henrikh Mkhitaryan gioca a scacchi per migliorare la lettura del gioco e delle varie situazioni di campo, Taty Castellanos ci si è affezionato da 4 o 5 anni mentre Paulo Dybala da ragazzo si è misurato in tornei prima provinciali e poi nazionali fino ai 18 anni. Rimanendo in Argentina è impossibile non citare Diego Armando Maradona, protagonista di partite a scacchi contro mostri sacri come Bobby Fischer ed Anatolij Karpov, nonché promotore di questo sport negli Emirati Arabi.
Il caso Agdestein
Su chi sia il calciatore più forte nel gioco degli scacchi non c’è però dibattito: si tratta di Simen Agdestein, norvegese che negli anni ‘80 ha condotto la doppia carriera calcio e scacchi. Ex attaccante del Lyn di Oslo, ha collezionato ben 8 presenze nella Nazionale norvegese di calcio prima di ritirarsi a 25 anni per un infortunio al ginocchio. Sull’altro campo di gioco si è invece laureato 9 volte campione nazionale, diventando grandmaster a 18 anni. Dopo aver rappresentato la sua Nazione contemporaneamente in due discipline, è stato per anni il coach di Magnus Carlsen, nominato in precedenza. Oggi a seguire le orme di Agdestein c’è Dejan Joveljić, nazionale serbo dello Sporting KC, in MLS. Il centravanti si trova nell’1% dei migliori giocatori di scacchi del mondo. Per lui, rimane in ogni caso solamente un hobby, dilagato durante la quarantena per combattere la noia.
Gli esempi dal passato
Infine numerosi tecnici sono conosciuti per la loro curiosità e la fascinazione che subiscono dai movimenti eseguiti sulla scacchiera. Il precursore è stato Helenio Herrera, allenatore della Grande Inter degli anni Sessanta che durante i ritiri introdusse corsi di scacchi impartiti da maestri della disciplina, stimolanti per la mente dei calciatori. Pep Guardiola afferma che nel calcio e negli scacchi, l’importante è controllare il centro del campo e ancora di come nella scacchiera, similmente al rettangolo verde, si attacca in un lato, si sovraccarica e si cambia per avere un vantaggio sull’altro lato.
Nell’anno sabbatico post Barcellona, tra il 2012 e il 2013, Guardiola è volato negli States per incontrare la leggenda degli scacchi Garry Kasparov e nello stesso periodo ha studiato Carlsen. Enzo Maresca, adepto del tecnico catalano, ha invece dedicato al gioco lunghe parti della sua tesi di Coverciano, intitolata proprio "Il calcio e gli scacchi", approfondendo il tema del gioco posizionale e di strategia. Se poi si arriva al punto in cui una squadra di Liga, l’Elche, offre direttamente lezioni di scacchi ai calciatori della prima squadra e delle giovanili, si certificano i benefici che questo antico gioco ha sugli aspetti tattici e mentali della sfera calcistica.





















































