Vedi tutti

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis

Dall'età vittoriana a Jannik Sinner

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner

Il tennis come ogni altro sport vive di fenomeni estetici che si sviluppano a seconda dei momenti. Solo negli ultimi mesi abbiamo visto l’invasione delle canotte e la rinascita delle sneakers. Ogni tennista poi coltiva un proprio vezzo, una caratteristica che consciamente o meno lo rende unico: è il caso di Jannik Sinner e del suo cappellino. Dettaglio da sempre presente nella sua carriera, all’edizione 2025 del Roland-Garros Sinner ha portato in campo un cappello blu abbinato ai pantaloncini dello stesso colore oltre che ad una maglia verde. Combinazione di colori replicata anche nel corso dei post partita questa volta per mezzo di una polo rugby a manica lunga con riga orizzontale.

I tennisti sono probabilmente gli sportivi più fissati con la routine, se non altro perché lo sport stesso impone una ripetizione di gesti meccanici da compiere game dopo game per portare a casa la vittoria. Servono quindi piccoli momenti per sé stessi in cui trovare la concentrazione, resettando le emozioni dopo un punto vinto oppure perso. In questo schema psicologico si inserisce la decisione di Sinner di portare un cappellino in campo: “Giocare con il cappellino per me è molto importante, quasi come il casco per i piloti di MotoGP… In una intervista Valentino Rossi ha detto che quando abbassa la visiera per lui esiste solo la gara. Per me è quando inizia a esserci solo il tennis”.

Uscendo dal singolo caso Sinner, i cappellini sono molto più di un semplice fenomeno estetico per il tennis. Hanno cambiato forme, colore, dimensioni, materiali ma sono sempre stati una parte integrante del gioco.

Le origini

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568359
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568362
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568361
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568360
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568359
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568362

La presenza dei cappelli sui campi di tennis è documentata sin dal momento in cui si è giocata la prima partita. Per via della sua natura aristocratica, con l’obbligo di portare in campo uno stile elegante ed impeccabile, la relazione tra il tennis e i cappelli infatti si è sviluppata in maniera organica. Come se non fosse stato possibile concepire uno senza l’altro.

René Lacoste, il fondatore dell’iconico brand del coccodrillo, è stato uno dei pionieri dei cappellini tra i tennisti professionisti dato che era solito scendere in campo abbinando una coppola ai suoi completi polo/camicia con pantalone lungo. Siamo negli anni ‘20 del 1900 e altre soluzioni rintracciabili nel panorama maschile in questo periodo storico potevano essere i borsalini, i baschi oppure i cappelli da legionario.

Andando ancora più indietro nel tempo e arrivando all’epoca dell’età vittoriana, la prima soluzione per le donne erano i cappelli in paglietta. I canoni estetici dell’epoca poi imponevano, o comunque permettevano, alle donne di scendere in campo con lo stesso stile che esibivano in qualsiasi evento sociale e ciò significava vestiti lunghi completati da corsetti ma soprattutto cappelli con piume oppure decorazioni floreali.

I visori

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568364
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568368
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568367
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568366
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568365
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568364
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568368

In ambito femminile a poco a poco i cappelli eleganti cominciarono ad uscire dai campi da gioco, sostituiti dai primi prototipi di fascette per capelli, più precisamente delle stoffe eleganti con cui avvolgere la nuca. Un trend antelitteram lanciato da Suzanne Lenglen, la prima fashion icon del mondo del tennis, negli anni ‘20 e divenuto immediatamente un culto.

Un cambio radicale lo si vive grazie alla statunitense Helen Wills all’inizio degli anni ’30 quando sui campi da tennis fecero irruzione i primi prototipi dei visori, i cappelli con visiera aperti sulla parte superiore. Rispetto alle versione moderne, legate più ad un'estetica sportiva, questi primi visori mantenevano un'accezione elegante per via di una visiera più morbida, come se fossero borsalini a cui era stata tolta la parte superiore.

I visori successivamente sparirono dai campi da tennis, almeno nel circuito professionale dato che nei circoli amatoriali ci fu una ripresa negli anni'80 grazie alle visiere in plastica colorata. Inoltre divennero un tratto distintivo del golf e soprattutto divennero un capo principalmente legato agli uomini. La rinascita nel tennis femminile arrivò tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni ‘2000 grazie a Venus Williams e Maria Sharapova, due tenniste di enorme successo che percorsero la loro scalata al vertice indossando un visore.

Declino e ascesa fra gli uomini

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568369
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568373
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568372
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568371
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568370
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568369
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568373

Anche fra gli uomini si assistette ad una lenta ma inesorabile estinzione dei cappelli dai campi da tennis. L'aristocrazia aveva lasciato spazio ai nuovi canoni estetici e il colpo di grazia arrivò durante gli anni '70 e '80 con la rivalità Borg-McEnroe: due tennisti che fecero della fascetta per capelli il loro tratto distintivo andando inevitabilmente ad influenzare la generazione successiva di tennisti. L’anno chiave per il ritorno dei cappellini è il 1989: Jim Courier vince il suo primo torneo ATP a Basilea e lo fa indossando un cappello da baseball. Diventerà un marchio di fabbrica per tutta la sua carriera ma soprattutto è il primo segnale di un trend che di lì a breve avrebbe coinvolto tutti i maggiori brand sportivi.

L’arrivo dei cappellini da baseball segnava infatti un punto di svolta. Come detto, i cappelli hanno sempre fatto parte della storia del tennis ma con un'accezione di eleganza. Ora erano concepiti come uno strumento, al pari della racchetta se vogliamo esagerare, un oggetto che avrebbe aiutato il tennista a migliorare le sue prestazioni bloccando la luce del sole oppure il sudore. Allo stesso tempo creava una tendenza fashion dato che permetteva la creazione di una fetta di mercato composto da persone disposte ad indossare un cappellino anche al di fuori dei campi da tennis.

E se parliamo di un indumento di rottura con il passato nel corso degli anni’ 90, la mente corre inevitabilmente al connubio Nike-Andre Agassi. Il 5 luglio 1992 Agassi vince Wimbledon per la prima volta in carriera e le foto in cui verrà immortalato per l’eternità lo vedono indossare un cappello con lo Swoosh, rigorosamente bianco, da cui esce una vistosa coda di cavallo. Da quel momento in poi i cappellini da baseball non usciranno più dai campi da tennis.

Cappelli alla rovescia

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568379
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568377
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568376
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568375
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568374
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568380
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568379
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568377

Prima abbiamo accennato al fatto che il ritorno dei cappellini fosse coinciso con una nuova percezione, come strumenti a disposizione dei tennisti, ma nel 2000 prese piede un nuovo trend ovvero i tennisti cominciarono ad indossare il cappellino al contrario, con la visiera rivolta verso la schiena e l’apertura per i capelli posta sulla fronte. Se i cappellini da baseball in qualche modo vennero accettati dai puristi o comunque non vennero rigettati, questo trend non venne digerito e anzi divenne materia di scontro tra tennisti che semplicemente si trovavano a proprio agio in questa condizione e chi invece non capiva proprio l’utilità di questa scelta. Come uno schiaffo alla tradizione stilistica di questo sport.

A rendere popolare il cappellino al contrario fu Lleyton Hewitt, il quale vinse l’edizione 2001 degli US Open indossando un classico cappellino da baseball e poi nel corso delle premiazioni ne indossò uno chiuso sul retro, più vicino alla dimensione streetwear che alla dimensione sportiva. Da lì non si tornò più indietro, semplicemente perché indossare un cappellino al contrario era cool, tanto che anche nella scena contemporanea si possono trovare esempi di tennisti che scendono in campo adottando questa soluzione, su tutti Matteo Berrettini e Holger Rune. Inoltre il cappellino alla rovescia è una costante per la maggior parte dei tennisti in allenamento, come se fornisse loro un'accezione più casual rispetto alla rigidità mentale richiesta in partita.

A livello stilistico uno dei pochi che ha provato a spezzare completamente i canoni è stato Nick Kyrgios: l’australiano non solo era solito indossare un cappello alla rovescia ma utilizzava cappelli dalle forme morbide con visiere più malleabili che nella parte finale venivano rialzate verso l’alto prendendo in prestito un'estetica legata al ciclismo.

Non solo Sinner

Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568383
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568388
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568387
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568386
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568385
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568384
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568383
Storia ed estetica dei cappellini nel tennis Dall'età vittoriana a Jannik Sinner | Image 568388

I cappellini sono ancora una parte integrante dell’estetica tennistica. Abbiamo citato in apertura Jannik Sinner ma anche l’astro nascente di questo sport, Joao Fonseca, si presenta in campo indossando un cappellino griffato da On, il suo sponsor tecnico. On in campo femminile firma i cappelli indossati da Iga Swiatek ed entrambi portano in campo un’estetica ereditata dal running, da sempre l’attività a cui è più legata il brand svizzero.

Tommy Paul ha invece aderito ad una corrente estetica completamente diversa dato che per lui New Balance ha realizzato una serie di trucker cap, ovvero un cappellino da camionista che rispetto ai modelli classici non sono caratterizzati da una parte frontale bombata ma mantengono una retina nella parte posteriore.

Anche i visors continuano a far parte della scena femminile grazie a tenniste di primo livello come Paula Badosa, Emma Raducanu, Elena Rybakina, Jessica Pegula e Mirra Andreeva mentre Madison Keys porta in campo un cappellino classico e grazie anche al successo nell’edizione 2025 degli Australian Open è diventata una fonte di ispirazione stilistica per le giovane tenniste statunitensi.

In generale i cappelli hanno cambiato forma ma non sono mai usciti dal mondo del tennis. Anzi, ora sono destinati a non uscire più. Per i giocatori rappresentano la comfort zone in cui rifugiarsi quando sentono la necessità di ritrovare la concentrazione: si toccano la visiera, lo spostano, lo tolgono e poi lo rimettono. Per i brand sono un altro elemento da cavalcare per alimentare il tennis core e spingere milioni di persone a vestirsi come i propri idoli mentre vanno in ufficio, quando sono in palestra, quando sono sul campo e nella vita di tutti i giorni.