I calciatori ora hanno anche uno sleep coach Le nuove figure professionali del calcio: ogni aspetto è curato in maniera maniacale

A Bologna hanno introdotto una nuova figura professionale. O meglio, se la sono ritrovata già nello spogliatoio, perché il welcome manager del club è Lorenzo De Silvestri, un giocatore umanamente diverso dagli altri. Il classe 1988 è una figura centrale nella rosa di Vincenzo Italiano, capace di far da chioccia dentro e fuori dal campo ai giocatori più giovani o appena arrivati nel club. Questi ultimi vengono appunto accolti da De Silvestri con un giro a spasso per la città, facendo vedere e raccontando i luoghi più caratteristici. Forse non è un caso che lo faccia lui, che in carriera ha scelto solo squadre in città d’arte. Un cicerone che divulga cultura non fine a sé stessa ma con l’intento di far prendere contatto con la realtà locale ai nuovi acquisti perché si sentano subito a casa. Da qui la necessità di trovare un nome a quest’ulteriore ruolo che il già terzino destro ricopre in maniera del tutto naturale: ecco qui il welcome manager, che è solo uno dei nuovi nomi che troviamo tra dipendenti e collaboratori delle società di calcio.

In campo

Abbiamo capito che fare gruppo ed essere vicini al giocatore è una parte fondamentale nel calcio. Per questo sempre più società stanno introducendo persone che abbiano un rapporto diretto con i calciatori e che si preoccupino del loro benessere mentale. Lontano dalle dinamiche tecnico-tattiche, ormai largamente curate da staff specialisti per qualsiasi situazione di gioco, esistono una serie di professionisti costantemente disponibili per tutto il resto, a partire da una mente serena e motivata per l’atleta. In questo campo troviamo tanti ruoli apparentemente simili tra loro, ciascuno però ha le sue specificità. Tra questi c’è il life coach, spesso collaboratore di club e calciatori che aiuta a mantenere un balance fuori dal campo, lavorando non solo sulla parte sportiva ma su una crescita generale. Nel concreto, può aiutare ad affrontare al meglio certi momenti della carriera o della stagione di un calciatore: avere il giusto spirito per la seconda parte di un campionato, gestire le transizioni di un fine contratto, di un brutto infortunio e di un post-ritiro, momento in cui la maggioranza degli atleti si sente spaesata.

Riveste una funzione affine il wellbeing manager o player care manager, figura che promuove un benessere combinato a 360 gradi (fisico, psicologico e sociale). Previene eventuali burnout, monitora il carico psicologico e si assicura che il calciatore viva in un ambiente sano tra famiglia, dinamiche private e riposo. Squadre come il Luton Town, Everton, Tottenham e la Nazionale Femminile Australiana puntano su questi professionisti.

Più vicino a dinamiche di campo è invece lo psicologo sportivo, specialista attento a massimizzare la performance sportiva dell’individuo o del gruppo attraverso strumenti psicologici. Aiuta a gestire l’ansia da prestazione che sopraggiunge più spesso a giocatori con una carenza di personalità, motiva, calibra la mente sull'obiettivo e favorisce una giusta comunicazione tra atleti e staff, con cui rimane in contatto per confrontarsi. Nel settore, uno dei pionieri è stato il professor João Carvalhaes che già negli anni ‘50 fu psicologo del São Paulo e della Seleção campione del mondo in Svezia nel 1958. Nel dicembre 2021 Ralf Rangnick, allora coach del Manchester United, portò nel club Sascha Lense, psicologo sportivo con cui aveva lavorato per anni nel RB Lipsia. Artefice di successi della squadra tedesca, nulla potè fare contro il buco nero in cui ancor oggi si trovano i Red Devils.

Il mental coach è invece un allenatore della mentalità vincente, facilmente confondibile con lo psicologo. Ciò comprende la gestione di diverse situazioni, come la pressione mediatica, l’accettazione dell’errore in partita, la fiducia in sé stesso e la resilienza. Sono tanti, anche in questo caso, i calciatori che si affidano ad un mental coach, come Mattia Perin che ha pubblicamente affermato l’importanza di questa persona. Si può definire tragicomica la vicenda di Tim Coates, mental coach inglese arrivato alla Roma lo scorso novembre, poco prima dell’esonero di Ivan Juric, per potenziare la preparazione mentale dei giocatori. Ebbene, la sua avventura a Trigoria è durata una ventina di giorni ed una sua immagine è diventata virale quando, durante una contestazione in Roma-Bologna, è stato immortalato in panchina quasi in lacrime.

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Se malauguratamente un atleta deve affrontare sfide mentali più profonde, come depressione, traumi, dipendenze o disturbi d’ansia subentra lo psicoterapeuta. Quest’ultimo interviene se la prevenzione psicologica è stata assente o inefficace per evitare problematiche del genere, che possono sopraggiungere in una vita eccezionale come quella di un calciatore. Lo psicoterapeuta lo aiuta in difficoltà che trascendono dal rettangolo verde. Tutte queste figure - che raramente si possono trovare tutte assieme in un solo club - possono essere coordinate da una persona che organizza l’intero sistema di preparazione mentale della società. Alla regia di tali programmi c’è il Club's Head of Mental Performance, tra cui troviamo anche un italiano. Si tratta di Andrea Cannavacciuolo che, dopo essere stato il performance coordinator di Monza, Südtirol, Palermo, Feralpisalò, ha rivestito questo ruolo negli States. Da gennaio a dicembre 2023 ha lavorato infatti nel Charlotte FC, in North Carolina come Club's Head of Mental Performance.

Fuori dal campo

Esulando adesso ogni discorso di campo, troviamo altri personaggi che si preoccupano del giocatore in maniere differenti, soprattutto nel tempo libero. C’è per esempio il lifestyle manager, una figura che ha molta confidenza con il suo assistito per cui svolge una funzione quasi logistica. È lui che lo aiuta a trovare casa quando si trasferisce in una nuova città, può organizzare le vacanze del calciatore e della sua famiglia, contribuisce nella gestione del tempo libero e delle relazioni sociali. Spesso viene associato alla persona che abitua al lusso il giocatore, visto come una personalità.

Ancor più attento all’immagine e alla comunicazione dell’atleta c’è il social media advisor o brand manager. Senza queste figure tanti calciatori - Lionel Messi e Cristiano Ronaldo su tutti - non diventerebbero delle vere e proprie aziende, brand riconoscibili a livello globale. Senza retorica, la potenza dei social è evidente a tutti ed avere qualcuno che curi il modo in cui ci si espone e si vuole trasmettere qualcosa è fondamentale. In questo caso, anche i club riconoscono l’importanza del ruolo per far crescere la propria società.

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Ultima chicca nel panorama dei nuovi professionisti nel mondo del calcio è lo sleep coach o esperto del sonno, che sta conoscendo una diffusione crescente in uno sport in cui i giocatori possono giocare anche ogni tre giorni. Lunghe trasferte, orari quasi sempre differenti da una gara all’altra, spostamenti continui possono portare a disturbi del sonno. Il jet-lag, la stanchezza e lo stress sono effetti che l’esperto contrasta per ottimizzare la qualità del sonno. Come? Indicando giusti materassi e cuscini, facendo attenzione alla giusta temperatura della camera, al rumore e alla luce.  Abituando ad una routine pre-sonno che prevede l’evitare luci blu o l’uso di altri dispositivi elettronici, un giusto pasto a cena ed altre abitudini comportamentali che migliorano le fasi di addormentamento, mantenimento e risveglio dal sonno. Tutto volto ad un insieme di fini: migliorare il recupero, diminuire il rischio d’infortuni, gestire lo stress ed avere un atleta mentalmente e fisicamente reattivo nei giusti momenti.

Il welcome manager apre nuove frontiere all’attenzione per il calciatore - cosa che dovrebbe essere estesa anche a tutti gli altri membri dello staff - a cui, come abbiamo visto, vengono messi a disposizione tutti i mezzi per poter rendere al meglio. Una specie protetta da dover preservare in qualunque modo, dove persone con un rapporto diretto con i giocatori troveranno sempre più spazio.