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I Mamelodi Sundowns sono sempre stati cool, solo che non lo sapevamo

Storia ed estetica della prima maglia della squadra africana

I Mamelodi Sundowns sono sempre stati cool, solo che non lo sapevamo Storia ed estetica della prima maglia della squadra africana

I Mamelodi Sundowns si candidano ad essere la squadra di culto assoluto del Mondiale per Club. Anzi, non c’è nemmeno una competizione. Un nome melodico che cattura immediatamente l’attenzione, il soprannome The Brazilians, un logo che non appartiene alla sfera calcistica con un dito puntato verso l’alto e il motto “The Sky is the Limit”, il tutto coronato dallo splendido kit realizzato da KidSuper. Assuefatti da tutte le informazioni che circolano quotidianamente sul calcio, i Sundowns sono una novità esotica a cui è impossibile resistere. Eppure stiamo parlando di una forza del calcio africano, della squadra più vincente nella storia del Sudafrica e che in patria ha battuto la concorrenza di squadre più quotate come Kaiser Chiefs e Orlando Pirates.

La storia dei Sundowns per come la conosciamo oggi nasce nel 1985, quando vennero acquistati da Zola Mahobe, un ricchissimo uomo d'affari di Soweto che, nel 1986, fu costretto a pagare un viaggio a tutta la squadra a Londra per la finale di FA Cup tra Coventry City e Tottenham, come pegno per la vittoria della Coppa di Sudafrica, il primo trofeo nella storia del club. Mahobe aveva una visione di grandezza per i Sundowns, per questo motivo non badò a spese per ingaggiare i migliori allenatori e i giocatori più forti oltre che cambiare i colori sociali per replicare i kit verdeoro del Brasile, da qui il soprannome The Brazilians. Mahobe venne successivamente arrestato nel 1988 per appropriazione indebita, i Sundowns riuscirono comunque a rimanere nei piani alti del calcio sudafricano e poi la svolta nel 2004 con l'arrivo di Patrice Motsepe, l'attuale proprietario del club, e l'ascesa con la vittoria di 12 dei 18 campionati vinti sino ad oggi.

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Ora i Sundowns vogliono sfruttare l’attenzione mediatica su scala internazionale che solo un Mondiale è in grado di generare così da aumentare i propri fan, cavalcando l'ondata di hype che si è generata negli ultimi giorni. Il problema è che i Sundowns sono sempre stati cool, solo che non solo sapevamo. Ad esempio a fine anni ‘90 il loro sponsor tecnico era adidas e in quel periodo i Sundowns portavano in campo gli stessi pattern delle squadre più blasonate delle three stripes. Ad esempio la maglia con scollo v e fantasia geometrica nella parte superiore resa immortale dalla Germania ai Mondiali del 1994, oppure la fantasia utilizzata nella stagione 1997/98 con le three stripes che anziché svilupparsi in orizzontale sulle spalle della maglia si sviluppavano in verticale lungo la parte frontale della maglia per mezzo di tre linee curve. Le collaborazioni con Nike e Diadora non hanno portato agli stessi risultati ma la partnership con PUMA ha proiettato i Sundowns in una nuova dimensione estetica.

Maglie dai design sorprendenti e innovativi con pattern prevalentemente geometrici che si sviluppavano sia sulla Home che sull’away jersey. Una collaborazione che ha raggiunto il suo apice con la maglia disegnata da KidSuper: una jersey gialla in cui il sole sovrasta una montagna di sabbia al termine della quale si sviluppa una città immaginaria. Un disegno astratto con un passaggio di tonalità dal giallo all’arancione con accenti azzurri, verdi e blu. Fantasia ripresa anche per la maglia da portiere, sfruttando un gioco di sfumature dall’azzurro al blu, creando questa volta l’effetto della Luna che sovrasta una mare mosso. Una produzione che a sorpresa non è stata indossata per il debutto contro l'Ulsan HD, facendo intendere che il club non sia totalmente soddisfatto del risultato finale. Una scelta comprensibile che avrà anche l'effetto di aggiungere hype ad una maglia che possiamo definire un instant classic e che senza dubbio aiuterà i Sundowns a diventare una squadra di culto per tifosi, appassionati e collezionisti.