Lo stadio dell'Union Saint-Gilloise in cui non giocherà l'Inter Una gemma immersa nel verde che non rispetta le norme UEFA

La Royale Union Saint-Gilloise è l’avversaria che l’Inter affronterà in Belgio nel secondo turno di League Phase di Champions League. La società che in patria ha fatto la storia del calcio dell’anteguerra, oggi sta tornando ai fasti del passato, mantenendo una riconoscibilità unica che mischia il sapore vintage di un calcio passato, la tradizione di Bruxelles e il suo progressismo multiculturale. Il suo stadio ultracentenario, il Joseph Marien, è un pezzo fondamentale del brand identity del club giallo-blu, talmente intrappolato nel tempo da non rispettare le norme UEFA per potervi disputare le competizioni europee e costringere il club a trasferirsi al Constant Vanden Stock, lo stadio di casa dell'Anderlecht.

La nascita e i legami italiani

Il club ha origine a Saint-Gilles, in italiano Sant’Egidio, comune facente parte dell’agglomerato urbano nel sud di Bruxelles, là dove un gruppo di giovani dei quartieri popolari, chiamati kets, si ritrovava per giocare a calcio. La data di fondazione sembra uno scherzo del destino per i tifosi interisti: è l’1 novembre 1897, stesso identico giorno in cui venne fondata la Juventus, rivale eterna dei nerazzurri. I bianconeri hanno però subito uno dei maggiori dispiaceri proprio dalla prima star dell’Union Saint-Gilloise. Si tratta di Louis Van Hege, formidabile attaccante belga che segnò cinque gol con la casacca del Milan nell’8-1 rifilato nel 1912, in quella che ancor oggi rimane la più larga sconfitta nella storia della Juve. Nella stagione successiva, mentre Il pallido saettante continua a segnare a raffica in rossonero, il suo club d’origine diventa il primo club belga a firmare le doublé campionato-coppa nazionale, durante la sua prima grande epopea. Il giocatore fa ritorno all’Union Saint-Gilloise in tempo per vedere inaugurato, con un’amichevole di gala proprio contro il Milan, il leggendario stadio del club.

Lo stadio Joseph Marien

Lo stadio Joseph Marien vede la luce nel 1919 a Forest, comune adiacente a Saint-Gilles, all’interno del parco Duden, autentico polmone verde del sud di Bruxelles. Inizialmente chiamato Stade de la Butte, ovvero Stadio della Collina data la posizione all’interno del parco, viene presto ribattezzato con il nome del mecenate che ha contribuito alla professionalizzazione del club e alla costruzione dello stadio. L’impianto sportivo, pionieristico in Belgio per l’illuminazione artificiale, ospita alcune partite dei Giochi Olimpici del 1920, tra cui la prima gara ufficiale della Nazionale spagnola. All’epoca gli spogliatoi si trovavano in un edificio separato nei pressi dello stadio, con i giocatori che facevano il loro ingresso in campo scendendo delle suggestive scalinate in legno nel mezzo della tribuna. La facciata esterna di quest’ultima è un autentico pezzo d’arte, oggi classificato come Patrimonio di Bruxelles. Una realizzazione in stile Art déco pensata dall’architetto Albert Callewaert, lunga 101 metri e sulla cui parte superiore sono inseriti sette pannelli scolpiti che ritraggono immagini di calcio ed atletica, le due discipline in cui l’USG brillava al tempo.

106 anni dopo tutto è rimasto più o meno lo stesso, con lo stadio immerso nel verde, le tribune a ridosso del campo ma con una capienza ridotta a 9400 posti. L’atmosfera di oggi è unica, una cornice romantica contraddistinta dalla passione bonaria del pubblico e la grande convivialità. I suoi spalti sono un melting pot dove si possono udire le lingue delle varie comunità di origine straniera che vivono a Bruxelles, città dall’innata multietnicità. Qui non si dice "andiamo allo stadio" ma si esclama "andiamo all’Union", e a fine partita si salutano i calciatori al suono di Vamos a la playa, tormentone dei Righeira che da anni è l’inno non ufficiale del club. In virtù di ciò, Johnson Righeira è diventato un grande tifoso gialloblù, e non è raro vederlo emozionarsi sui gradoni per quella che considera un’atmosfera d’altri tempi che lo riporta alla sua infanzia.

La rivalità con Molenbeek

Lo stadio Marien è stato inoltre teatro del grande Union Saint-Gilloise degli anni '30, che dal 1933 al 1935 infila una leggendaria striscia di 60 gare consecutive senza sconfitte che dà alla squadra l’evocativo soprannome di Union 60. Ad interromperla è una squadra dirimpettaia, con cui in quegli anni inizia una rivalità mantenuta nel tempo e diventata storica. L’antagonista in questione è il Daring Club, oggi diventata RWDM ma conosciuta ai più come Molenbeek, nome del celebre sobborgo ad ovest di Bruxelles da cui proviene. La sfida tra le due squadre è il trionfo del folklore della capitale, che incrocia destini talvolta beffardi. Basti pensare che la prima divisa dell’Union, prima di adottare i colori del comune di Saint-Gilles, era bianconera perché fornita da un membro del Daring che aveva donato delle uniformi usate del club di Molenbeek.

Il presidente Joseph Marien morì invece qualche giorno prima di una gara contro il Daring Club che, in segno di rispetto, non venne disputata. La rivalità tra queste due compagini è chiamata Zwanzederby e la sua fama è andata oltre il calcio, tanto da venire rappresentata in un’opera teatrale divenuta un culto popolare. È il 1938 quando debutta nei teatri la commedia Bossemans e Coppenolle, versione parodica di Romeo e Giulietta dove i protagonisti fanno uso dello zwanze, un umorismo goliardico ed autoironico tipico di Bruxelles, e nella cui trama è centrale l’antagonismo tra Union Saint-Gilloise e Daring Club. Negli anni Sessanta i tifosi unionisti scongiurano addirittura una fusione con i rivali di sempre grazie ad una raccolta fondi organizzata in una serata cabaret, conosciuta come La nuit de l’Union.

L’Union Saint-Gilloise oggi

Dopo decenni vissuti da nobile decaduta del calcio belga l’Union Saint-Gilloise ha riconquistato lo status di un tempo. La svolta è arrivata nel 2018 quando Tony Bloom, imprenditore britannico proprietario del Brighton che ha fatto la fortuna con il poker e le scommesse sportive, acquista le quote di maggioranza del club allora in seconda divisione. Grazie ad uno scouting capillare e una campagna acquisti che segue l’algoritmo fornito dal software ideato da Bloom, l’USG ha ritrovato la massima serie dopo 48 anni, nel 2021. La crescita è proseguita con la vittoria della Coppa del Belgio dopo 110 anni ed è culminata nel trionfo nel campionato belga della scorsa stagione, a distanza di 90 anni esatti dall’ultima volta. La festa per il titolo ha raggiunto l’apice quando il trofeo è stato sollevato dalla balconata del palazzo municipale in una Place Van Meenen gremita di gente, nello stesso luogo dove 128 anni fa dei ragazzini amanti del pallone decisero di creare un club diventato leggenda.