
Storia ed estetica di Ibrox La casa maledetta dei Rangers
Glasgow è una di quelle città britanniche sede di pellegrinaggio calcistico più che di turismo ordinario. Questo perché la città notoriamente è divisa in due. La sponda biancoverde schierata con il Celtic e poi c'è la sponda blu dei Rangers. Questa seconda fazione ha in Ibrox Stadium la sua casa. Riconosciuto come uno dei templi del calcio scozzese e non solo, Ibrox è teatro di casa dei Gers dal 1899. La sua storia, che attraversa tre secoli, è un mix di scene trionfali dei 117 titoli ufficiali vinti dal club ed altre catastrofiche, dati i tristi eventi che si sono succeduti. Una contrapposizione netta che spacca in due l’anima dello stadio, rispecchiando un po' quella di tutta Glasgow.
Un impianto storico
I Rangers sono leggenda del calcio scozzese, con una bacheca da 55 campionati, 34 Scottish Cup, 28 League Cup e una Coppa delle Coppe. A fondare il club furono quattro ragazzi che passavano i pomeriggi nell’attuale Kelvingrove Park, scegliendo inizialmente il colore azzurro per le divise da gioco per poi passare al royal blue dopo mezzo secolo. Il nome fu invece scelto dopo che uno dei giovani, Moses McNeil, lesse il nome di una squadra di rugby chiamata Swindon Rangers in un libro. Dopo un iniziale periodo di impianti provvisori, il club decise di stanziarsi nella zona di Ibrox, oggi sobborgo nel sud-ovest della città facente parte del distretto di Govan, all’epoca burgh autonomo da Glasgow. Qui si stava sviluppando una forte fanbase, così nel 1887 venne inaugurato il primo Ibrox Park. Questo restò in vita solo 12 anni per inadeguatezze strutturali ed una capienza ridotta mentre l’Ibrox che conosciamo oggi sorse nel 1899, parzialmente posizionato sulle ceneri del vecchio impianto.
Incaricato del progetto fu Archibald Leitch, architetto che diventerà il padre della maggior parte degli stadi più iconici del Regno Unito. C’è la sua mano nella costruzione di Anfield a Liverpool, Old Trafford a Manchester passando per i più importanti impianti di Londra e della sua Glasgow. L’Ibrox di allora si sviluppava, ovaleggiante, con dei terraces in legno attorno ad un padiglione centrale. Oggi, dopo aver attraversato innumerevoli ristrutturazioni, ha tutt’altro volto. Il Main Stand attuale risale al 1928 ed è la sezione di stadio più riconoscibile, quella da cartolina. Inserita nel 1987 tra i monumenti classificati britannici, questa tribuna è caratterizzata da una facciata in mattoni rossi dove s’impongono delle vetrate ad arco in stile neoclassico e la scritta “Rangers F.C.”. Nell’anello intermedio della parte interna mantiene una balconata criss-cross tipica di Leith, mentre le torri-scala laterali allo stand, che conducono ad un terzo anello, sostengono quella che è considerata la trave a campata libera più lunga del mondo, con i suoi 146 metri. Le altre tre tribune, costruite sulla pianta rettangolare dello stadio, sono invece sviluppate su due anelli. Nel 2011 uno dei seggiolini originali in ghisa e quercia è stato addirittura venduto a più di 1000 sterline, a testimoniare l’iconicità della struttura.
Le tragedie di Ibrox
Che sia però uno stadio bello e dannato, lo racconta la storia. Il primo Ibrox disaster ha luogo il 5 aprile 1902: in occasione di Scozia-Inghilterra, la parte superiore della gradinata ovest collassa provocando la caduta al suolo di 200-300 persone circa. Tra queste, 25 perderanno la vita. La partita, dopo una piccola pausa, viene ripresa poiché si temeva che il deflusso delle persone avesse potuto rallentare il soccorso delle persone coinvolte dal crollo. Alla partita erano presenti circa 68 mila spettatori, metà delle quali nella tristemente famosa tribuna che già precedentemente era stata segnalata per oscillazioni improprie. Tra le cause del cedimento si varia dalla scarsa qualità del legno di pino utilizzato per la costruzione del settore alle forti piogge del giorno prima, fino a pensare che l’oscillamento disperato della folla fosse innescato dalla perdita del possesso del giocatore Bobby Templeton in un dribbling. Questo tragico evento macchiò la reputazione di Archibald Leitch, che pregò il club di riscattare i suoi errori con la costruzione della nuova tribuna. Un replay match fu giocato invece al Villa Park, con il ricavato donato alle famiglie delle vittime.
Durante gli anni '60 alcuni episodi sono il preludio di una sciagura ancor più grande. Nel 1961 il collasso di una barriera sulla Scala 13 provoca lo schiacciamento e la morte di due persone, con una dinamica che si ripete nel 1967 e 1969 causando ferimenti. Nel 1968 invece due distinti incendi colpiscono il Main Stand e un’altra tribuna bruciando 200 seggiolini. Ciò che però avviene il 2 gennaio 1971 rimane la più grave tragedia del calcio britannico dopo Hillsborough, avvenuta 18 anni più tardi. La partita in questione è l’Old Firm contro il Celtic, pareggiata al 90’ dai Rangers. Sulla Scala 13, la rampa d’uscita più vicina alla fermata di metro, la folla si ammassa al triplice fischio, con due persone che perdono l’equilibrio e cadono al suolo. Ciò provoca una macabra reazione a catena, con corpi compressi l’uno contro l’altro. L’incontrollato movimento e il sovraffollamento causano 66 vittime, metà delle quali con meno di vent’anni. Oggi un memoriale sul perimetro dello stadio ricorda i nomi delle persone decedute scritti sul mattone rosso, sotto la statua di John Greig, capitano dell’epoca. Da allora le misure di sicurezza adottate sono state nette, con una progressiva diminuzione della capacità dello stadio e i terraces sostituiti da tribune coperte con seggiolini, sul modello del Westfalenstadion di Dortmund. Un’ultima grande ristrutturazione è avvenuta nel 1997 che ha anche visto il cambio nome da Ibrox Park ad Ibrox Stadium.
Non ci sono Rangers senza Celtic
Quando si pensa ai Rangers, la prima cosa a cui li si associa è il Celtic, l’altra squadra di Glasgow con cui dà vità all’Old Firm. Si può dire che l’una senza l’altra non possano esistere e in un certo senso è proprio così. La rivalità ha iniziato a polarizzarsi quando la Harland & Wolff, compagnia di costruzioni navali di Belfast, acquista tre cantieri navali a Glasgow, dando lavoro a manodopera proveniente dalla capitale nordirlandese. La maggior parte di essi sono protestanti, unionisti e fedeli alla corona inglese che iniziano a supportare i Rangers, squadra geograficamente più vicina ai loro docks di lavoro. Ciò avviene in contrapposizione al Celtic, squadra dal nome evocativo già al tempo riconosciuta come cattolica e filo-irlandese, dunque antimonarchica. Proprio questo cosiddetto sectarianism politico-religioso è ciò che più caratterizza il derby di Glasgow, trascendendo il calcio e sfociando in determinanti scelte di vita. Nell’eterna lotta tra Irlanda e Regno Unito l’Old Firm è dunque la sua rappresentazione calcistica.
Per far capire quanto la questione sia presa sul serio basti pensare che i Rangers, dagli anni '30 fino a fine anni '80, non hanno acquistato nessun giocatore di fede cattolica, seguendo una regola non scritta ma ben conosciuta, parodizzata addirittura nel comedy show della BBC Scotch and Wry del 1979. Ad interrompere questa tradizione fu l’acquisto nel 1989 di Mo Johnston, calciatore dichiaratamente cattolico che i Rangers soffiarono al Celtic, club dove sarebbe dovuto tornare. Questa scelta societaria causò grosso scompiglio, tra persone che si riversavano agguerrite davanti al Belfast Telegraph, quotidiano che per primo aveva dato la notizia, e tifosi che bruciarono i propri abbonamenti. Persino Gennaro Gattuso nella sua parentesi con i Gers conobbe bene questa divisione, amichevolmente consigliato dai propri compagni di togliersi il crocifisso al collo durante le partite. In passato il club e i propri membri sono invece stati ricondotti all’Orange Order, una loggia protestante che ha come colore principale l’arancione, spesso ritrovato oggi sulle divise away e third dei Rangers.
La marea blu dei Gers
Non si può infine dimenticare il bacino di popolarità mondiale che caratterizza il club. Tra i suoi tifosi compaiono anche celebrità come Sean Connery, il primo James Bond del cinema, nonché Gordon Ramsay, lo chef televisivo di Hell’s Kitchen. L’amore per la squadra non conosce limiti di categoria: oggi i quasi 52 mila posti di Ibrox sono sempre riempiti, ma lo erano anche quando una decina d’anni fa i Rangers navigavano in quarta serie dopo il fallimento totalizzando 49 mila spettatori in un match, record mondiale per la categoria. Un altro record è stato realizzato nel 2008, in occasione della finale di Coppa UEFA a Manchester, per un esodo senza precedenti: nella città inglese si presentarono 200 mila tifosi in maglia blu, inondando il centro città nella sua interezza, cantando il celebre coro Follow Follow e sventolando la tipica Union Jack. Addirittura già nel 1927 un gruppo di tifosi scozzesi da fuori Glasgow, per seguire la squadra in casa, organizzò il primo bus di tifosi organizzato della storia, a testimonianza di cosa voglia dire da 153 anni supportare i Gers.



























































